Mezzo secolo in compagnia di Pablo, di Buonanotte fiorellino e del pezzo che dà il titolo al disco. Rimmel, il quarto album in studio di Francesco De Gregori, ha tagliato il traguardo a inizio 2025. Ora il cantautore romano è pronto a portarlo in giro per tutta Italia con il tour celebrativo in partenza il 23 agosto in cui, oltre all’intera scaletta del disco, proporrà gli altri suoi grandi successi.
«Rimmel fu l’album più venduto in Italia in un momento in cui la discografia internazionale [produsse] album molto importanti» racconta il musicologo e docente universitario Jacopo Tomatis, ospite di Alphaville. Quello stesso anno esce Wish You Were Here dei Pink Floyd, per dire. Anche Dylan, Queen, Springsteen e Led Zeppelin pubblicano album; in Italia le vendite premiano De Gregori. «Questo segna in qualche modo una sorta di punto di non ritorno per la canzone d’autore italiana» prosegue Tomatis, «La canzone d’autore fino a quel momento aveva fatto ottimi numeri di vendite, penso a Fabrizio De André, Francesco Guccini, però l’idea che un cantautore politico, perché De Gregori era percepito come un musicista politico, vicino a Lotta Continua in parte in quegli anni, potesse essere in cima alle classifiche era qualcosa di relativamente nuovo. Quindi è una sorta di punto di non ritorno anche per chi immaginava la canzone come strumento di propaganda, di modo di fare politica, uno dei sentimenti dominanti della musica pop degli anni ‘70 in Italia».
Riguardo i motivi del successo di Rimmel, secondo Tomatis «De Gregori riesce a intercettare molto bene tante linee che stanno nel pop di quegli anni. Da un lato è impegnato, ma vagamente impegnato: non è impegnato in maniera aggressiva, non è mai esplicito. Pablo, per esempio, è chiaramente una canzone politica, ma non è chiarissimo di che cosa stia veramente parlando. De Gregori fu attaccato per questo dai militanti, ma nello stesso tempo al pubblico piacque molto questo modo più delicato di fare canzoni. Poi ci sono canzoni d’amore, naturalmente, ci sono delle melodie molto belle, c’è molto Bob Dylan che già allora era il nume tutelare di De Gregori: un po’ come Fiorellino, che è diventata forse una delle ninnenanne più cantate in Italia, è di fatto una cover non dichiarata di Dylan». Il disco condensa le tendenze del pop internazionale e la brillantezza che De Gregori sfoggia in quel momento, «è un album in cui ci sono veramente pochi lati B. Quasi tutte le canzoni di Rimmel potrebbero entrare facilmente in un best of di De Gregori o della canzone italiana di quegli anni».
Rispetto ai colleghi nati come lui fra gli anni ’40 e i primi ’50 (De André, Guccini, Branduardi, Bennato), De Gregori non è passato alla storia per le sue sperimentazioni sonore, però «è uno che sa scolpire le melodie come pochi e secondo me è qualcosa che ha preso da Dylan, che effettivamente è il suo maestro, non lo ha mai nascosto» osserva Tomatis, «Ecco, lui ha una capacità che secondo me è unica e sua, è la sua cifra, di modellare la melodia cantando anche delle cose difficili, non scontate. I suoi testi sono pieni di riferimenti poetici, però filano via sempre molto morbidi, molto cantabili. Rispetto ad altri cantautori che pure hanno una densità poetica molto alta, penso per esempio a Guccini negli stessi anni, De Gregori è sempre più melodico, più pop».
Per il nostro ospite Rimmel è anche il punto di svolta della carriera del suo autore «qualcosa con cui lui stesso ha dovuto confrontarsi criticamente negli anni. Basta pensare che l’anno dopo Rimmel, nel ‘76, avviene il famoso episodio che vede De Gregori protagonista: durante un concerto di presentazione dell’album successivo, Bufalo Bill, viene processato sul palco del Palalido di Milano da un gruppo di militanti, di autonomi, con l’accusa di non essere un artista impegnato, di essersi venduto, sostanzialmente. Anche solo per questo è facile capire come Rimmel sia la cesura non solo della carriera di De Gregori, ma proprio della canzone d’autore. De Gregori diventa un artista pop mainstream e in qualche modo la stessa canzone d’autore diventa un genere pop mainstream in Italia e non più - ammesso che mai lo fosse stata - il dominio di pochi politicizzati, intellettuali, studenti».
A distanza di 50 anni Rimmel rappresenta un cambiamento nel modo di intendere la canzone in Italia: «De Gregori si porta dietro questo peso, questo merito o questa colpa, a seconda di come vogliamo leggerla, e credo debba farci i conti ancora oggi che per fortuna continua a portare in giro queste canzoni».
“Rimmel” compie cinquant’anni
Alphaville 08.08.2025, 11:30
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