Ne ha percorse di strade in 60 anni di carriera Marco Zappa, sempre pronto a incamminarsi dove lo portano gli incroci della vita, quei crocicchi tanto cari al blues, una delle musiche che più volentieri esplora. Sei decenni abbondanti che è difficile racchiudere in poche righe e che lo hanno condotto dal beat dei Teenagers, la prima band, alla commistione rock-classica degli Stanhope, per poi confrontarsi con l’elettronica, le colonne sonore per film, la musica terapeutica, la tivù e l’elenco potrebbe proseguire ancora. Nella valigia i suoi dischi e i concerti, tanti, in giro per il mondo.
Il primo bivio lo portò dalla musica che ascoltava sua mamma a quella di Celentano e dei Beatles. Il Molleggiato lo colpì per l’autoironia «oggi non potrebbe vincere un talent ma lui ha una personalità incredibile, ed è quello che a me piace: la riconoscibilità di un personaggio», i Fab Four per una musica all’epoca quasi aliena, fatta di intrecci vocali e accordi ancora sconosciuti.
Il cantautore si concede una pausa dal trasloco che lo sta riportando nella natia Ravecchia. Un lavoro che non è solo spostare mobili e scatoloni da una casa all’altra: «Il momento del trasloco, almeno questo, è un momento estremamente importante» riflette, «perché ti permette di fare un’analisi di quello che hai, di quello che non devi più avere, di quel poco di importante che hai». Un nuovo inizio a cui sta lavorando con la moglie Elena: «È bello anche ricostruire una casa assieme alla donna che ami, e ricostruire qualcosa che è solo nostro».
La gioia della condivisione con Elena risuona nel disco Anele (2024): lei non è musicista e questo secondo Zappa ha avuto un influsso positivo sull’album: «Con una musicista spesso ci sono rapporti di interesse reciproco, di contrasti reciproci. Elena è tutto quello che io non sono: è una persona molto sensibile, che mi frena quando faccio cose che magari prima facevo senza rendermene conto. E sono veramente molto grato: ogni persona ha bisogno di qualcuno che ti sappia frenare nel tuo impeto, nel tuo entusiasmo, e che ti dia la forza, ti dia il coraggio».
Ruoli importanti nella SUISA (la società che tutela i diritti d’autore dei musicisti), il concerto nella tenda di Mario Botta del 1991, durante i festeggiamenti per il 700mo della Confederazione, il Premio svizzero della musica 2019. Sono solo alcuni degli aspetti che sottolineano la svizzerità di Marco Zappa. Una condizione che vive senza lesinare critiche al paese: «Sono fiero di essere svizzero, di essere ticinese. Però voglio permettermi di dire quello che penso. Ho fatto dei concerti durante la settimana della lingua italiana nel mondo: siamo stati ovunque, e io in questi casi parlo della Svizzera con le mie canzoni, che spesso sono critiche. Ogni tanto mi dicono che sono buonista, perché non picchio abbastanza».
Il musicista però sottolinea i momenti più polemici della sua discografia. Uno di questi gli dà il la per una stoccata ai media nostrani, che a suo dire lo ostracizzarono: «Avevo scritto un brano per la tenda Botta che però in radio non è mai passato, proprio per le censure» ricorda, «parlavo delle banche e dicevo una cosa semplicissima: che in Svizzera sono le banche a comandare. Non ho detto una cosa così strana, però chiaramente può dar fastidio se uno la vede troppo dal punto di vista politico».
La fierezza del musicista capace di incapsulare storie di vita nei pochi minuti di una canzone non abbandona Marco Zappa, anche se constata che «il cantautore oggi non lo ascolta più nessuno». E se gli si propone Mahmood come esempio contemporaneo di cantautore, risponde che «Mahmood non lo ascolti solo per il testo, lo ascolti per il modo rivoluzionario di cantare. Mahmood è il cantante oggi che più è stato in grado di cambiare il “vestito” della canzone. Però è un altro mondo, un mondo più elettronico».
Infine un progetto per il futuro: «Per il prossimo disco o il prossimo concerto, forse per i miei 80 anni, vorrei fare questo: andare a cantare dei brani blues, però improvvisando le parole in inglese. Sarò più libero, me ne fregherò di dire cose importanti o meno importanti. E vorrò vedere un po’ come il pubblico [reagirà]. È proprio una scelta politica».

Ospite: Marco Zappa
Lo Specchio 21.09.2025, 19:15