Da decenni ormai le nuove tecnologie prendono sempre più spazio all’interno della scuola. Nonostante questa presenza sempre più ingombrante sia nella didattica che nella preparazione degli esercizi in classe, gli studi sul fenomeno in Svizzera sono relativamente pochi e piuttosto obsoleti: gli ultimi dati risalivano al 2001 e al 2007. Per colmare questa lacuna è stato istituito un progetto di oltre quattro anni sulla trasformazione digitale delle scuole del secondario superiore. Uno studio finanziato dal Fondo nazionale svizzero, che si è concluso a fine 2024. I risultati sono stati presentati proprio ieri alla Scuola Universitaria Federale per la Formazione Professionale (SUFFP) a Lugano. Ne ha parlato, ai microfoni di Alphaville, Alberto Cattaneo, uno dei direttori del progetto, docente alla SUFFP che si occupa di temi legati alle tecnologie didattiche.
Lo studio coinvolge 124 scuole secondarie superiori di diverso tipo in tutta la Svizzera. Sono stati distribuiti questionari, diverse tipologie di attori, dagli insegnanti ai membri delle direzioni scolastiche, alle persone in formazione. I dati poi sono stati raccolti in più fasi:
«Il progetto è durato più di quattro anni, con inizio nell’agosto 2020. Eravamo immediatamente dopo la prima fase di emergenza sanitaria. Dunque abbiamo fatto in modo di poter condurre un primo studio pilota confinato al Canton Zurigo e questo è avvenuto tra settembre e novembre 2021. Dopo aver verificato la bontà del questionario e la bontà dello strumento, lo abbiamo allargato per uno studio nazionale che è stato condotto tra maggio e luglio 2022 in tutti gli altri cantoni. Quindi siamo in possesso di dati rappresentativi di tutta la Confederazione. Successivamente abbiamo fatto degli studi su casi esemplari di trasformazione digitale nella didattica, con lo scopo di analizzare più in dettaglio con altre metodologie. E infine un piccolo addendum con uno studio supplementare sull’uso dell’intelligenza artificiale da parte delle persone in formazione, avvenuto a fine 2023».
Alberto Cattaneo, docente alla SUFFP
La tecnologia viene impiegata nelle scuole secondarie superiori svizzere. Esistono differenze tra i diversi cantoni? Si può riscontrare un margine di miglioramento in qualche ambito pedagogico?
«L’approccio che consente di utilizzare i propri dispositivi digitali è molto diffuso soprattutto oltre Gottardo in scuole altamente digitalizzate. Abbiamo visto che in termini di frequenza di utilizzo le tecnologie vengono utilizzate moltissimo. Al tempo stesso, però, vengono utilizzate per attività pedagogicamente semplici. L’esempio classico è la tradizionale presentazione PowerPoint. Mentre invece c’è ancora un ampio margine perché queste tecnologie siano integrate in attività che siano cognitivamente più coinvolgenti, più impegnative in senso positivo per le persone in formazione e anche più efficaci per favorire l’apprendimento. Ecco, su questo genere di attività c’è ancora un ampio margine di miglioramento».
Alberto Cattaneo, docente alla SUFFP
Il tema dell’intelligenza artificiale nel contesto dell’insegnamento e dell’apprendimento è sicuramente un tema caldo e molto attuale. Le ricerche condotte lo hanno infatti preso seriamente in considerazione:
«Non abbiamo purtroppo un approfondimento sulla regolamentazione perché si è trattato di uno studio aggiuntivo che abbiamo integrato nell’ultimo semestre di vita del progetto. Ci siamo focalizzati su un campione più piccolo, che ha interessato circa 2300 persone in formazione. Grazie ai risultati ottenuti dal questionario, alla fine del 2023 abbiamo identificato 15 scuole di tre ordini diversi che fossero tra le più digitalizzate di tutta la Svizzera e siamo andati ad approfondire l’uso da parte delle persone in formazione. Credo che questi dati oggi sarebbero molto diversi: abbiamo visto un uso dell’intelligenza artificiale non così diffuso come ci saremmo aspettati. Questo soprattutto nelle attività che prevedono un utilizzo di tali strumenti all’interno della scuola. Poi abbiamo notato delle relazioni interessanti tra il tipo di approccio utilizzato dal corpo docente e il tipo di competenze sviluppate dalle persone in formazione. Ad esempio abbiamo constatato un approccio critico-riflessivo, ossia che utilizza l’intelligenza artificiale per attività legate all’educazione e alla formazione in modo appunto critico, per porsi anche delle domande più ampie sulle conseguenze di questo utilizzo. E abbiamo visto che questo approccio è legato sia ad un utilizzo competente sia ad un utilizzo critico, responsabile, che implica anche una serie di considerazioni etiche da parte delle persone in formazione. Abbiamo poi notato che ci sono delle differenze di genere sulle quali varrà la pena riflettere, perché, come in altri casi, chi utilizza di più e forse anche con meno problemi queste tecnologie è la popolazione di genere maschile rispetto a quella di genere femminile».
Alberto Cattaneo, docente alla SUFFP
lo studio ha anche permesso di stilare una serie di raccomandazioni per gli attori della scuola, dal corpo docente alle direzioni scolastiche, fino alle persone in formazione:
«Sarà importante lavorare sempre anche a partire dalla formazione del corpo insegnante su una pedagogia forte nell’integrazione delle tecnologie che non sia però fine a sé stessa. In questo senso, le attività più stimolanti dal punto di vista cognitivo sono attività che vanno promosse. Vale la pena concentrarsi più sulla qualità direi che sulla quantità. C’è inoltre un utilizzo differenziato a seconda della materia e quindi sarà opportuno considerare le caratteristiche specifiche non solo del contesto scolastico, ma anche della materia specifica. Occorre definire delle priorità strategiche e degli obiettivi chiari per la trasformazione digitale anche a livello scolastico, coinvolgendo il corpo docente e promuovendo la collaborazione stretta tra gli insegnanti».
Alberto Cattaneo, docente alla SUFFP
La trasformazione digitale delle scuole del secondario superiore
Alphaville 07.05.2025, 11:45
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