CHMusica e musicisti

Gabriele Cavadini: musica, educazione ai cittadini di domani

Incontro con il chitarrista e docente ticinese, allievo di grandi maestri e promotore della cultura e della pratica dello strumento sul territorio

  • Ieri, 15:06
32:15

Gabriele Cavadini

Musicalbox 06.08.2025, 15:35

  • Courtesy: Gabriele Cavadini
  • Claudio Farinone
Di: Claudio Farinone/Red. 

Ospite degli Incontri d’estate di Rete Due, il chitarrista e docente ticinese Gabriele Cavadini ha raccontato il suo percorso. Il musicista svizzero ha iniziato gli studi di chitarra con Dante Brenna a Lugano seguendo successivamente le lezioni di Alexandre Rodrigues al Conservatorio Cantonale di Sion. Nel 1986 ha conseguito il diploma di strumento e nel 1991 il diploma di virtuosismo strumentale con il massimo dei voti. Successivamente, ha seguito diversi corsi con Alberto Ponce in Svizzera e Portogallo.

Suona sia come solista che con ensemble cameristici. Con il Torres Quartet ha realizzato produzioni televisive e discografiche. Con questo noto ensemble si è esibito in vari paesi europei e intercontinentali. Successivamente, è entrato a far parte del gruppo Aries4 che privilegia composizioni musicali sudamericane. Ha insegnato chitarra al Conservatorio di Sion dal 1987 al 1998 e attualmente insegna al Conservatorio della Svizzera italiana sia nella divisione professionale che nella scuola di musica.

Insegna musica strumentale presso il Liceo Cantonale Ticinese. Presso lo stesso istituto si occupa anche della formazione dell’orchestra del Liceo di Bellinzona e del Liceo di Locarno. È membro degli Amici della chitarra, associazione che promuove la cultura e la pratica della chitarra nel Canton Ticino.

Nelle prossime righe alcuni passaggi dell’intervista radiofonica, a partire dai primi approcci allo strumento.

«Sono nato nel ‘62 e negli anni dell’adolescenza ho sviluppato la mia passione per la chitarra. Poi ho avuto la fortuna di incontrare Dante Brenna, un precursore per quanto concerne la chitarra classica in Ticino, allievo anche di Andrés Segovia, e che quindi ha avuto la possibilità di frequentare i corsi con il maggior chitarrista classico del XX secolo. Averlo in Ticino per i giovani è stata veramente una fortuna.

Poi era un periodo in cui per la chitarra classica in Italia, nei conservatori, non si potevano dare gli esami perché veniva considerato strumento complementare. Allora abbiamo trovato una soluzione andando in diversi di noi, perché eravamo in diversi ticinesi, al Conservatorio di Sion, proprio su suggerimento di Brenna. C’era un insegnante, Alexandre Rodrigues, che Brenna conosceva e ci consigliava. Diversi di noi si sono diplomati lì. Abbiamo avuto una buonissima formazione tecnico-chitarristica e siamo stati accompagnati in un percorso musicale di prim’ordine».

Ti sei diplomato nel 1986, poi hai conseguito il diploma di virtuosismo strumentale e hai seguito diversi corsi con un grande maestro come Alberto Ponce. Eri frequentatore dei suoi corsi ma anche organizzatore, giusto?

«Sì, Alberto Ponce era spagnolo, di Madrid. Siamo arrivati a lui perché è stato uno dei maggiori didatti a livello concertistico, vincitore di prestigiosissimi premi internazionali. Da anni aveva preso una cattedra tra le più prestigiose a Parigi, presso l’École Normale. Su suggerimento di Alexandre Rodrigues, organizzammo un corso a Sion con lui. Noi tutti ticinesi fummo così folgorati dalle sue capacità, dalla sua comunicativa, dal suo livello chitarristico per cui decidemmo di proporre ad Alberto Ponce di venire in Ticino per delle masterclass.

Questi corsi li organizzammo nel Mendrisiotto, con sedi itineranti. Era un’occasione proprio per incontrare, oltre alla personalità di Ponce, allievi che arrivavano da diverse parti del mondo: italiani, spagnoli, giapponesi, sudamericani. Per noi era un’occasione per confrontarci col livello chitarristico al di fuori dei nostri confini».

Com’era l’ambiente della chitarra classica nel Ticino anni ’80-’90, quando avete formato il Quartetto Torres?

«Il quartetto è nato un po’ per caso negli anni ‘80 su suggerimento di Bruno Amaducci [figura di spicco della musica classica svizzero-italiana], che cercava un quartetto di chitarre per un evento particolare. Conoscendo alcuni di noi, ci aveva contattati. L’esperienza ci era piaciuta e avevamo deciso di continuare. Devo dire che il Quartetto Torres sul territorio cantonale ha avuto una certa fortuna, abbiamo suonato per due decenni, forse tre. Mi capita ancora di incontrare delle persone che mi chiedono: “Ma il Quartetto Torres suona ancora? C’è ancora?”. Non c’è più, ma siamo contenti di quello che abbiamo fatto».

Un altro aspetto molto importante della tua attività è quello della didattica. Come sono cambiati nel corso del tempo l’insegnamento e la ricezione dei giovani che vogliono diventare musicisti?

«Per me l’apprendimento di uno strumento musicale va oltre la pratica della musica. Può insegnare tante cose per lo sviluppo e la crescita di una persona. Io sono sempre stato appassionato di insegnamento perché ho cominciato a insegnare giovanissimo, ero studente e davo già qualche lezione, però mi piaceva il contatto coi ragazzi. Era un piacere avere la soddisfazione quando i ragazzi arrivavano anche loro ad appassionarsi e a produrre dei buoni risultati.

Sono entrato a insegnare in Conservatorio della Svizzera italiana praticamente da quando è nato e sono stato assunto anche dal Liceo cantonale nel 1991, dove appunto insegno chitarra. Adesso sono al Liceo di Lugano 1, finché andrò in pensione. Mi occupo dell’ensemble di chitarra, dell’orchestra, quindi di portare avanti la musica di insieme. In questo senso la musica di insieme per me ha un’importanza notevole proprio perché con essa c’è la possibilità di interagire con gli altri, e si impara tanto: si impara ad ascoltarsi, a collaborare con gli altri, fattori che travalicano il solo mondo della musica. La pratica della musica di insieme è bella perché si va a lavorare sul bello, si ottengono dei bei risultati, ma è anche un’educazione ai cittadini di domani, si impara a collaborare e a rispettarsi. E nel periodo che stiamo vivendo adesso penso siano dei valori che vanno preservati».

Da qualche anno è nata l’idea di suonare non solo la chitarra ma anche…

«…Il violoncello!»

«Questa è sempre stata una passione mia, perché c’è proprio un amore per questo strumento che non ho avuto la possibilità di frequentare da ragazzo. Ma una ventina d’anni fa ho cominciato a pasticciarlo, poi ho detto: “Mi piacerebbe approfondire un po’”. Quindi ho preso lezioni e penso di essere arrivato a un discreto livello, che mi permette anche di esibirmi in pubblico».

Ed è il caso di?

«È il caso del concerto a cui parteciperò, giovedì 14 agosto a Morcote, in ambito di Ceresio Estate, dove Sergio Lavia, chitarrista e cantante argentino, con sua moglie, Dilene Ferraz, cantante e flautista, mi ha invitato a suonare con loro e in questo concerto sarò violoncellista e chitarrista».

Correlati

Ti potrebbe interessare