Società

Come funzionano i neuroni dei tifosi

Un gruppo di scienziati cileni ha analizzato cosa accade quando vediamo la nostra squadra vincere o perdere. E scoperto che non c’è soluzione: quando tifiamo, diventiamo più stupidi

  • 2 ore fa
Febbre a 90°, 1997

Febbre a 90°, 1997

  • IMAGO / United Archives
Di: Kappa / Enrico Bianda / MrS 

Tra le battute di Febbre a 90° di Nick Hornby, ce n’è una che definisce una certa visione del mondo.

«La lealtà, almeno in termini calcistici, non è una scelta morale, come il coraggio e la cortesia; assomiglia piuttosto a una verruca o a una gobba, qualcosa che ti viene appioppato».

Sembra confermarlo una recente pagina di Repubblica, a firma di Elena Dusi. Titolo: Una squadra è per sempre. Ecco come i neuroni ci fanno diventare tifosi.

Pare che un gruppo di scienziati cileni abbia studiato i meccanismi cerebrali associati alle risposte emotive dei tifosi, e osservato che cosa accade quando vediamo la nostra squadra vincere, perdere, o prendere un gol: un temporaneo distacco tra le aree ancestrali della corteccia cerebrale, quelle legate alle emozioni di base come piacere, rabbia e frustrazione, e quelle più evolute, che determinano i comportamenti razionali e le scelte ponderate. A prevalere, ovviamente, sono le prime. Questo spiegherebbe, ad esempio, le violenze negli stadi.

02:48
Due tifosi dell'Inghilterra al St. Jakob Park durante la finale

“Una squadra è per sempre”

Kappa: la non notizia 12.11.2025, 18:00

  • KEYSTONE/Michael Buholzer
  • Enrico Bianda

C’è un’altra battuta famosa, nel romanzo di Nick Hornby: «Ho cominciato a provare gusto nella sofferenza che il calcio procura».
Ecco, tutto questo potrebbe portarci a pensare che alla violenza, e più in generale alla stupidità del tifoso, non ci sia via di scampo: se sei tifoso, prima o poi incappi in un comportamento idiota. E il bello è che non ci puoi far nulla: scatta qualcosa, tac, disconnessione. E son problemi: una mazzata all’avversario, una capocciata, una transenna lanciata dagli spalti. Ma che cosa scatta, anche al di là di un meccanismo neurologico? Il senso di appartenenza primordiale, la tribù: io sono di questa tribù, se mi attacchi, mi difendo. E non importa se tutto avviene dentro un campo rettangolare, fatto d’erba o di cemento, ghiaccio o parquet.

Le neuroscienze, insomma, sembrano abbattere progressivamente l’antropologia e la sociologia: i comportamenti sono dinamiche chimiche, ancor prima che relazionali o di ambiente. Ce ne dobbiamo fare una ragione.

Correlati

Ti potrebbe interessare