Musica italiana

Irama, ti stavamo aspettando

Dopo 3 anni il cantante torna con il nuovo album “Antologia della vita e della morte”, mentre all’orizzonte si staglia il suo primo San Siro

  • Ieri, 11:03
Irama
  • IMAGO / Italy Photo Press
Di: Simona Rodesino 

Irama aveva già detto tutto all’inizio, per chi voleva stare ad ascoltare: «Volevo nascere senza pensieri, senza le crisi di panico quando penso troppo. Volevo correre più forte degli altri, come per dimostrarmi che potrei farlo il doppio».    

Questo è l’incipit di una delle prime canzoni scritte da Irama in cui si leggono ambizione, determinazione ed esigenza di spingersi avanti, più avanti degli altri. La canzone si chiama Cosa resterà e lui la presenta a Sanremo Giovani nel 2015, guadagnandosi poi l’accesso al vero e proprio Festival l’anno seguente. Nel mezzo, passano i dieci anni di quella corsa che ci porta fino ad oggi. Dieci anni fatti di grandi slanci, frenate e poi riprese, esperimenti, tiri corretti, parole scritte, cantate, rappate e anche applausi, tanti.                                                                        

Ieri, 17 ottobre 2025, è arrivato il suo disco Antologia della vita e della morte, che ha lo scopo dichiarato di voler raccontare l’intreccio tra memoria e presente. E forse non è un caso che un disco di questo tipo arrivi proprio alla soglia dei 30 anni, che Irama compirà tra un paio di mesi. Quel ragazzino che si è scelto un nome d’arte che in malese significa “ritmo” e che voleva correre più forte degli altri è cresciuto e ci sta facendo vedere quello che sa fare, ma sarà proprio tutto? 

Scrivo questo articolo quasi di getto, come un flusso continuo perché - per caso, per interesse o per destino - ho seguito la carriera di Irama da quell’inizio a Sanremo 2016. Partito da underdog, conquista il settimo posto del concorso e pubblica il suo disco d’esordio Irama. E poi? Momento di stallo. Il cantante decide di lasciare l’etichetta discografica che a suo dire non lo supporta e valorizza in modo efficace nel suo percorso artistico; quindi, molla tutto e ricomincia da zero. Una mossa rischiosa sì, ma che ci riporta alla sua ambizione. A quel punto serve il rilancio, serve un’altra via, che trova nel talent Amici di Maria De Filippi. Entra a programma già iniziato e lo vince. Detto fatto. 

Irama durante l’infanzia e l’adolescenza cresce ispirandosi ai grandi cantautori italiani, Guccini e De André su tutti, nomi che non manca mai di citare. D’altra parte, anche il mondo urban e hip hop sono sempre stati presenti, cosa che si percepisce in diverse produzioni. 

Una questione è rimasta bene impressa al cantante negli anni, tanto che riemerge spesso nelle sue parole durante le interviste. Quando ha circa 18 anni e il cuore zeppo di sogni, alcuni giornali lo definiscono una meteora destinata a svanire. E lì è swim or die. Nuota o muori. Lui decide di continuare a nuotare e avanza tra singoli (alcuni più azzeccati di altri), album e performance live, che lui stesso definisce «linfa vitale». Fondamentale anche l’inizio della collaborazione con il produttore Shablo.

Irama è uno di quegli artisti che sul palco riesce a trasformarsi. Sembra spesso schivo e timido durante le sue uscite pubbliche, tanto che alcuni lo percepiscono come freddo e distante. Lui risponde che la sua riservatezza deriva dall’educazione ricevuta e dal desiderio di non esporre troppo la sua vita privata. Legittimo, totalmente legittimo. 

Trasformazione, dicevamo. Be’ quella timidezza on stage evapora. Concentrato, spesso serio, consapevole, confident. Dagli esordi, la sua estetica è evoluta, diventando più fisica, magnetica, a tratti ammiccante. Un mix tra romanticismo oscuro e sensualità controllata - stile fuoco nel fuoco - un gioco a cui lui sa giocare bene.

Cosa dire sul nuovo disco? Ormai è qui. È il quarto da solista. Due anni fa usciva No Stress, il joint album scritto con Rkomi («mio fratello») ma era il momento di un lavoro personale. Tra le collaborazioni troviamo Achille Lauro e Giorgia, oltre a quella con Elodie, Ex, pezzo già uscito ad agosto. Per il lancio sui social, Irama ha scritto: «Non so nemmeno perché sia passato tutto questo tempo sinceramente. Volevo realizzare un disco perfetto. Perché sono un insicuro. Ma sapete una cosa? Era tutto un alibi. La verità è che ho avuto paura». Parole oneste, dirette, che fanno capire quanto possa pesare l’aspettativa sulle spalle degli artisti che non vogliono deludere pubblico e critica. Perché se sei piaciuto finora, non vuol dire che continuerai a farlo.

L’impressione, in ogni caso, è che manchi ancora qualche metro prima di fare il grande salto. Che tutto il talento di Irama non sia ancora stato totalmente espresso e illuminato. Magari accadrà con questo disco. Intanto, dopo l’evento all’Arena di Verona un paio di settimane fa, il suo sguardo è ora puntato dritto sul primo concerto da stadio a San Siro, l’11 giugno 2026. La corsa continua.

09:58

Il nuovo disco di Irama (Café Soirée, Rete Tre)

RSI Cultura 17.10.2025, 19:30

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  • Simona Rodesino

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