Tra il 1968 e il 1985, le campagne toscane furono teatro di una serie di otto duplici omicidi, attribuiti a un ignoto serial killer passato alla storia come il Mostro di Firenze. Le vittime erano sempre coppie appartate in auto, colpite con una pistola Beretta calibro 22 e, in alcuni casi, sottoposte a mutilazioni post mortem. Il caso, ancora oggi irrisolto, rappresenta uno dei più inquietanti e complessi della cronaca nera italiana. Raffaele Palumbo, giornalista, scrittore e docente universitario, ha realizzato per Alphaville una serie in 5 puntate, che ripercorre, in modo semplice e chiaro, una vicenda intricatissima che si snoda lungo l’arco di quasi 60 anni.
Il mostro di Firenze. Anatomia di un caso
Contenuto audio
Notti di sangue: il primo delitto e la nascita del Mostro (1./5)
Alphaville: le serie 29.09.2025, 12:30
Pietro Pacciani e i compagni di merende (2./5)
Alphaville: le serie 30.09.2025, 12:30
Dalla Campagna al banco degli imputati (3./5)
Alphaville: le serie 01.10.2025, 12:30
Francesco Narducci e Giampiero Vigilanti (4./5)
Alphaville: le serie 02.10.2025, 12:30
Tra le carte e le armi: chi muoveva i fili dell’inchiesta?
Alphaville: le serie 03.10.2025, 12:30
Il primo delitto avvenne a Signa, nel 1968: Barbara Locci e Antonio Lo Bianco furono uccisi mentre si trovavano in auto. Il figlio di Locci, Natalino, fu ritrovato poco dopo, illeso, ma la sua testimonianza sollevò dubbi. Il marito di Locci, Stefano Mele, fu condannato, ma l’arma usata riapparve in delitti successivi, suggerendo un collegamento più profondo.
Nel 1974, a Borgo San Lorenzo, Pasquale Gentilcore e Stefania Pettini furono assassinati con modalità simili. La ragazza fu estratta dall’auto e colpita con 96 ferite da arma da taglio, in un rituale che suggeriva una componente sadica e simbolica. Da quel momento, il modus operandi si consolidò: colpi di pistola, mutilazioni, assenza di tracce evidenti, e una scelta precisa delle vittime.
Le indagini si intrecciarono con teorie complesse: si parlò di un “clan sardo”, di rituali esoterici, di mandanti e di più livelli di responsabilità. Pietro Pacciani, contadino di Mercatale, fu condannato nel 1994, poi assolto. I suoi presunti complici, Mario Vanni e Giancarlo Lotti, furono condannati, ma la verità rimase sfuggente. Negli anni, nuove piste sono emerse, come quella dell’“Uomo del Mugello” o il recente esame del DNA che ha rivelato la paternità biologica di Natalino Mele, riaprendo interrogativi sul primo delitto.
Pietro Pacciani
Il profilo criminologico del Mostro, elaborato da esperti come Francesco Bruno e Maria Veronica Palma, delinea un soggetto con disturbi di personalità paranoide e narcisista, dotato di intelligenza criminale e capacità di pianificazione. Il killer agiva in novilunio, in luoghi isolati, con una ritualità che suggerisce una firma psicopatologica. Le mutilazioni, spesso eseguite con precisione chirurgica, indicano un impulso sadico e una volontà di dominio sul corpo femminile.
Ma oltre alla cronaca, il caso del Mostro di Firenze è uno specchio delle fragilità istituzionali e sociali dell’Italia di quegli anni. Le indagini furono segnate da errori, rivalità tra procure, fughe di notizie e pressioni mediatiche. La paura si diffuse, alimentata da una stampa spesso sensazionalistica. Il caso divenne un fenomeno culturale, simbolo di un’Italia inquieta, divisa tra modernità e superstizione, tra giustizia e vendetta.
Insomma, il Mostro di Firenze non è solo un serial killer. È un enigma che interroga la giustizia, la psiche, la società. È la rappresentazione del male che si nasconde dietro la normalità, e della difficoltà di affrontarlo con gli strumenti della legge e della ragione. Un caso che, forse, non troverà mai una risposta definitiva, ma che continuerà a vivere nella memoria collettiva.
La miniserie Netflix “Il Mostro”, diretta da Stefano Sollima, in uscita il 22 ottobre, ha riacceso il dibattito, scegliendo di non indicare un colpevole, ma di esplorare le molteplici “possibili verità”. Una scelta narrativa che riflette l’ambiguità del caso: il Mostro, alla fine, potrebbe essere chiunque.