Musica rock

Tripod, gli Alice in Chains e un Layne Staley in dissolvenza

30 anni fa il terzo disco in studio della band di Seattle, l’ultimo con lo storico cantante

  • Un'ora fa
Alice in Chains: Mike Inez, Jerry Cantrell, Layne Staley e Sean Kinney

Alice in Chains: Mike Inez, Jerry Cantrell, Layne Staley e Sean Kinney

  • Imago / Avalon.red
Di: RigA 

Il 1995 di Layne Staley è caratterizzato da una doppia uscita. A fine inverno esce Above, disco del supergruppo Mad Season, formato con Mike McCready (Pearl Jam), Barrett Martin (Screaming Trees) e John Baker Saunders (Walkabouts). Nel cuore dell’autunno è il turno di Alice in Chains, il terzo e omonimo LP della band che ha fondato e con la quale ha contribuito ad affermare il grunge di Seattle nel panorama pop-rock mondiale.

E dire che sulla pubblicazione del disco degli Alice in Chains gravava più di un dubbio, considerati i problemi del cantante con l’eroina, tali da aver minato la stabilità del gruppo. Addirittura si erano sparse voci che fosse già morto. Invece è ancora vivo. Malmesso, con una vita sregolata, ma ancora vivo.

Noto anche con il titolo di Tripod, per via del cane a tre zampe in copertina, l’album è figlio di quel particolare momento. Non c’entrano solo le relazioni fra i componenti della band (con Layne sempre più distante, tanto da registrare per conto suo) ma anche il frangente che il rock sta attraversando. Paradossalmente, tutto ciò non porta con sé solo problemi.

Ancora una volta torniamo al 1994. Ad aprile Kurt Cobain si è tragicamente chiamato fuori, le attenzioni di stampa e grande pubblico sono tutte rivolte al di qua dell’Atlantico, alla rivalità fra i proletari Oasis e i fighetti Blur, punte di diamante del britpop. Il grunge - ammesso che sia mai esistito come genere omogeneo - sta sfumando in sottofondo sulle note dell’Unplugged dei Nirvana e di Superunknown dei Soundgarden (che comunque ottengono ottimi riscontri di vendite, a scanso di equivoci).

Gli Alice arrivano al disco con la formazione modificata rispetto agli esordi: in Jar of Flies il bassista Mike Starr era stato sostituito da Mike Inez, già con Ozzy Osbourne. Tanto per cambiare, l’avvicendamento si era reso necessario per faccende di droga. 

In mezzo a tutto questo, la band dà vita a un disco in cui le chitarre ringhiano come in quelli precedenti ma in modo più cupo, e in cui affiorano le digressioni acustiche degli EP Sap e Jar of Flies. Sul suono aleggia una strana patina, una nebbiolina da Nord Ovest degli Stati Uniti. O forse è sentore di marcescenza, di un gruppo allo stadio terminale. 

Sono, però, degli Alice in Chains più liberi. Di esplorare, di sperimentare. Le canzoni di Tripod si dilatano volentieri; l’atmosfera, l’espressione di stati d’animo contrastanti si fanno largo fra strati di rumore. Non cercano per forza il ritornello, la strizzatina d’occhio per finire in rotazione in radio e tivù. Dei singoli, forse solo Heaven Beside You ha questo potenziale. Non ce l’ha Grind, col suo minaccioso incedere squarciato dal tenue raggio di sole nel ritornello, non ce l’ha Again, con il suo passo ossessivo. 

Viste le precarie condizioni di Staley, tocca a Jerry Cantrell, chitarra e seconda voce del gruppo, esporsi un po’ di più. Da sempre gli intrecci canori con Layne hanno rappresentato la peculiarità del gruppo, tanto da valere al duo la definizione di “Everly Brothers satanici”. «Il bello è che le nostre voci insieme creavano una voce più grande. A volte si capisce chi canta, altre volte no. Ma insieme facevamo qualcosa di speciale», ricorderà Cantrell. Che assume il ruolo di prima voce in Heaven Beside You e Over Now, di cui scrive testi e musica: «Queste sono le tue parole. Senza offesa, ma probabilmente significano più per te che per me. Dovresti cantarle tu», lo incoraggia il quasi-gemello Layne.

L’Mtv Unplugged (1996) sarà l’ultimo e sofferto lascito di Layne alla testa degli Alice in Chains, corde vocali che hanno impresso nelle orecchie il senso di angoscia del grunge. Registrerà ancora un paio di pezzi, poi, sempre più infragilito, si ritirerà nelle sue dipendenze, deluso dall’industria musicale e addolorato dalla perdita dell’amata Demri. Non comparirà più in pubblico. Nel 2002 lo troveranno morto per overdose nel suo appartamento a Seattle. Il resto della band proseguirà con un altro frontman. 

Non è un caso che a chiudere Tripod sia Over Now. «Ora è finita», ripete il testo recapitato da Cantrell. Lì per lì sembra uno scherzo. Invece è la cronaca della fine di un rapporto, forse anche di un’amicizia. O semplicemente della fine punto e basta. Il resto per Layne fu lenta e dolorosa decomposizione.

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Supergrunger: Alice in Chains (Il mattino di Rete Tre)

RSI Cultura 13.10.2023, 11:20

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  • Andrea Rigazzi

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