Intervista

Dall’Islanda alle Svalbard: alla scoperta di paesaggi remoti e incontaminati

Barbara Gugliotta, ricercatrice in ambito medico scientifico e appassionata di fotografia da oltre vent’anni, nei suoi viaggi nel Nord Europa va alla ricerca di scatti eterei che raccontano il dialogo silenzioso tra natura e spirito

  • Oggi, 08:00
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  • Barbara Gugliotta
Di: Virginia D’Umas 

Appassionata di arte e natura sin da bambina, Barbara Gugliotta (fotografa e ricercatrice scientifica italo-svizzera) si è avventurata nei luoghi remoti per la prima volta nel 2012, in Islanda. Ciò che la colpì maggiormente in quel primo viaggio nell’Artico fu la bellezza dei paesaggi, che in lei evocavano un senso spirituale, quasi meditativo. «Quando mi trovo in paesaggi in cui non c’è nulla se non la natura – paesaggi incontaminati come le isole remote della Scozia, le Svalbard, l’Islanda o alcune isole della Norvegia – oltre alla loro bellezza sento davvero di essere viva: l’unico suono che percepisco è quello del mio respiro, della neve, della natura o degli animali, ed è proprio questa esperienza che alimenta la mia passione e mi spinge a tornare ogni anno in questi luoghi».

Con il tempo, la sua pratica fotografica si è evoluta verso un approccio più concettuale e interpretativo, che nasce da un’emozione e mira a rappresentare non tanto il luogo in sé, quanto l’aura che lo circonda. Un percorso che va oltre la semplice immagine e che trasmette un messaggio chiaro: la preservazione della natura. «Ricordo un viaggio nel 2022 in Finlandia che ha segnato una svolta nel mio percorso. Ero in Lapponia, con un gruppo di fotografi, a meno 30 gradi, camminando da sola nella foresta completamente ricoperta di neve, vicino al confine con la Russia – in quel momento mi sono sentita presente e viva. Da quel viaggio ho capito che la fotografia era ciò che volevo davvero fare. Da quell’esperienza sono nate alcune immagini che hanno segnato profondamente il mio lavoro: ho chiamato questa serie Underwater (Sott’acqua), perché mi sembrava di essere sospesa in un altro mondo, quasi come quando si fa immersione».

Underwater

Certe foto si fanno solo all’Artico?

Ciò che contraddistingue lo stile fotografico di Barbara Gugliotta è l’aspetto fine art minimalista, trascendentale/spirituale ed etereo. Non scatta solo per immortalare ma per trascendere ciò che vede e risente durante le sue sessioni fotografiche e portarlo agli occhi di tutti, che lei spiega così: «Quando sono in luoghi remoti e nella natura a fotografare mi sento come se fossi in un altro mondo, un mondo fatto di forme, colori, emozioni. Fotografare nell’artico per me è come entrare in una chiesa, sento un senso di pace interiore, di calma e meditazione».

Infatti ciò che la fotografa preferisce immortalare sono le emozioni e l’aura dei paesaggi, che lei definisce «luoghi dell’infinito». Luoghi come le chiese, ad esempio, che emanano un senso di pace, fatte di luci e ombre, di statuette rovinate dal tempo, di merletti, di candeline spente, tutti elementi che richiamano l’infanzia di Barbara, che è stata influenzata dall’aspetto religioso e che probabilmente emerge in questi luoghi isolati. E nelle isole remote della Scozia che la fotografa si è sentita più a casa: «Sono andata molte volte in Scozia perché mi ha colpito tanto la sua crudezza autentica, soprattutto delle Ebridi Esterne e delle Isole di Skye e Eigg. Nonostante il clima molto ostile, mi sono sentita bene e a mio agio», ha dichiarato, aggiungendo che in questi luoghi la sua ispirazione e creatività crescono in modo esponenziale, piuttosto che in luoghi dal clima mite e caldo. Il suo mentore, Klavdij Sluban, fotografo francese di origine slovena e vincitore del Premio EPAP (European Publishers Award for Photography) nel 2009, con la pubblicazione simultanea in sei paesi europei del libro Transsibériades, del Premio Leica (2004) e del Premio Niépce (2000), l’ha incoraggiata a pensare a come ricreare alcuni elementi dell’Artico nel suo studio fotografico a Basilea per continuare a sentire la stessa spinta creativa. «Ho pensato di creare un set fotografico sperimentando con i riflessi e le ombre generati dalla luce che passa attraverso l’acqua all’interno di un container», spiega l’artista.

Un richiamo alla responsabilità per preservare il nostro pianeta

Per la fotografa del Grande Nord, la solitudine è al tempo stesso compagna e sfida. È proprio in quell’isolamento, spesso cercato, che si apre uno spazio interiore capace di farci scendere più in profondità nel nostro inconscio, di metterci in contatto con la nostra anima e di lasciar emergere la parte più istintiva e intuitiva dell’atto creativo.

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Una memoria di ghiaccio

RSI Info 03.08.2024, 18:00

  • Keystone
  • Fabio Meliciani

Tre fotografie scattate in Finlandia segnano un vero punto di svolta nel percorso dell’artista: immagini che catturano quello stato etereo e sospeso , un momento in cui il paesaggio la assorbe completamente. Gli scatti più recenti, realizzati nelle Highlands islandesi, ritraggono montagne che diventano una sorta di autoritratto evoluto: opere meditate, da osservare con attenzione per coglierne il senso profondo. Cosa stiamo davvero guardando? Un frammento di ghiaccio, una montagna, neve sospesa nel bianco? Tutto resta aperto all’interpretazione.

«Le ultime immagini scattate in Islanda fanno parte di un progetto che ho denominato Vanishing Orbits (Orbite Evanescenti)», racconta Barbara. «Il nome nasce dall’idea del ghiaccio che si stacca dal ghiacciaio, passa attraverso la laguna e poi arriva al mare: un’orbita che potrebbe dissolversi se non proteggiamo l’ambiente come dovremmo. Il tema del global warming e della prevenzione del surriscaldamento globale mi sta profondamente a cuore».

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  • Barbara Gugliotta

Il 2025 è stato designato dalle Nazioni Unite, attraverso l’UNESCO, come Anno Internazionale della Conservazione dei Ghiacciai: un riconoscimento che risuona profondamente nella sensibilità della fotografa dei ghiacciai. Con un linguaggio più artistico, Gugliotta invita alla riflessione sulla fragilità di questi ecosistemi.

Nel progetto avviato quest’anno in Islanda, anche le fotografie di uccelli e paesaggi remoti diventano un manifesto silenzioso: una meditazione sulla vulnerabilità del nostro pianeta e sull’interdipendenza di ogni forma di vita.

La fragilità non riguarda infatti solo il ghiaccio. La criosfera che si restringe minaccia molte specie di uccelli che dipendono dagli habitat glaciali per nutrirsi e riprodursi: con il ritiro dei ghiacciai scompaiono anche i piccoli invertebrati alla base della loro dieta, compromettendone la sopravvivenza. Allo stesso modo, lo scioglimento altera le correnti marine e la distribuzione di plancton e krill, risorse fondamentali per numerosi uccelli marini. Molte specie sono già in declino, altre sull’orlo dell’estinzione.

Il progetto va quindi oltre il ghiaccio: include immagini quasi mistiche di uccelli e paesaggi che evocano un senso di connessione profonda. È un invito a contemplare ciò che è raro e potrebbe svanire, e a riconoscere la responsabilità collettiva di proteggere queste fragili orbite del nostro pianeta prima che scompaiano del tutto.

Il messaggio che desidero trasmettere attraverso le immagini dell’Islanda e di questi luoghi remoti è di preservazione. Un tema che si intreccia con il senso di spiritualità che continua a pulsare in questi paesaggi.

Barbara Gugliotta

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