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Labubu: il fascino inquietante della moda inutile

Come un pupazzetto peloso è diventato simbolo della cultura del consumo contemporanea. Il parere della sociologa Roberta Sassatelli

  • Ieri, 15:00
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Labubu in un negozio di Pechino, 2025

  • IMAGO / VCG
Di: Red. 

Chiunque abbia visto un Labubu sa che non si tratta di un semplice giocattolo. Con il loro sorriso malevolo, i denti aguzzi e le orecchie allungate, questi pupazzetti pelosi creati dall’artista hongkonghese Keating Lung sembrano usciti da un incubo nordico. Eppure, sono diventati oggetti di culto, protagonisti di code chilometriche e collezioni ossessive. A Lugano, per esempio, si è assistito a una vera e propria corsa all’acquisto: «C’era una folla di persone che cercavano di accaparrarsi un Labubu. Non servono a nulla, se non al piacere di ottenerli ed esibirli come accessorio» afferma ad Alphaville Roberta Sassatelli, professoressa di sociologia all’Università di Bologna e autrice del saggio Consumer Culture (Sage, 2007).

Ma cosa rende un oggetto apparentemente inutile, così desiderabile? «La moda è un modo di rendere comprensibile la novità. Tanto più un oggetto è inutile, tanto più diventa uno strumento di comunicazione», continua la professoressa Sassatelli. In altre parole, il Labubu non è solo un pupazzo: è un segnale sociale, un simbolo di appartenenza, un modo per dire “so cosa è trendy”.

Il fenomeno Labubu si inserisce in una dinamica più ampia, quella della cultura del consumo occidentale, dove l’accelerazione della produzione e l’obsolescenza programmata sono diventate la norma. «La velocità della nostra cultura materiale è in continua crescita esponenziale», spiega Sassatelli, sottolineando come la moda oggi sia sempre più rapida e volatile.

Un altro elemento chiave è la generazione: i Labubu parlano soprattutto ai più giovani, combinando tenerezza con orrore, una miscela che sfida le convenzioni del giocattolo tradizionale. Inoltre, la possibilità di collezionarli crea un senso di comunità e competenza: «Diventare esperti, dotarsi di conoscenze, poter discutere. Le mode non sono solo un fatto materiale, sono anche un fatto simbolico».

Infine, il Labubu è un esempio di globalizzazione culturale. Nato in Asia, è stato adottato e reinterpretato in Occidente, dimostrando come la cultura commerciale non conosca confini. «Questa ricerca ossessiva della novità è un tratto specifico della modernità occidentale», afferma Sassatelli, «ma è stato appropriato anche da Paesi del sud e dell’est del mondo».

In conclusione, il successo dei Labubu non è un mistero, ma il risultato di meccanismi culturali profondi: desiderio, distinzione, impatto generazionale, globalizzazione. Un piccolo mostriciattolo che ci racconta molto di più di quanto sembri.

16:29

Labubu mania

Alphaville 05.08.2025, 11:45

  • Keystone
  • Natascha Fioretti

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