Società

La fine del Late Show e il tramonto della satira televisiva

Tra streaming, social media e pubblicità in fuga, i talk show satirici perdono terreno. E con loro, una voce critica fondamentale per la coscienza democratica.

  • Ieri, 12:00
The Late Show with Stephen Colbert
  • Keystone
Di:  Red. 

La notizia è arrivata come un colpo al cuore per gli appassionati di satira politica: la CBS ha annunciato la chiusura del Late Show with Stephen Colbert nel maggio 2026. Un programma che, per oltre un decennio, ha rappresentato uno degli ultimi baluardi della comicità impegnata in prima serata, capace di sfidare il potere con ironia, intelligenza e coraggio. La decisione, ufficialmente motivata da perdite economiche e calo degli ascolti, ha sollevato interrogativi più profondi sullo stato della televisione generalista e sul ruolo della satira nel dibattito pubblico contemporaneo. Il Late Show, pur mantenendo la leadership nella sua fascia oraria con oltre 2,4 milioni di spettatori, non è riuscito a contrastare la crisi strutturale del settore.

Stefania Carini, autrice e giornalista specializzata in cultura mediatica, ha commentato ai microfoni di Alphaville l’evento: «Ci sono tante questioni aperte e sicuramente un terreno non favorevole per questo tipo di programmi a livello economico. Probabilmente anche il clima politico che c’è adesso negli Stati Uniti (ha influito, nda) nel senso che Steven Colbert era comunque un forte critico dell’amministrazione Trump.»

Ma vediamo qual è stata la parabola di questa tipologia di televisione.

presentatori dei late show
  • Illustrazione Maya Robinson and foto di Comedy Central, CBS and NBC

Nati negli anni ’50 con pionieri come Steve Allen e Johnny Carson, i late night show americani hanno definito un genere televisivo unico: un mix di comicità, satira, interviste e musica, pensato per intrattenere il pubblico nella fascia notturna. Con l’arrivo di David Letterman nel 1993 su CBS, il Late Show ha consolidato il formato, diventando un punto di riferimento culturale e politico per milioni di americani. La satira pungente, il monologo iniziale e la capacità di commentare l’attualità con ironia hanno reso questi programmi una sorta di “coscienza collettiva” del Paese. Non erano solo varietà serali, ma spazi di riflessione, di dissenso, di ironia intelligente. Johnny Carson, David Letterman, Jon Stewart, Stephen Colbert: tutti hanno contribuito a formare generazioni di cittadini più consapevoli, più informati, più capaci di ridere del potere — e quindi di metterlo in discussione.

E alle nostre latitudini? «Una volta ti avrei detto che non siamo capaci di farlo e in parte è vero. Noi non siamo capaci di fare quella cosa lì all’americana, ma forse noi non dobbiamo nemmeno farla proprio perché in realtà di talk con personaggi parlanti, con un conduttore e tanti ospiti li abbiamo sempre avuti. Non abbiamo avuto quella modalità che mischiava quella comicità tagliente molto scritta con il grande ospite oppure parti musicali. Se dobbiamo ogni volta mettere in scena piccoli racconti, piccole gag, piccoli momenti di spettacolo… non è il nostro tipo di spettacolarità. » ci spiega Carini.

Effettivamente nel panorama radiotelevisivo svizzero, la satira politica rappresenta un potenziale strategico ancora poco valorizzato. Il Cabaret della Svizzera Italiana, storico programma creato da Renato Agostinetti, ha lasciato un’eredità importante. Oggi la satira si può trovare in format leggeri come Il sabato del villaggio, Late Night Switzerland e 52 minutes.

E anche a livello internazionale il suo ruolo è in crisi. I numeri parlano chiaro. Le ragioni sono molteplici. Va sicuramente considerato l’inarrestabile calo della raccolta pubblicitaria: negli ultimi sette anni, gli introiti pubblicitari dei talk show serali si sono più che dimezzati. La concorrenza delle piattaforme streaming sono un’ulteriore importante ragione. Netflix, YouTube e altri servizi on demand hanno modificato radicalmente le abitudini di consumo, rendendo obsoleto il palinsesto televisivo tradizionale. Ne consegue un’inevitabile frammentazione dell’audience: i giovani preferiscono contenuti brevi e virali, spesso consumati sui social, dove spezzoni dei programmi vengono condivisi senza bisogno di accendere la TV. Non meno importante è la sempre maggiore polarizzazione politica che porta le emittenti a temere di perdere spettatori o di attirare controversie, come dimostra il caso Colbert–Trump.

La chiusura del Late Show non è solo una notizia televisiva: è il segnale di un cambiamento culturale profondo. La satira non è solo un genere comico. È un esercizio di libertà. È il diritto di ridere di chi comanda, di smascherare l’assurdo, di dire ciò che altri non osano. La satira televisiva ha storicamente svolto un ruolo cruciale nel mettere in discussione il potere, nel rendere accessibili temi complessi e nel creare momenti di riflessione collettiva.

Stephen Colbert ha promesso che userà ogni minuto della sua ultima stagione per “dire la verità al potere, senza filtri”. Ma il suo addio segna la fine di un’epoca in cui milioni di persone si riunivano davanti allo stesso schermo per ridere, pensare e discutere. In un’epoca di polarizzazione estrema, di fake news e di narrazioni tossiche, la sua assenza si farà sentire.

14:20

La fine dei Late night talk show 

Alphaville 23.07.2025, 11:30

  • Imago Images
  • Cristina Artoni

Ti potrebbe interessare