Conflitto Russia-Ucraina

La guerra come videogioco

Droni, joystick e algoritmi: l’Ucraina diventa il laboratorio del conflitto del XXI secolo. E mentre la guerra si gamifica, c’è chi inizia a prenderci gusto

  • Ieri, 08:30
  • Ieri, 08:53
Droni FVP da guerra

Droni FVP da guerra

  • Keystone
Di: Alphaville/Mat 

La guerra in Ucraina, che prosegue da oltre tre anni e mezzo, non è solo una tragedia geopolitica: è una mutazione profonda. Un laboratorio brutale dove si sta riscrivendo il codice genetico del conflitto armato. Non si combatte più con trincee e baionette, ma con droni FPV, app militari e joystick da console. Il campo di battaglia è diventato un ecosistema digitale, e il soldato moderno assomiglia sempre più a un gamer con licenza di uccidere. Al centro di questa rivoluzione ci sono loro: i droni. Non più strumenti di sorveglianza, ma protagonisti letali.

Intervistato da Mattia Pelli in Alphaville, Mirko Campochiari, analista militare e fondatore del canale Parabellum, osserva: «in questa guerra ormai il 70% degli attacchi avviene con i droni». La fanteria tradizionale è diventata carne da macello, i carri armati bersagli mobili. «Un mezzo costoso come un carro armato non offre molto più protezione di un normale veicolo civile», aggiunge Campochiari. Il risultato? Una corsa verso mezzi più economici, sacrificabili, replicabili.

10:08

Dai droni ai videogiochi: come cambia la guerra

Alphaville 26.08.2025, 11:45

  • Imago Images
  • Mattia Pelli

I droni si infilano ovunque: finestre, trincee, veicoli. «Si infilano dalle finestre di una casa per eliminare una singola posizione tattica», spiega Campochiari. La guerra è diventata chirurgica, ma anche impersonale. Il nemico è un pixel sullo schermo, un bersaglio da colpire prima che sparisca. E chi li pilota? Spesso ragazzi con esperienza nei videogiochi. «I videogiocatori si trovano naturalmente a loro agio quando vanno a utilizzare un drone», nota l’analista. Il confine tra simulazione e realtà si assottiglia, e la guerra si gamifica.

Non è solo una metafora. L’esercito ucraino ha creato “Brave1 Market”, una piattaforma che premia le uccisioni con punti da convertire in equipaggiamento. Un sistema di incentivi che sembra uscito da “Call of Duty”. La morte diventa una valuta. Il soldato, un avatar.

E non è tutto. Un video virale mostra un pilota di Bradley che disabilita un carro armato russo ricordando una strategia appresa in un videogioco. «Nel gioco non era in grado di penetrare il carro armato, ma era in grado di disabilitare tutti i suoi elementi ottici per guidare in cannone», racconta Campochiari. La guerra imita il gioco, il gioco anticipa la guerra. È una spirale inquietante.

Nel frattempo, la fanteria resta essenziale. «Le posizioni i droni non le tengono. Serve alla fine il fante per mantenere la posizione», ammette Campochiari. Ma chi vuole più arruolarsi per essere il bersaglio? L’articolo pubblicato su Le Grand Continent da “Robert-Henri Berger”, ufficiale francese sotto pseudonimo, lo dice chiaramente: la fanteria subisce tassi di perdite paragonabili a quelli del Primo conflitto mondiale.

La gamification della guerra rischia di banalizzare la violenza. La digitalizzazione può creare nuove vulnerabilità: attacchi informatici, blackout, sabotaggi. E soprattutto, il distacco emotivo. Se il nemico è un’icona sullo schermo, quanto vale la sua vita?

La guerra in Ucraina ci sta mostrando il futuro. Un futuro dove la tecnologia non è solo uno strumento, ma una grammatica. Dove il soldato è un operatore, il campo di battaglia un algoritmo, la morte una notifica. È un futuro che ci interroga, ci inquieta.

Perché se la guerra diventa un videogioco, il rischio è che qualcuno inizi a prenderci gusto.

Alphaville

Accedi a tutti i contenuti di Alphaville

Ti potrebbe interessare