Online su PlayRSI il documentario Skate Borders, che racconta storie, luoghi e personaggi che hanno costruito e reso viva la scena skate ticinese. Una produzione Digital First RSI con cui gli autori Pablo Creti e Nick Rusconi e il produttore Andrea Sala – a un anno esatto da Sulla Mappa, dedicato al rap – spostano l’attenzione su un’altra sottocultura che ha segnato profondamente il nostro territorio.
Se lo skateboard è da sempre sinonimo di libertà, indipendenza e ribellione, il DIY – Do It Yourself – è la sua espressione più pura. Una filosofia che nasce dal basso e che si nutre di necessità. Quando mancano spazi, fondi e riconoscimento, non si aspetta un lento e burocratico via libera: si prende quello che c’è e lo si trasforma.
Il DIY nello skate è cemento mescolato a mano, tavole di legno recuperate, ferri arrugginiti piegati in nuove forme. È la capacità di vedere una potenzialità in luoghi dimenticati e ridargli vita. Piazzali abbandonati, sotto ponti, zone grigie e anonime diventano bowl, rampe, rail, wallride. Non c’è progetto ufficiale, non ci sono architetti, non ci sono piani urbani prestabiliti. Solo una comunità che agisce e costruisce. Il principio è chiaro e radicale: se non esiste uno spazio per skateare, lo si crea.
Questi spazi sono unici nell’energia che emanano. Raccontano la personalità di chi li ha pensati e la fatica di chi li ha costruiti. Sono luoghi che non si limitano allo sport, ma diventano veri e propri laboratori sociali. Qui generazioni, stili, comunità si incontrano e si contaminano. Lo skate diventa una forma di pensiero per stare insieme e guardare diversamente la città; i park, sculture vive che trasudano determinazione e creatività.
A Berna, Bernside è l’esempio più potente. In un parco a ridosso dell’Aare, a due passi dal Consiglio Federale e accanto al Gaskessel – lo storico bunker della musica elettronica e dei rave – è nato uno dei luoghi più emblematici dello skate DIY in Svizzera. Nessun finanziamento, nessuna firma istituzionale: solo pale, sacchi di cemento, volontà. Ogni curva colata a mano, ogni ostacolo inventato e messo in piedi senza altro scopo che creare uno spazio libero.
Bernside non è un parco ufficiale. È un atto di resistenza urbana. Un punto di riferimento per chi cerca un posto autentico dove vivere lo skate, ma anche un luogo che racconta storie di amicizia, scontri, concerti improvvisati, giornate intere passate a costruire e a provare. Qui è facile che il suono delle ruote sul cemento si fonda con i bassi che trapelano dal Gaskessel, che salti e evoluzioni si accompagnino ad artisti di strada intenti a creare, che signori e signore a spasso con il cane o genitori con i passeggini incrocino le tante e diverse sottoculture che popolano Berna in un’atmosfera che appartiene più alla città reale che alle cartoline patinate dello Zytglogge.
Filosofia skater
Alphaville 11.09.2025, 12:05
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DIY nello skate significa questo: non solo rampe, ma comunità. Non solo strutture, ma visioni condivise. È trasformare spazi anonimi in spazi identitari, cancellare l’assenza con la presenza. Significa dire che lo spazio urbano non è immobile né intoccabile: è un terreno da reinventare, da vivere e restituire con nuove forme, nuove regole, nuove libertà.







