Sono passati 6 anni dalla morte di Claudio Taddei, musicista e pittore di origine uruguaiana che ha lasciato un segno profondo nella Svizzera italiana. A proseguire la tradizione di famiglia c’è anche il figlio Romeo, alias Deiro. Figlio e nipote d’arte: pure zia Rossana è musicista. Deiro si è raccontato ai microfoni di Local Heroes.
Si definisce «un semplice ragazzo a cui piace suonare la chitarra e cantare» anche se incamminarsi sulle tracce paterne non è stata una scelta immediata. «Fino a 22 anni suonavo il cajón peruano con mio padre, ma la chitarra proprio zero» racconta Deiro, che non avvertiva neanche l’urgenza di cantare perché «c’era già lui a farlo, e quindi mi limitavo ad accompagnarlo con le percussioni».
Suonare con papà in fondo «era la cosa più semplice» ma non era solo pigrizia: «proprio cantare non mi veniva, non mi piaceva la mia voce». La svolta per Deiro avviene nell’ultimo anno di vita di papà Claudio: «Vivevo con lui, e quindi prendevo la chitarra, andavo da lui e gli dicevo: “Com’è questo? Va bene? Ti piace?” Mi dava qualche consiglio e da lì è partito il tutto».
A papà, Deiro faceva ascoltare le sue composizioni, ricevendo giudizi molto sinceri: «Magari arrivavo e dicevo: “Che dici pa’, la pubblico nelle story?” E lui: “Romeo, fa un po’…”» Come dire che era meglio evitare. Una frase rimasta impressa nella mente di Deiro risale agli ultimi mesi di vita di Claudio Taddei, quando il musicista era in un letto d’ospedale: «Gli ho detto “Pa’, io voglio saper suonare come te, come faccio?” Mi guarda e mi fa: “Devi fare e basta” Il talento puoi averlo ma se non fai, non arrivi da nessuna parte».
Il cambio di passo arriva nel periodo della pandemia: «Ci ho dato dentro quei due anni, ho fatto proprio un cambio» ricorda Deiro. Capisce di essere cresciuto come musicista: «Ho proprio detto “Ok, magari posso farcela” E da lì sempre meglio».
Nella vita oltre al cantante fa il personal trainer, il «promotore della salute» che con i suoi consigli cerca di istruire la persona, di «accompagnarla in questo percorso nuovo e di migliorare la sua vita quotidiana». Nel suo lavoro rientra anche la musica: «trovo un nesso, è un’arte anche quella: capire la persona, conoscerla» perché il corpo umano è un po’ come una chitarra «magari sei scordato e devi sapere che nota accordare».
La chitarra, Deiro, l’ha portata anche sul piccolo schermo: alla RSI ha fatto parte della squadra di Majara e, assieme alla sorella Dana, nel 2020 ha partecipato a un noto talent italiano: «Avevamo messo un video, ci hanno contattato e ci hanno detto: “Dai, provate a proporvi a X Factor” Noi non pensavamo minimamente a questa cosa e alla fine abbiam detto: “Ma sì, proviamoci, tanto non abbiam niente da perdere”». Un approccio mantenuto anche in gara, che lui riassume così: «Vedevamo che andavamo sempre più avanti e boh va bene, a qualcuno piacciamo. Però non avevamo canzoni nostre, non avevamo abbastanza cover. Eravamo agli inizi, eravamo un po’ un disastro». Un’esperienza in un contesto così grande può dare molto, ma può anche stritolarti: «Per fortuna siamo usciti abbastanza in piedi».
Alla fine Deiro ha seguito il “richiamo del sangue” e ora sta costruendo la sua carriera di musicista. A differenza di papà Claudio, però, lui non dipinge: «Ho provato a fare due quadri… terribili mi sono usciti… Dana è molto più brava di me con la pittura».
Deiro
Local Heroes 09.08.2025, 15:00
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