Musica inclusiva

Così le sette note sono per tutti

Le esperienze di chi insegna musica a bambini con difficoltà mentali e disturbi fisici

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Musica per tutti 

Voi che sapete... 05.05.2025, 16:00

  • Keystone
  • Martino Donth e Barbara Tartari
Di: Martino Donth/Barbara Tartari/Red. 

Almeno uno o due bambini su cento sono autistici, mentre tra i dieci ai venti bambini su cento sono dislessici. La stessa Costituzione elvetica sancisce che tutti i bambini meritano di avere accesso all’educazione musicale. Che sforzi vengono fatti per formare allievi speciali con disabilità mentali o motorie? L’associazione Music4all, con sede in Vallese, si occupa da anni della formazione di insegnanti e garantisce sostegno e accesso all’educazione musicale a ragazze e ragazzi speciali. L’associazione cura da cinque anni la sezione di una scuola di musica (EJMA Valais), prima in Svizzera ad accogliere specificamente studenti con problemi di salute fisica o mentale.

La giuria del Concorso Good Practice dell’Accademia svizzera delle scienze mediche ha appena premiato questo dipartimento della EJMA Valais. Traiamo dunque spunto da questa notizia per riflettere sugli sforzi didattici per garantire un’educazione musicale davvero per tutti. A Voi che sapete, la voce di Sarah Perruchoud-Cordonier, insegnante di batteria e fisarmonica, fondatrice di Music4all, nonché organizzatrice, portavoce e specializzata in pedagogia per bambini speciali. Ospite anche Carlo Taffuri, direttore d’orchestra e insegnante di violino, nonché coordinatore della sezione luganese di Superar Suisse, organizzazione dedita a fornire un’educazione musicale a ogni bambina o bambino indipendentemente dalle sue condizioni.

Per Taffuri, si tratta di un’esperienza molto gratificante, da cui ha imparato tanto:

«Credo di essere migliorato io, prima di tutto come come persona. Anche come musicista, perché noi non è che facciamo una selezione all’ingresso: i ragazzi che vengono scopriremo strada facendo se hanno dei limiti oppure dei grandi pregi. Quindi, ci mettiamo in gioco per capire e per trovare la soluzione migliore, sfruttando tutta l’esperienza che abbiamo alle spalle, sfruttando tutta la nostra didattica le competenze gli spunti che possiamo che possiamo portare e di volta in volta capiamo poi come come lavorare coi ragazzi».

«La cosa bella è che in questa maniera scopriamo ragazzi che non si sarebbero mai avvicinati al mondo dello studio della musica, e quindi magari diventano dei musicisti particolarmente svegli, particolarmente dotati».

Perruchoud-Cordonier ripercorre il suo avvicinamento alla pedagogia per bambine e bambini con bisogni speciali e descrive gli accorgimenti ha adottato nella sua didattica:

«Fondamentalmente sono un’insegnante di musica, di batteria e fisarmonica per la precisione, ma poi quando esci da un istituto musicale non impari davvero a insegnare a studenti diversi o a un bambino che non rientra negli schemi, che impara in un modo diverso. Quello che mi piaceva davvero era insegnare ai bambini, trovare soluzioni per i bambini, per gli studenti che imparano in modo diverso dagli altri. E ho la fortuna di essere madre di tre figli, tutti con bisogni speciali. Così mi sono detta: “Ecco, proviamo a usare degli strumenti con i miei alunni e poi, se funziona, proverò a fare lo stesso con i miei figli”. E ciò che ha funzionato con loro a volte ha funzionato anche con i miei alunni e altre volte invece no. Poi ho cercato di capire perché a volte funzionava e a volte no».

Un’attività di insegnamento che la nostra ospite ha sviluppato partendo dal quadro normativo citato a inizio articolo e dalle scelte del Canton Vallese:

«Nel 2012 il popolo svizzero ha votato una legge sull’accesso all’educazione musicale per tutti, e il Canton Vallese ha incluso in questa legge anche la facilitazione economica nell’accesso alla musica. Il Vallese concede sussidi per ogni bambino che suona, ma per poter dare questi sussidi, lo Stato ha insistito che venissero istituiti dei piani di studio e poi, dopo qualche anno di studi, degli esami. Va benissimo, ma molti bambini con bisogni speciali, che hanno una condizione di dislessia, autismo o disturbi da deficit dell’attenzione, potrebbero non riuscire mai a superare questi esami. Oppure potrebbero riuscirci, ma un po’ più tardi. Così lo Stato del Vallese ha detto: “Metteremo questi bambini in una scuola speciale dove possano continuare a fare musica nella classe libera, ma questo corso non sarà sovvenzionato”. E questo è molto discriminatorio, perché non solo non possono seguire i piani di studio a causa della loro disabilità, ma non ricevono nemmeno una borsa di studio».

«Così mi è venuta l’idea di creare un corso specializzato di batteria e fisarmonica, che sono gli strumenti che insegno. Poi, quando la direzione della scuola di musica EJMA Valais mi ha appoggiato, e la cosa ha funzionato così bene, l’abbiamo estesa ad altre classi, ad altri strumenti. Poi ho creato un metodo di pedagogia che insegno ad altri insegnanti. Non solo nel campo della musica, in realtà: è un metodo rivolto a tutti gli insegnanti che vogliono interagire con un pubblico di bambini straordinari, come vengono chiamati».

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