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Castlecore: il nuovo Medioevo è qui

Da Zendaya al romantasy, perché la Gen Z è innamorata di Giovanna d’Arco, dei castelli e delle armature scintillanti

  • Oggi, 15:03
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Zendaya al Met Gala 2018

  • IMAGO / ABACAPRESS
Di: Virginia Antoniucci 

Quando Pinterest ha previsto che il castlecore – un’estetica sospesa tra un Medioevo immaginato e una malinconia romantica – sarebbe diventato il trend del 2025, non si trattava di una semplice previsione stilistica. Certo, Zendaya aveva già fatto il suo ingresso al Met Gala vestita da Giovanna d’Arco, e Chappell Roan sfoggiava la sua armatura scintillante sul palco, ma entrambe stavano solo anticipando un fenomeno che stava per invadere la cultura popolare: il ritorno al Medioevo, non solo come estetica, ma come linguaggio e identità.

Il Medioevo che riviviamo oggi non è quello che ci raccontano i libri di storia o le cronache medievali. È una versione rielaborata e mistificata, un mosaico di simboli e sentimenti resi accessibili attraverso i mezzi più moderni: dalla moda alla musica, dalla letteratura al gaming che ne riprende alcuni temi chiave. È una risposta culturale, che si fonde con l’era della Silicon Valley, dei “castelli” digitali e della crescente incertezza globale. Il castlecore, con i suoi corpetti vittoriani e corazze in maglia metallica, non è solo una fuga nostalgica verso un passato idealizzato, è un modo di fare i conti con l’incertezza del presente, di affrontare un’epoca che appare, a tratti, frammentata e incompleta.

Il castlecore per leggere il presente

Per quanto la parola “trend” lo collochi nel dominio dell’estetica effimera, il castlecore è un movimento cross-mediale che permea ogni angolo della cultura popolare. Dalle serie TV come House of the Dragon, ai mondi immersivi di Elden Ring, fino alla letteratura che ha dato vita al romantasy – una crasi di romance e fantasy. Oggi, il castlecore è diventato un concetto capace di modellare un immaginario sociale che riflette le nostre attuali dinamiche di classi, potere, emozioni e memorie storiche.

È curioso come, quasi per caso, le star abbiano scelto Giovanna D’Arco come loro musa. Una figura che, nel corso dei secoli, ha incarnato tanto l’eroina quanto la martire, simbolo di coraggio e di un potere che sfida la morte, legata al desiderio di recuperare l’invincibilità della santità e l’iconografia del sacro che nel Medioevo permeava ogni aspetto della vita, dalla politica alla quotidianità. Non sorprende quindi che, nel cuore di questa resurrezione spirituale, emerga anche Lady Gaga, sempre promotrice di un’estetica esoterica. La cantante, immersa nell’esplorazione della dicotomia tra sacro e profano, non si limita a evocare un passato remoto; attraverso la sua musica e una hit che richiama la formula magica “Abracadabra”, costruisce un’idea di potere che si radica nel fervore mistico che caratterizzava il Medioevo.

Questo ritorno al magico si inserisce perfettamente nella tradizione del fantasy, che ha da sempre amplificato la romanticizzazione del Medioevo. È significativo che, nel 2024, il fantasy abbia visto un’impennata nelle vendite, con mondi fantastici che raccontano di storie di eroi e mostri, ma offrendo una riflessione parallela al presente, con la lotta per il potere che riecheggia le dinamiche dei nostri tempi.

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  • Michele R. Serra

Dal Neo-Medievalismo al Neo-Feudalesimo

Per chi ha vissuto gli anni ‘90, non è la prima volta che i codici estetici medievali vengono rispolverati. Il XX secolo è stato segnato da numerosi revival culturali, dal gotico romantico degli anni ‘80 (con film come Excalibur), alle reinterpretazioni cinematografiche degli anni ‘90, fino all’esplosione del fantasy nei videogiochi (Warcraft). Nel 1986, Umberto Eco, nel suo saggio Il Medioevo nel pensiero contemporaneo, osservava come la postmodernità avesse riscoperto l’immaginario medievale, proponendo quello che definiva neo-medievalismo: una riscoperta non solo estetica, ma anche culturale e simbolica del Medioevo.

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S’inserisce nel contesto del neo-medievalismo un concetto moderno: il neo-feudalesimo. Un fenomeno che non si limita a un recupero estetico del passato, ma afferma la possibilità che la società moderna stia tornando a un modello di organizzazione sociale e politica che ricorda quello medievale, basato sulla concentrazione del potere nelle mani di pochi.

Ed è qui che entra in gioco il tecnofeudalesimo, concetto reso noto da Yanis Varoufakis, che sostiene come il capitalismo tradizionale si sia evoluto in una nuova struttura simile al feudalesimo ma con un controllo esercitato dalle grandi aziende tecnologiche. Le piattaforme digitali sono i nuovi feudi, e gli utenti sono i nuovi vassalli, sotto il controllo di algoritmi che determinano il nostro comportamento e il nostro accesso alle risorse. Il modello economico che si sviluppa è quello della rendita digitale, in cui le Big Tech “affittano” spazi virtuali agli utenti, un po’ come i signori feudali affittavano terre ai contadini.

Ma se la digitalizzazione è il nuovo feudalesimo, la conquista dello spazio di oggi può essere paragonata alla mentalità espansionistica dei signori medievali. Come nel Medioevo, dove i signori cercavano di allargare i propri domini per accrescere potere e ricchezza, oggi l’espansione spaziale non è solo un atto di esplorazione. È una nuova forma di dominazione economica, sociale e politica, che potrebbe condurre a un ordine mondiale tutto nuovo, dove l’accesso allo spazio e alle risorse extraterrestri potrebbe diventare l’ultimo terreno di battaglia.

Come ogni estetica storica, anche il castlecore idealizza o mistifica il passato. Da un lato, crea uno spazio per sperimentare ruoli e generi; dall’altro, alimenta una nostalgia per un’epoca segnata da disuguaglianze e autoritarismo. Il castlecore ci offre, quindi, una visione distorta e seducente di un mondo che non esiste più, ma che continua a influenzare il nostro presente.

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