È uscito un nuovo disco di Camilla Sparksss, il quarto dopo i precedenti For You the Wild, Brutal e Lullabies. Camilla Sparksss da più di una decina d’anni è il progetto in cui Barbara Lehnhoff si prende il proscenio, considerando anche la gestione dei Peter Kernel insieme ad Aris Bassetti, che qui collabora rimanendo però dietro la star Barbara/Camilla.
ICU RUN, questo il titolo dell’album, sembra un’opera estremamente legata al presente. Breve, solo 25 minuti per 7 brani, quasi sintomatica di un oggi che non ha tempo da perdere. Un’opera che parte dal personale (il titolo, “Corsa in cure intense”, si riferisce al recente decesso paterno) riuscendo a farsi universale.
L’album unisce un mondo digitale, tecnologico, freddo con l’umanità della carne, come se fosse una convivenza forzata. Lo fa con le stigmate delle più grandi che hanno attraversato gli ultimi decenni di musica, tanto che i primi riferimenti stilistici che vengono in mente ascoltandolo sono quelli di Grace Jones e Peaches, entrambe artiste forti e fuori dagli schemi, che hanno seguito una via personale rispettivamente negli anni ‘70-’80 e ‘00.
Un’opera che non sappiamo quando sarà possibile veder completata: nella comunicazione viene indicato che diventerà anche un film. Di certo si percepisce la necessità di attraversare altri mondi rispetto al precedente Lullabies, evitando monotone ripetizioni e dimostrando la capacità di applicare la propria visione musicale e artistica nel rileggere le proprie esperienze ed esplorare nuove immagini. Segno questo di maturità, lucidità e libertà, quest’ultima portata avanti anche e soprattutto con On the Camper Records (sempre in coppia con Aris), etichetta discografica che l’anno prossimo compirà 20 anni e che per tutto il percorso di Camilla Sparksss ne ha permesso espressione e stampa.
Per quanto riguarda l’aspetto puramente sonoro il disco sembra essere un insieme digitale, metallico, nel quale la carne si esprime come puro sentimento, attraverso lingue e fogge differenti. L’iniziale Holy Shit sembra rifarsi a delle sonorità orientali che vengono accartocciate, presenti anche nella successiva I Like the Noise. Sembrano squarci di realtà, profumi che si fanno strada fra giunture e solchi colorando le tracce.
In Stranger un incrocio serrato fra sconosciuti è ritmato in maniera acida mentre si definiscono i termini dell’incontro, scegliendo alla fine di non volersi conoscere e aspettando solo le braccia altrui intorno al proprio corpo. Damages sembra essere una sequenza onirica, sonno in camere d’hotel e un beat martellante, voci come piccole coscienze che ci parlano. Stormseeker, nonostante il titolo, si dimostra uno dei brani più posati, quasi scivolasse fra le onde in una sorta di bonaccia mentre la voce ci arriva come canti di sirena.
Sono brevi momenti (mai abbozzati, anzi, lucidi e acuminati), flash come il dialogo iniziale di Backflip, che accende uno scambio francofono prima che la nostra, nel videoclip che accompagna il brano, si perda in un dedalo di corridoi. Oppure il sesso di Amami Tu, insieme a Francesco Bianconi dei Baustelle, caldo, sussurrato e dichiarato.
Il mood di ICU RUN non dimentica prima del finale nemmeno le influenze hip hop, secondo una visione che ne ripesca le connessioni primarie con l’electro, si ascolti la splendida Fatherless (probabile summa dell’album) con una dimostrazione di self-confidence perfettamente levigata e cesellata.
La cura con la quale i brani vengono rifilati segue l’iconica immagine di copertina in cui Barbara appare stagliata, lo sguardo fisso rivolto alla nostra sinistra (si dice che quando questo accade la persona stia ricordando un suono, oppure il proprio passato) a guardare qualcosa che noi non vediamo. Veste un abito arancione, sorta di corazza che ne segnala presenza e definizione, risultando magnetica e impossibile da ignorare. Sembra richiedere la nostra attenzione per una serie di ripetizioni d’ascolto, 25 minuti alla volta.
ICU RUN ha un percorso in qualche modo simile a un videogame: intrigante, colorato, immediato e veloce ma difficile da comprendere e risolvere a un primo ascolto. Un percorso che si compie più e più volte conoscendone via via sempre più asprezze e trucchi, mosse segrete che possano scatenare in noi reazioni ed emozioni.
Sarà curioso capire come questo nuovo capitolo sarà riproposto dal vivo (il tour prevede 25 date fra Svizzera, Francia, Belgio, Germania e Italia) e quali fiori sbocceranno da questa unione, frizione... o eterna lotta? Comunque vogliamo chiamarla Camilla Sparksss si muove su questo campo, che credo potrà essere ancora foriero di intriganti avventure e storie. Intanto anche il suo quarto capitolo è un centro pieno e il momento appare propizio, quasi profetico. 25 minuti di disco, 25 date del tour nel 2025, qualcosa mi dice che Camilla Sparksss e ICU RUN siano ben distanti dall’averci rivelato mosse segrete e Easter egg qui contenuti. Toccherà aspettare il film?
Intervista a Barbara Lehnhoff/Camilla Sparksss (Il pomeriggio di Rete Tre)
RSI Cultura 16.09.2025, 13:30
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