Musica rock

Gli 80 anni di Pete Townshend

Il compleanno del leader dei Who è una gioia ma anche una maledizione per chi in gioventù scrisse “spero di morire prima di diventare vecchio”

  • 19 maggio, 11:08
  • 23 maggio, 09:49
Pete Townshend
  • Imago/Wenn
Di: Riccardo Bertoncelli 

Pete Townshend compie ottant’anni, una gioia ma anche una maledizione per chi ventenne scrisse «spero di morire prima di diventare vecchio». Era il 1965, Pete era il leader di una formazione che stava scalando le classifiche, i Who, e si inventò un testo non romantico e non banale sugli slanci, le speranze, la rabbia della sua generazione in lotta con il così diverso mondo degli adulti. Chiamò quella canzone My Generation e la caricò di furia beat, mentre con un’altra invenzione passata alla storia il cantante Roger Daltrey balbettava suggestivamente le parole.

Fu un trionfo, la consacrazione ufficiale di quel quartetto che era tra i più radicali della nuova scena giovanile, portavoce della grande musica nera americana. Diventarono il gruppo di riferimento dei mods, i ragazzi inglesi che giravano in Lambretta vestiti con eleganza e veneravano appunto i nuovi complessi Stax o Motown. Townshend governava i Who con mosse scatenate e salti in aria; e al culmine dello show amava distruggere la sua Fender schiantandola contro i diffusori, a sottolineare che non di canzoncine si trattava ma di inni forti di ribellione.

Quando il beat finì intorno al 1966, molte band persero quota, ma non i Who. Townshend li traghettò verso nuovi lidi, mettendo in gioco tutte le sue curiosità culturali e di vita. Fin dalla giovinezza la sua anima fu doppia: attrazione e poi dipendenza per le droghe ma anche slanci verso il misticismo, con la guida di un maestro spirituale indiano, Meher Baba. Con quegli elementi compose l’opera più celebre, Tommy, storia delle emozioni e della ricerca esistenziale di un ragazzo cieco, sordo e muto campione di flipper; il disco uscì nel 1969 e, anche se la primogenitura è contestata, è passata alla storia come la prima opera rock di sempre. Townshend fece anche meglio quando nel 1971 allestì una raccolta di canzoni sparse come Who’s Next, dimostrandosi maestro di rock duro e tempestoso ma anche autore di dolcissime ballate. A quel punto però la strada preferita era quella dell’opera rock, e nel 1973 Townshend tornò con i Who su quelle piste componendo il grande affresco di Quadrophenia, mettendo in parole e musica i sogni, le illusioni, il fallimento dell’epopea mod di dieci anni prima – Franc Roddam avrebbe trasferito poi l’opera in immagini con un riuscito film.

Nel 1972 Townshend esordì come solista con un LP mai apprezzato abbastanza, Who Came First, dove brillava la luce spirituale della sua anima. Ma il doppio di cui parlavamo era sempre in agguato, e quel decennio fu una stagione di crisi e tribolazioni, con dipendenza verso droghe e alcol che fiaccarono l’ispirazione. I Who scivolarono su un piano inclinato e quando la band cercò di rilanciarsi con Who Are You, nel 1978, un destino crudele si portò via lo storico batterista, Keith Moon, chiudendo di fatto la stagione migliore della band. Da allora si sono susseguiti scioglimenti e reunions che continuano ancora oggi; nonostante nel 2002 sia morto anche il bassista John Entwistle, Townshend non è mai stato capace di staccarsi da quel progetto e ancora questa estate è previsto un tour americano che peraltro dovrebbe essere l’ultimo, “The Song Is Over North American Farewell Tour”.

Le energie migliori in questa seconda parte di vita Pete le ha spese comunque nelle opere solistiche, molto sottovalutate, e nell’instancabile lavoro di archivista che ha portato alla luce innumerevoli provini e materiali preparatori per i dischi più famosi. Il tempo non ha guarito l’ossessione per le opere rock e negli anni ‘90 sono usciti un concept album come Psychoderelict e un musical vero e proprio come Iron Man. In tempi più recenti Townshend ha ricostruito un’opera progettata e non completata all’indomani di Tommy, Lifehouse, e da tempo ha messo in cantiere un altro lavoro, The Age Of Anxiety, per ora pubblicato solo come romanzo.

04:00

La mossa di Pete Townshend degli Who

RSI Cultura 26.10.2024, 09:45

  • Keystone
  • Babylon's Burning

Prima di diventare rocker Townshend sognava di fare il giornalista, e in quel campo si è cimentato più volte con ottimi risultati, collaborando anche come editor con la casa editrice Faber & Faber, pubblicando una raccolta di racconti, Horse’s Neck, e scrivendo senza ghost writer un’apprezzata autobiografia, Who I Am. Resta uno dei grandissimi del rock, anche se l’impressione è che avrebbe potuto fare di più se i suoi demoni non lo avessero distratto così spesso e se problemi di udito non lo avessero afflitto fin dagli anni più giovani. Il Grande Boato Rock che era uno dei segni distintivi dei Who ha finito per ritorcersi contro il suo artefice.

06:53

Gli 80 anni di Pete Townshend (Parzialmente scremato, Rete Tre)

RSI Cultura 19.05.2025, 06:30

  • Imago/Wenn
  • Joas Balmelli e Tijana Riva

Correlati

Ti potrebbe interessare