Musica al cinema

Liberami dal nulla: Bruce Springsteen rockstar in crisi

I due anni cruciali della vita del Boss, dalla depressione a “Nebraska”, raccontati nel film di Scott Cooper

  • Ieri, 11:02
Springsteen - Deliver Me from Nowhere

Jeremy Allen White interpreta il Boss

  • IMAGO / Landmark Media
Di: Alessandro Bertoglio 

Il 23 ottobre 2025 esce nelle sale della Svizzera italiana Springsteen - Liberami dal nulla, di Scott Cooper. Il film ripercorre la delicata fase personale e artistica attraversata dal cantautore nei primi anni ‘80.

Sono stati mesi intensi e pieni di lanci social per Springsteen - Liberami dal nulla, film nel quale Fox e Disney credono tantissimo. Per la storia (ai più inedita o quasi) che il film racconta e per il personaggio su cui è centrata. Non a caso il suo nome è volutamente parte del titolo.

Siamo alla fine del 1981, i giorni della gloriosa e faticosa conclusione del tour seguito alla pubblicazione del doppio album The River (per il quale, sappiamo già, Springsteen ha scritto quasi 100 brani). Ed è uno Springsteen all’apice della gloria quello che nello spogliatoio si getta un asciugamano sulla faccia per assorbire sudore e fatica. Ha già pianificato di “staccare”, ha già affittato un cottage a Colts Neck, nel New Jersey, vicino a casa, con vista su uno dei tanti piccoli laghi della zona, circondato da alberi e poco altro.

Non riesce a staccare completamente: quando lo chiamano, corre a suonare con gli amici allo storico Stone Pony di Asbury Park, dove un vecchio compagno di scuola gli presenta la sorella, una fan, ma anche interessata all’uomo Springsteen, ormai una stella di prima grandezza del rock. Inizialmente un rapporto molto freddo il loro, per l’incapacità del Boss di lasciarsi andare, di vivere la quotidianità (salvo rare eccezioni). Di vivere in generale, perché di suo ha un suo dolore interiore che lo consuma. Nonostante il successo, l’essere ad un passo dal diventare la superstar mondiale che poi sarebbe diventato, è vittima del suo bisogno di solitudine, nel quale è tormentato dai ricordi dell’infanzia, la vecchia casa di famiglia (davanti alla quale spesso passa di notte), il rapporto difficile con il padre anaffettivo, burbero, ubriacone.

Ma sono anche giorni nei quali la creatività sgorga improvvisamente, grazie anche alla visione di un film in tv: Badlands (titolo a lui ben noto) film di debutto di Terrence Malick, del 1973 (in italiano La rabbia giovane) con Martin Sheen e Sissy Spacek, che nella prima scena gioca in giardino con un bastone da majorette. Film ispirato ad un fatto di cronaca nera avvenuto alcuni anni prima, nel 1958, quando il 19enne Charles Starkweather, fuggì lasciando dietro di sé una scia di 11 morti, a cominciare dal padre della sua fidanzata, la 14enne Caril Ann Fugate, ucciso perché contrario a questa relazione. Dopo ricerche sulla vicenda, la vena creativa torna a pulsare e proprio Nebraska è la prima canzone che scrive. L’idea è quella di registrare, su un Teac 4 piste a cassette, delle demo per velocizzare il lavoro in studio con la band, in vista della realizzazione del nuovo disco. Non andrà proprio così.

L’ho vista in piedi nel prato davanti a casa, mentre faceva roteare il suo bastone. Io e lei siamo andati a fare una giro in macchina, Signore, e dieci persone innocenti sono morte
Dalla città di Lincoln, Nebraska, con un fucile 410 a canne mozze sul mio ventre, attraverso i bassifondi del Wyoming, ho ucciso tutto quello che ho trovato sulla mia strada

Bruce Springsteen, “Nebraska”

Le canzoni sgorgano; la cassetta si riempie... e da lì inizia il secondo dramma personale. Perché quei brani hanno un sapore ed un suono “lo-fi” che mette in pace l’anima di Springsteen quando le ascolta. Ma come farlo accettare da un manipolo di discografici che aspettano solo singoli da classifica per poter guadagnare sul “Boss”, la loro nuova gallina dalle uova d’oro? E come trasformare quelle canzoni così cupe, intense, personali, essenziali in una festa da suonare con la E Street Band? Solo una, forse, Atlantic City, ha il tiro giusto, ma sta bene pure lei così com’è nata.

In quei giorni di lavoro con la band, nasce anche Born in the USA, che subito trova la sua forza e la sua intensità per essere un potente inno rock, che convince tutti. Tranne il suo autore: quella canzone, con “la cassetta” non c’entra nulla, e resta nel cassetto.

Di questo parla Liberami dal nulla, che se fosse un film fatto su un qualsiasi cantante rock, con i suoi problemi, le sue ansie, le sue relazioni sfortunate (per incapacità sua soprattutto) sarebbe già di suo un gran film. Ma quello “Springsteen” prima del titolo, le sue canzoni sparpagliate a bocconcini nel film, fanno la differenza.

Poi, ovviamente, c’è Jeremy Allen White, il protagonista di The Bear, scelto per un ruolo difficile e rischioso, quello di impersonare una leggenda vivente come Bruce. L’attore di New York, classe 1991 (34 anni, più o meno gli stessi del personaggio che interpreta) ha imparato a cantare e a suonare la chitarra, arrivando a convincere lo stesso Springsteen di essere all’altezza. E accidenti se lo è (guardate la versione in lingua originale, parlano anche nella stessa maniera). Così come lo sono gli altri membri del cast, a cominciare da Jeremy Strong, perfetto nel ruolo dell’amico e manager Jon Landau, fondamentale braccio destro di Springsteen da quel profetico articolo «ho visto il futuro del rock…».

La sceneggiatura, ovviamente, è stata approvata dallo stesso Springsteen (che ha seguito da molto vicino la realizzazione della “sua” storia) scritta basandosi sull’omonimo libro di Warren Zanes. Scott Cooper, regista e sceneggiatore, racconta: «È la prima volta in 50 anni che Bruce concede di lasciare il volante a qualcun altro. Per me è motivo di orgoglio averlo raccontato spogliandolo dell’icona per renderlo più umano. Questo attraverso Nebraska, perché in quel momento l’uomo si stava sgretolando e isolando mentre cercava di curarsi attraverso la musica».

Cinematograficamente il tutto è fatto a regola d’arte: Scott Cooper è al suo primo film importante e con un budget significativo (anche se il suo debutto con Crazy Heart lo aveva già portato nel mondo della musica) e l’aver avuto Springsteen al fianco è stata una vera fortuna. Come quando, insieme alla scenografa italiana Stefania Cella, ha vagato per i luoghi springsteeniani del New Jersey, da Asbury alla promenade del porto; dallo Stone Pony agli studi Power Station di New York, per sfruttare al meglio (e nel caso ricostruire) i luoghi del mito.

Non un film solo per adepti, anche se essere parte del culto male non fa, anzi. Forse c’è un po’ troppo Bruce in questo specifico momento: il tour europeo di grande successo; l’uscita di un immenso cofanetto (7 CD) e quella imminente di Nebraska 82 (altri 4, più il documentario in cui ricanta come se fosse di nuovo nella sua camera da letto le canzoni di Nebraska, 43 anni dopo) che è il compendio indispensabile al film. Così come la copertina di Time che chiude un cerchio iniziato nel 1975 e che vede ora quest’uomo di 76 anni godersi con un sorriso i suoi sogni realizzati. Fantasmi o no che, forse, continuano a perseguitarlo.

02:15

Springsteen al cinema (Neo, La1)

RSI Cultura 18.10.2025, 19:30

  • Neo, Sandy Altermatt
11:06

“Deliver Me from Nowhere”

Konsigli 20.10.2025, 17:45

  • IMAGO / Landmark Media
  • Sandra Sain

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