Musica rock

Mellon Collie, lo zenit creativo degli Smashing Pumpkins

30 anni fa Billy Corgan e soci pubblicarono il doppio album che ampliò l’orizzonte sonoro di una band sempre più ambiziosa

  • Oggi, 11:03
Smashing Pumpkins

All'epoca arrivarono i premioni

  • IMAGO / FAMOUS
Di: Andrea Rigazzi 

Ma che bella cosa essere un idolo generazionale! A ben vedere neanche tanto se ti chiami Billy Corgan. Il leader degli Smashing Pumpkins non è che goda proprio di una fama splendida, accusato ora di essere un dittatore dall’ego ipertrofico, ora un cantante e compositore mediocre. Quando non entrambe le cose. Eppure Billy ha rappresentato per molti adolescenti un rifugio negli anni ’90 del grunge e dell’esplosione del rock “altro”. Proprio per alcune delle caratteristiche che ai suoi detrattori mandano il sangue al cervello, con particolare riferimento alla voce emotivamente fragile, sempre al limite del pianto.

Con quella persistente tristezza in fondo all’anima, Corgan dà pure il titolo all’album che le “Zucche” di Chicago pubblicano nel 1995. Mellon Collie and the Infinite Sadness è il passo più ambizioso degli Smashing, e lo testimonia la scaletta: 28 canzoni suddivise in due dischi dall’impronta concettuale. È una prima rottura rispetto alla fase pregressa, più legata alla melodiosità distorta di certo grunge: qui siamo dalle parti dell’opera rock, anche se, sembra di capire da quanto dichiarato in occasione della trasposizione teatrale, il frontman preferisce tenere separati i generi.

Sta di fatto che già solo adombrare un’idea di concept inserisce il disco in un filone affine al rock più arty, ai tempi poco battuto dalle band che volevano a tutti i costi conquistarsi un posticino al sole delle classifiche.

Per imprimere una svolta, servono figure che aiutino a dare forma a quell’idea di suono, la modellino. Ed ecco che seduto alla console - puff! - non c’è più Butch Vig con i suoi nastri analogici (produttore dei precedenti Gish e Siamese Dream e anche di Nevermind dei Nirvana, per la cronaca) ma Flood e Alan Moulder. Personaggi nelle cui agende puoi trovare U2, Depeche Mode e Nine Inch Nails, ma anche (Moulder) i My Bloody Valentine del capolavoro underground Loveless. Nomi che rispondono al preciso intento di ampliare il ventaglio sonoro.

Dopo un opener di pianoforte, Mellon Collie attacca con le orchestrazioni di Tonight, Tonight, sale d’intensità grazie alle classiche tirate di chitarra, marchio di fabbrica del gruppo, che culminano in Bullet with Butterfly Wings, perfetta per dare sfogo alle istanze della Generazione X («Nonostante tutta la mia rabbia, sono solo un topo in gabbia» lamenta il ritornello). A seguire, vibrazioni elettroniche scuotono Love, dopodiché si scivola nel dream pop con Cupid de Locke e Galapogos, prima di chiudere con qualche sussulto elettrico e moti del cuore assortiti. E siamo solo al disco 1. Del 2, impostato su atmosfere più tristanzuole e disilluse, il pezzo che camminerà più lontano sulle sue gambe sarà 1979.  

Diciamolo subito: non è un album “cestone”, di quelli in cui si trova un po’ di tutto senza criterio. La sua imponenza - per taluni pachidermica pomposità - dà piena espressione a quelle influenze e suggestioni sonore che già si coglievano nei primi due dischi. È però, questo sì, una messe di suoni che oggi, in alcuni suoi episodi, risulta un po’ ingenua e mette alla prova l’ascolto. Col tempo l’orecchio matura e alcuni passaggi che allora spaccavano adesso possono lasciare più freddini. Si deve però riconoscere agli Smashing di aver cercato (e trovato) una via verso la maturità artistica: nel 2025, più della progressione di una Muzzle, è l’aspetto che maggiormente risalta dell’album, ai tempi premiato anche con un Grammy.

Tant’è che Corgan continua a difendere con forza Mellon Collie, inquadrandolo nella fase che gli Smashing Pumpkins stavano attraversando all’epoca: «La band stava uscendo da un momento d’oro, quello dell’esplosione del grunge. Ma tutti i movimenti finiscono per esaurirsi. Noi abbiamo scelto di crescere prima degli altri, e per questo siamo stati criticati». Furono i dolori della crescita, Billy.

06:53

Supergrunger (Il mattino di Rete Tre)

RSI Cultura 13.10.2023, 11:34

  • Keystone/Alessandro Della Bella
  • Andrea Rigazzi

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