Giulia Cecchettin è stata uccisa dall’ex fidanzato. La Corte d’Assise di Venezia ha condannato Filippo Turetta all’ergastolo. I giudici hanno escluso per l’imputato l’aggravante della crudeltà, nonostante 75 coltellate, decretando che non sussistevano «elementi da cui poter desumere con certezza, e al dì là di ogni ragionevole dubbio, che egli volesse infliggere alla vittima sofferenze gratuite e aggiuntive».
Gino Cecchettin è un padre che ha perso in quel modo sua figlia di 22 anni: «È chiaro che duole e fa male, però bisogna lasciare questo zaino. Io l’ho visto come uno zaino pieno solo di collera, ira e rabbia, perché non ci sarà mai una giustizia che mi potrà ripagare.»
Quello zaino, Gino Cecchettin è riuscito a trasformarlo in una giustizia costruttiva che produce cambiamento e, soprattutto, speranza: che sempre meno genitori debbano vivere ciò che è accaduto a lui. Nasce così la Fondazione Giulia Cecchettin, che lavora per prevenire e contrastare la violenza di genere, e sostenere le vittime con progetti nelle scuole, nelle aziende e nelle comunità.
«Non è una lotta tra maschi e femmine: è riequilibrare lo stato sociale in cui viviamo».
Gino Cecchettin si è immaginato un mondo in cui far crescere anche gli altri suoi due figli, Elena e Davide, onorando la moglie Monica (scomparsa nel 2022), che gli ha insegnato che la parola «amare» significa più dare che ricevere.
Guardando al futuro: «Non riesco ancora a perdonare. Però penso sia un altro zaino da togliersi.»

Giustizia
Cliché 09.10.2025, 22:05