Le università americane sono tornate al centro del dibattito politico. Harvard e Columbia, due tra le più prestigiose istituzioni accademiche degli Stati Uniti, sono finite nel mirino dell’amministrazione Trump, in un braccio di ferro che intreccia libertà di espressione, fondi federali e accuse di antisemitismo.
A Harvard, la tensione è palpabile. «Si respira un’aria di ansia e incertezza», racconta Jeffrey Schnapp, docente dell’ateneo, «soprattutto tra chi dirige dipartimenti e laboratori. Il futuro dei finanziamenti è in bilico, e questo ha un impatto diretto anche sugli studenti». La disputa legale tra l’università e il governo federale ruota attorno alla presunta violazione del Primo Emendamento, che garantisce la libertà di espressione. Harvard accusa l’amministrazione di aver tagliato fondi in modo arbitrario e punitivo.
La prima udienza si è tenuta nei giorni scorsi. Il giudice federale ha mostrato apertura verso le argomentazioni dell’università, sottolineando l’incoerenza tra gli obiettivi dichiarati dal governo – la lotta all’antisemitismo – e i settori colpiti dai tagli, come la ricerca sul morbo di Alzheimer. «C’è una disconnessione evidente», osserva Schnapp.
Nel frattempo, la Columbia University ha scelto una via diversa: ha accettato di pagare una multa da 200 milioni di dollari per riottenere i fondi cancellati. Una decisione che ha chiuso mesi di tensioni, ma che ha sollevato interrogativi sulla libertà accademica e sull’autonomia delle istituzioni.
Il caso Harvard, però, è solo uno dei fronti aperti. Il Dipartimento di Stato ha avviato un’indagine sui visti per ricercatori stranieri, mentre si discute anche dell’applicazione del “Titolo VI”, che riguarda la parità di accesso all’istruzione. «È una battaglia su più livelli», spiega Schnapp, «e riguarda il cuore stesso dell’università come luogo di produzione del sapere».
Al centro del conflitto c’è anche la definizione di antisemitismo. Le proteste studentesche contro la guerra a Gaza hanno riacceso il dibattito: dove finisce la critica alla politica israeliana e dove inizia l’odio antiebraico? «È un tema che divide anche la comunità ebraica americana», osserva il docente. «Le giovani generazioni sono sempre più critiche verso Israele, mentre le generazioni più anziane tendono a identificare la difesa di Netanyahu con l’identità ebraica».
Nonostante le pressioni, ad Harvard prevale una linea di resistenza. «C’è una forte determinazione a non cedere ai ricatti», afferma Schnapp. «Questa è una battaglia di civiltà, che va ben oltre i confini del campus».
Harvard e Columbia
Alphaville 25.07.2025, 11:45
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