Per circa sei mesi ho seguito due giovani cuginə del Mendrisiotto. All’inizio delle riprese avevano appena fondato un collettivo queer dal nome Dolls on the Block (bambole di quartiere). Ho conosciuto persone piene di energia, immaginazione e desiderio di creare qualcosa di nuovo nella nostra regione. Attraverso feste, DJ set e performance, cercano di portare in Ticino la libertà e la vitalità che hanno respirato a Londra o a Buenos Aires, città in cui lə due protagonistə hanno vissuto. Vogliono ricreare qui quella stessa energia: uno spazio dove potersi esprimere senza paura e dove sentirsi parte di una comunità.
Non è stato facile per loro. Viviamo in un Ticino ancora piuttosto chiuso verso la comunità LGBTQIA+. Le discriminazioni non sono soltanto episodi isolati, bensì un clima, un modo di guardare, un silenzio che pesa. Eppure loro ci provano, con una perseveranza e una resilienza che mi hanno colpito profondamente. Nel documentario si percepisce la loro voglia di esserci, di essere vistə, ma anche le difficoltà quotidiane nel trovare accoglienza e spazi dove potersi esprimere.

Attaccare per difendersi: nasce la community Doll$ on the block
RSI Spam 17.06.2024, 15:03
Con la montatrice Bettina Tognola, che ha fatto un lavoro straordinario, abbiamo cercato di raccontare tutto questo con empatia e rispetto. L’obiettivo era avvicinare chi guarda il documentario a un racconto umano, prima ancora che sociale. Perché al di là delle etichette e delle categorie, restiamo persone. Ci innamoriamo, proviamo felicità, soffriamo, abbiamo paura e cerchiamo di capire chi siamo. Ogni persona è diversa, ma siamo anche simili.
I sei mesi trascorsi con lə protagonistə sono stati intensi e pieni di scoperte. Ho seguito il legame profondo che unisce lə cuginə. Si conoscono da sempre e si sostengono a vicenda. Ho visto come affrontano i momenti di crescita personale, la scoperta della propria identità ancora in trasformazione. Ho assistito alla nascita di una comunità e quella di Dolls on the Block è diventata un punto d’incontro, un laboratorio, un luogo dove le persone queer possono riconoscersi.
Ho documentato anche le loro difficoltà. La fatica di trovare spazi, di sentirsi legittimatə a esistere pubblicamente. Questa frustrazione lə ha portatə, col tempo, a trasformare la loro energia in attivismo. Dalle feste si è passati a momenti più riflessivi, come un Open Mic, un palco aperto dove chiunque può prendere la parola e condividere la propria esperienza. È stato commovente assistere a quella sincerità e a quella voglia di raccontarsi.
Durante le riprese, uno dei momenti più forti per me è stato scoprire la scena Ballroom. L’ho filmata a Buenos Aires, dove unə dellə protagonistə - che ha origini argentine - ama tornare. La Ballroom è nata negli negli Stati Uniti oltre cinquant’anni fa, come spazio di espressione e rivincita per le persone queer. Sono sfilate competitive dove si celebra la propria identità attraverso il corpo e la danza, con uno stile inconfondibile chiamato voguing, ispirato dalle pose delle modelle di Vogue. Nelle feste di Dolls on the Block, in Ticino, ho ritrovato quella stessa energia: un misto di orgoglio, libertà e rivendicazione. È una forma d’arte, ma anche un atto politico e affettivo. Vederlə ballare, ridere, abbracciarsi, dopo momenti di fatica e diffidenza, mi rimarrà impresso.

Viversi liberamente con Dolls On The Block
RSI Spam 16.03.2025, 09:00
Può sembrare sorprendente che nel 2025, in Svizzera, ci sia ancora bisogno di rivendicare diritti fondamentali. Eppure è così. Esiste ancora un bisogno profondo di essere riconosciutə, rispettatə e ascoltatə. Questo documentario è stato per me un viaggio di ascolto e comprensione.
Alla fine di questi sei mesi, sento di aver ricevuto molto più di quanto ho dato. Dolls on the Block non è solo il racconto di due giovani e del loro sogno, ma il ritratto di una realtà che sta cambiando, grazie al coraggio di chi sceglie ogni giorno di essere sé stessə.
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