Mi imbatto in un minuzioso manualetto di savoir-faire, redatto da una (ex) famosissima banca elvetica, che promette di fornirci tutti i consigli indispensabili per avere un comportamento adeguato ad ogni contesto. Fa un po’ sorridere – soprattutto il fin troppo esaustivo capitolo dedicato ai sigari: come accenderli, come riconoscerli, come fumarli. Manco fossimo dei gangster degli anni ’20 che discutono di affari loschi. Eppure, non posso fare a meno di riconoscere l’estrema cura dedicata a ogni dettaglio, come solo chi padroneggia l’arte del bon ton sa fare.
Forse il sapore un po’ retrò di alcune norme potrebbe oggi far discutere. Nel mondo del lavoro, per esempio, il galateo moderno ha ormai preso atto (finalmente, direi) che ruoli di rilievo possono essere ricoperti da donne, tanto da introdurre un “nuovo” principio: “il rango ha la precedenza sull’età e l’età sul sesso”. Per questo motivo viene esplicitamente ricordato che potrebbe essere la consulente – e non l’uomo – ad aiutare il cliente a indossare il cappotto. Una variazione significativa rispetto alla tradizione, che un tempo prevedeva che fosse sempre l’uomo ad aiutare la donna.
È proprio vero: esiste un galateo per ogni cosa. A tavola, al lavoro, ai matrimoni e durante eventi formali. C’è un codice per scegliere l’abbigliamento giusto, per gli accessori, per i fiori, per fare un invito e anche per rispondere. Utilizzare il tono adeguato, avere un abbigliamento consono, sapere a chi cedere il passo e mantenere modi impeccabili sono competenze essenziali per chi dà ancora peso alle buone maniere. E, in fondo, non si tratta di una qualità riservata solo a chi ha un animo più conservatore: possono davvero fare la differenza, se applicate nel modo giusto.
Bon ton
Laser 07.02.2024, 09:00
Contenuto audio
Comportarsi a regola d’arte aiuta a mettersi nella giusta luce e, perché no, ad aggiungere un tocco di carisma che non guasta mai. Del resto, il culto del “saper fare” non è certo invenzione recente: basti pensare a Monsignor Giovanni Della Casa che, già nel 1552, scrisse un trattato dalle intenzioni chiarissime… e dal titolo decisamente esplicativo: Trattato di Messer Giovanni Della Casa, il quale sotto la persona d’un vecchio idiota ammaestrante un suo giovanetto, si ragiona de’ modi che si debbono o tenere o schifare nella comune conversazione, cognominato Galateo, overo de’ costumi.
Questo il titolo originale di quello che tutti noi conosciamo semplicemente come Galateo, poi edito postumo nel 1558. Eppure, a dispetto delle formule d’altri tempi, quei consigli di buon senso, se applicati con misura, sono ancora oggi sorprendentemente efficaci. Ne è la prova un’interessante iniziativa dell’Università di Bergamo, dove un gruppo di over 70 spiega le buone maniere ai più giovani studenti universitari suscitando grande interesse. Un confronto intergenerazionale da cui emerge che il saper fare è una qualità ancora apprezzata e che continua a risuonare, con le dovute migliorie, nella nostra società.
I fondamenti: chi ha la precedenza?
Cedere il passo è un gesto di cortesia, ma anche un segnale che rivela la conoscenza delle regole non scritte e la cura per i dettagli.
Nella vita quotidiana, la regola base vuole che abbiano la precedenza le persone che escono, seguite da chi entra. Fa eccezione la regola del “ladies first”: in un locale pubblico, un uomo che sta uscendo può benissimo lasciar passare una signora, tenendole la porta aperta. Dopo le donne, la precedenza spetta a chi è più anziano.
Se si è diretti insieme al ristorante, ci sono altre regole da seguire: solitamente è chi invita ad entrare per primo, con lo scopo di verificare in anticipo la prenotazione, per poi guidare gli invitati verso il tavolo. Se invece ad accogliere è il cameriere, si cede il passo agli ospiti, mentre chi ha invitato chiude la fila con discrezione. All’uscita sono invece gli ospiti ad andare per primi, seguiti dall’invitante che uscirà per ultimo.
In casa? Ancora qualche differenza: gli ospiti si accolgono sulla soglia di casa e quando si congedano vanno accompagnati alla porta. I padroni di casa, prima di chiudere, aspetteranno che gli ospiti abbiano preso le scale o l’ascensore.
L’abito fa il monaco
La scelta dei vestiti è sempre in funzione dell’occasione. La prima regola è la perfetta vestibilità: mai magliette troppo strette, né pantaloni troppo larghi. Più aumenta il grado di formalità, più l’etichetta diventa precisa e imprescindibile. Sulle scarpe, ad esempio, valgono regole severissime: non devono mai essere più chiare dell’abito e vige il sacro principio del “no brown after six” (niente scarpe marroni dopo le 18:00).
Per le donne, il galateo impone che i tacchi non superino i 5 cm e che non si indossino più di cinque gioielli contemporaneamente – compresi orologio e occhiali.
Invitare con stile
Ogni tipo di invito ha le sue regole. Per un pranzo d’affari può bastare una e-mail, purché cortese e chiara. Ma per un banchetto formale è necessario un invito scritto, da inviare con largo anticipo. E se si è invitati, la buona educazione impone di rispondere appena possibile. Anche in caso di rifiuto. Il silenzio, in questo caso, non è mai elegante.
Galateo del telefono
La regola generale è semplice: non si telefona prima delle 9:00 del mattino e mai dopo le 19:00. Sarebbe opportuno evitare anche gli orari dei pasti, per non disturbare.
In ogni caso, è fondamentale mantenere un tono di voce moderato, soprattutto nei luoghi pubblici. E c’è un divieto assoluto, inamovibile: non appoggiare il telefono sul tavolo durante i pasti. È inelegante e trasmette disinteresse per la compagnia.
Regalare un fiore. Sì, ma con attenzione
Sì, anche il gesto, in apparenza semplice, di regalare dei fiori segue un’etichetta ben precisa. Non vorrai che il tuo bouquet dica “condoglianze” invece di “auguri”, vero?
È buona regola non consegnare a mano un mazzo troppo voluminoso: potrebbe mettere in difficoltà chi lo riceve. Inoltre, non bisogna mai dimenticare di allegare un biglietto che accompagni il nostro fiore.
Attenzione anche al colore: Il rosso è il colore dell’amore; giallo, rosa e arancione sono perfetti per augurare “buona guarigione” o “buon compleanno”. Il bianco è controverso: se nella nostra cultura è spesso utilizzato come colore della purezza (tanto che i fiori bianchi sono scelti frequentemente per i matrimoni), in alcune culture è associato ai funerali, quindi va usato con cautela.
Gaffe e scuse, con eleganza
Le situazioni imbarazzanti non vanno certo a braccetto con il galateo, ma possono essere inevitabili. E in questi casi, è come si reagisce a fare la differenza.
Se qualcuno inciampa (senza farsi male, ovviamente), la cosa migliore è far finta di niente. Se invece ha, per dire, la cerniera abbassata, è più cortese segnalare l’inconveniente con discrezione. In ogni situazione, la regola fondamentale è evitare che l’altro si senta a disagio.
In conclusione, direi che il savoir-faire non è solo un’ossessione per i nostalgici del bon ton. È piuttosto un’arte gentile, che si dimostra nei dettagli, nei gesti e nelle parole. In un mondo che corre, il savoir-faire ci ricorda come rallentare con grazia ed eleganza, prestando la giusta attenzione alle piccole cose. E magari, tornare ad apprezzare un invito scritto, un mazzo di fiori scelto con cura o una stretta di mano data davvero nel momento giusto.
Le darei la mano, ma vedo che ce l’ha già.
Roberto Benigni, “Il mostro”