Musica spirituale

La voce che custodisce la memoria

Tra tradizione orale, musica e ritualità, l’arte dei griot dell’Africa occidentale continua a evolversi, a resistere e a dialogare con il mondo contemporaneo

  • Oggi, 11:06
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Di: Christian Gilardi/Red.  

«Il griot è colui che parla ai presenti, ma i presenti non si limitano ad ascoltare: partecipano alla narrazione», spiega l’antropologo Vito Antonio Resta, che da oltre vent’anni studia le performance culturali dell’Africa subsahariana occidentale. I griot, cantastorie, poeti, musicisti e officianti rituali, sono figure centrali nella trasmissione della memoria collettiva. Il loro sapere si tramanda di generazione in generazione, spesso all’interno delle stesse famiglie.

La parola, in queste culture, è azione. «Nella lingua mandingo, il griot è chiamato jalì, che significa sangue. La parola pronunciata è dotata di niyama, una forza indispensabile alla sopravvivenza e al funzionamento della società». In questo contesto, la narrazione orale non è solo racconto, ma strumento di trasformazione, di relazione con gli antenati, di incitamento e di guarigione.

I griot sono presenti in tutti i riti significativi: nascite, matrimoni, funerali, ma anche competizioni sportive come la lotta, dove «possono lodare o intimidire i lottatori, determinando l’esito del confronto». La loro arte è profondamente rituale, come nel caso del Sim, il gioco del falso leone, dove mito, musica e danza si fondono in una performance collettiva.

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L’arte dei griot

Grand Bazaar 12.06.2025, 14:30

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  • Christian Gilardi

Oggi, l’arte dei griot si confronta con la modernità. «I giovani griot sperimentano nuovi linguaggi, affrontano temi sociali come la povertà, le migrazioni, la corruzione. Collaborano con musicisti jazz, partecipano a campagne di sensibilizzazione e si esprimono anche attraverso cinema e teatro». La tradizione si rinnova, senza perdere la sua radice.

Strumenti come la kora, il balafon, il tama (tamburo parlante) e il sabar non sono solo mezzi musicali, ma veicoli di significati profondi. «La voce stessa diventa strumento, riproduce ritmi e tonalità, comunica con gli spiriti», racconta Resta. E ogni performance è un atto relazionale, dove il pubblico non è spettatore, ma parte attiva.

«Per comprendere davvero l’arte dei griot bisogna vivere in un villaggio africano, creare relazioni lunghe, imparare le lingue locali. Solo così si può mettere da parte una visione etnocentrica e accedere a un sapere diverso», conclude Resta.

L’arte dei griot è resistenza, è ponte tra mondi, è memoria viva che continua a cantare.

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L’arte dei griot

Grand Bazaar 19.06.2025, 14:30

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