Riscaldamento globale

Permafrost in agonia: la Svizzera davanti all’urgenza

Il riscaldamento nelle Alpi svizzere corre al doppio della media globale. Permafrost in degrado, frane e paesaggi trasformati impongono azioni radicali: adattamento non basta, serve mitigazione immediata

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La lingua di ghiaccio più celebre, l'Aletsch.jpg
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Di: Alphaville/Mat 

La Svizzera è particolarmente colpita dalla crisi climatica: rispetto al periodo preindustriale: il riscaldamento ha ormai raggiunto i + 2.9 gradi. Come si ripercuote tutto ciò sugli ecosistemi montani?

Al microfono di Mattia Pelli in Alphaville, il geomorfologo Christian Scapozza lo ha ribadito con fermezza: «Il riscaldamento che misuriamo è circa il doppio di quello che è misurato a livello globale». L’assenza dell’effetto mitigante degli oceani e la fragilità intrinseca degli ecosistemi montani rendono la Svizzera un laboratorio drammatico del futuro climatico. Il permafrost, pilastro nascosto della stabilità alpina, si sta degradando a ritmi vertiginosi. La frana di Bondo è stata solo un avvertimento: versanti instabili, infrastrutture minacciate, comunità esposte a rischi crescenti.

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Svizzera +2.9

Alphaville 28.11.2025, 11:45

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Ancora più inquietante è la constatazione che le misurazioni degli ultimi dieci anni superano le proiezioni di inizio millennio. Non stiamo più parlando di scenari ipotetici: il futuro è già qui, e corre più veloce delle nostre politiche.

Eppure, la risposta istituzionale appare timida. Le autorità svizzere insistono sull’adattamento, ma Scapozza avverte: «L’adattamento da solo non basta perché questo vorrebbe dire che noi lasciamo andare il clima verso delle soglie di riscaldamento problematiche». Senza una strategia di mitigazione – riduzione drastica delle emissioni e tecnologie di cattura della CO2 – l’adattamento diventa un palliativo, una toppa su una diga che sta cedendo.

Le regioni alpine vivono già gli effetti tangibili: rischi idrogeologici, ecosistemi trasformati, paesaggi stravolti. Alcuni intravedono opportunità, come condizioni climatiche meno estreme rispetto alle città soffocate dalle ondate di calore. Ma queste sfumature non devono illuderci: la montagna non è un rifugio eterno, è un ecosistema fragile che rischia di collassare

Se la comunità internazionale continua a tergiversare, la Svizzera – che vive già gli effetti più acuti – ha il dovere morale di assumere un ruolo guida. Non basta vantare neutralità climatica come slogan: servono politiche radicali, investimenti massicci nella ricerca, e un impegno collettivo che coinvolga cittadini e istituzioni.

La sfida è anche culturale. Le Alpi non sono solo un panorama da cartolina o una risorsa turistica: sono un sistema vitale da cui dipende la sicurezza e il benessere di intere regioni. Difenderle significa difendere la nostra stessa sopravvivenza.

Scapozza ci ricorda che siamo già immersi nel «clima del futuro». Non è più tempo di rinvii, né di compromessi al ribasso. Le scelte di oggi determineranno il destino delle Alpi e del pianeta. La Svizzera deve smettere di guardare al cambiamento climatico come a un problema da gestire e iniziare a trattarlo come una minaccia esistenziale.

Serve determinazione, lungimiranza e coraggio politico. Senza, il prezzo sarà la perdita irreversibile delle nostre montagne – e con esse, di una parte essenziale della nostra identità.

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