Società

Tradwives: il ritorno delle mogli tradizionali

Un fenomeno recente che tende a romanticizzare i ruoli di genere e incoraggiare una struttura patriarcale

  • 13 aprile, 13:55
  • 15 aprile, 09:10
The Ladies's home journal (1948)
Di: Emanuela Musto

In alcuni angoli di internet, un segmento di donne mostra nostalgia per un’epoca che non ha mai conosciuto. Queste millenial e zoomer rendono glamour l’estetica degli anni ’50, indossando abiti retrò attillati e svasati e postando illustrazioni vintage di casalinghe in grembiule che sistemano la cena sul tavolo. Anche la loro politica richiama quella del boom economico successivo alla Seconda Guerra Mondiale (almeno per coloro che erano eterosessuali, bianchi e della classe media). Nella loro società ideale, gli uomini sono i provider (fornitori), le donne sono le casalinghe e il nucleo familiare è il Santo Graal. Queste giovani donne però non sono le “normali” casalinghe, tendenzialmente si fanno beffe di quello che considerano il femminismo moderno. Fondamentalmente, promuovono la sottomissione al marito, a volte evocando principi cristiani fondamentalisti nelle loro convinzioni.

Il ritorno delle tradwives (mogli tradizionali) ha catturato l’attenzione di molti, suscitando un dibattito acceso. Da un punto di vista femminista, esploriamo questo fenomeno con uno sguardo critico e analitico. Quello delle tradwives è un fenomeno recente nel mondo occidentale (soprattutto negli Stati Uniti) che tende a romanticizzare i ruoli di genere e incoraggiare una struttura patriarcale.

Le tradwives incarnano un’ideologia che celebra il ruolo tradizionale della donna come moglie e madre a tempo pieno, dedicata esclusivamente alla gestione della casa e alla cura della famiglia, rinunciando spesso alla propria carriera e indipendenza economica. Queste donne (perlopiù giovani) sembrano essere regredite nel tempo, avendo rivisitato gli anni ’50 e portato alcuni elementi di quell’epoca ai giorni nostri, inclusa l’insistenza non solo sulle abilità casalinghe vecchio stile, ma sulla sottomissione ai loro mariti e compagni, sul non lavorare mai fuori casa. Si tratta di una vera e propria sottocultura di casalinghe che sono orgogliose di essere tali.

Decalogo della donna perfetta

Il mondo ha acquisito familiarità con le tradwives perché molte di loro celebrano e promuovono questi valori attraverso canali social media come Youtube, Tik Tok e Instagram. Attraverso queste piattaforme e la creazione di hashtag appositi queste casalinghe content creator condividono suggerimenti, trucchi e spiegazioni sul loro stile di vita. Alcune delle influencer tradwives di maggior successo annoverano milioni di follower: Nara Smith (1.5 milioni di follower su Tik Tok) e Hanna Neeleman di Ballerina Farm (8.5 milioni su Instagram) sono tra le più seguite.

È piuttosto difficile risalire esattamente a quando sia esplosa questa tendenza, anche se si può affermare con certezza che l’ascesa dei social media le ha permesso di crescere in modo esponenziale. Prima che Instagram, Tik Tok e Youtube fossero disponibili 24 ore su 24, ci voleva più tempo perché movimenti politici, sociali o culturali si diffondessero. Ora una adolescente di Lugano può imbattersi in un carosello fotografico che offre una serie di consigli per le pulizie di una moglie tradizionale del Regno Unito e all’improvviso è un futuro che può immaginare per se stessa.

Questo modello, apparentemente arcaico, si scontra con le lotte storiche del movimento femminista per l’autonomia, l’uguaglianza di genere e l’accesso alle opportunità professionali.

Tuttavia, mentre molti osservatori potrebbero vedere questo ritorno al tradizionalismo come un passo indietro per le donne, un’analisi più approfondita potrebbe rivelare sfumature più complesse. Innanzitutto, è cruciale riconoscere che la scelta individuale di una donna di abbracciare il ruolo di tradwife non dovrebbe essere automaticamente condannata come regressiva o anti-femminista, vi sono sfumature in questi due ruoli apparentemente in opposizione. Il vero spirito del femminismo risiede nel consentire alle donne di fare scelte autonome e consapevoli, senza essere giudicate o limitate dagli stereotipi di genere. Per molte donne, diventare una tradwife potrebbe essere una forma di resistenza al patriarcato in sé. In un mondo che ancora valorizza e premia maggiormente le qualità maschili questa scelta potrebbe essere interpretata come un’affermazione del valore del lavoro non retribuito svolto tradizionalmente dalle donne all’interno della famiglia, sottolineando l’importanza del lavoro domestico e della cura come pilastri fondamentali della società.

patriarcato

California, 4 luglio 2022

  • Keystone

Tuttavia, non si può ignorare le sfide e le criticità associate a questo particolare ritorno. Questo modello può facilmente degenerare in un’oppressione delle donne, limitando le loro opportunità di realizzazione personale e professionale e relegandole a ruoli subordinati all’interno della famiglia. Inoltre, la dipendenza economica da un partner potrebbe renderle vulnerabili a situazioni di abuso o coercizione.

È fondamentale promuovere un approccio che consenta alle donne di fare scelte libere e informate, garantendo al contempo l’accesso all’istruzione, alle opportunità di lavoro e alle risorse necessarie per l’indipendenza economica. Invece di demonizzare o idealizzare un particolare modello familiare dovremmo impegnarci a creare una società in cui le donne possano navigare liberamente tra una gamma di opzioni senza essere vincolate da stereotipi di genere o da aspettative oppressive. Mentre è importante riconoscere la validità della scelta individuale, è altrettanto cruciale affrontare le sfide strutturali che possono limitare le opportunità delle donne e contribuire a creare una società più equa e inclusiva per tutti.

Un nuovo femminismo

Attualità culturale 24.11.2017, 17:05

  • Keystone

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