Un addio in musica, carico di emozione. Con il concerto del 29 settembre al Collegio Papio, Francesco Piemontesi ha concluso la sua esperienza come direttore artistico delle Settimane musicali di Ascona.
Un legame, quello di Piemontesi con la rassegna guidata per 14 anni, che affonda le radici nell’infanzia: «Il primo concerto che ascoltai fu a San Francesco a Locarno, nell’ambito delle Settimane musicali di Ascona, un concerto della grande pianista spagnola Alicia de Larrocha». Fu il primo contatto con una realtà che poi avrebbe conosciuto molto da vicino: «Quando mi fu chiesto di prendere le redini del festival non ci ho pensato molto perché è stata proprio una decisione presa dal cuore» ricorda il pianista ticinese.
Cuore e mente. Perché il rapporto con le sette note lo descrive quasi come naturale: «La musica è proprio la mia lingua madre, ancor prima dell’italiano e delle altre lingue, è la lingua in cui posso esprimermi consciamente e completamente. È bellissimo che questa mia lingua e passione posso condividerla col pubblico in tutto il mondo».
Globale, certo, ma anche locale: per lui, nato a Locarno nel 1983, il legame con il Ticino «è importantissimo, infatti ogni volta che vengo qua ho le mie montagne preferite, i miei giri di bicicletta, tutti i luoghi d’infanzia. Ho un legame emozionale molto forte con questa regione». Un rapporto che l’esperienza asconese ha corroborato: «Questo legame è stato da una parte musicale ma dall’altra con il territorio: questo lavoro di programmatore delle settimane ha avuto una doppia funzione».
Particolarmente importante, per Piemontesi, è stato divulgare la musica al pubblico più giovane, per il quale, durante gli anni della sua gestione, ha sempre programmato eventi dedicati: «Chi studia musica - ma questo è provato da tantissimi studi - ha molte facilità a scuola e anche nella concentrazione, nella memoria. Quindi penso che la musica dovrebbe essere al centro di qualsiasi curriculum educativo in qualsiasi paese del mondo».
Francesco Piemontesi è partito dal Ticino per affermarsi sui palchi internazionali. Ai giovani che vorrebbero seguirne le orme consiglia di «mai perdere la passione e mai perdere la pazienza» proprio lui che «nella vita di tutti i giorni la pazienza non ce l’ho, mi dicono che sono un vulcano. Però ho la pazienza nel sapere cosa posso fare adesso nella musica, dove voglio arrivare fra un anno, dove voglio arrivare fra 10. Ho una lista di cose che voglio ancora migliorare e questo dà un bel senso alla vita come una strada da percorrere. Se non ti metti in questa prospettiva, la vita è complicata e ti frega».
E pensando a questo mondo litigioso (eufemismo) Piemontesi indica ciò che la musica può fare per migliorare le cose: «La musica ci insegna ad ascoltare, ascoltare le onde sonore, però insegna anche ad ascoltare noi stessi, quindi la dimensione quasi meditativa di ascolto e poi anche di ascolto degli altri […] Penso che in un mondo in cui la politica grida e urla questo modo di approcciarsi agli altri, di ascoltare, sia qualcosa di estremamente importante».

Le note di Francesco Piemontesi
Prima Ora 29.09.2025, 18:00