New York ha scelto il cambiamento. Zohran Mamdani, 34 anni, musulmano di origini indiane nato in Uganda, è il nuovo sindaco della città simbolo del capitalismo globale. Una vittoria storica che segna una svolta radicale e lancia un messaggio potente all’intero Paese.
Mamdani ha conquistato la fiducia dei newyorkesi con una campagna incentrata su temi concreti. «Mamdani ha fatto una campagna su casa, salute, costo della vita, trasporti» spiega il giornalista Roberto Festa, al microfono di Enrico Bianda e Cristina Artoni nella rubrica Alphaville. Il suo slogan “Tax the rich” ha risuonato in una metropoli dove le disuguaglianze sono sempre più evidenti.
La vittoria di Zohran Mamdani
Alphaville 05.11.2025, 12:05
Contenuto audio
Socialista democratico dichiarato, Mamdani incarna una nuova generazione politica. La sua ascesa riflette l’impennata dei Democratic Socialists of America, passati da 6.000 a 90.000 membri in sei anni. In un’America polarizzata, la sua elezione rappresenta una sfida al sistema e un’alternativa concreta per chi non si riconosce più nei vecchi schemi.
La sua campagna ha mobilitato un esercito di volontari: «107.000 persone si sono ingaggiate per Mamdani e hanno bussato a 3 milioni di porte» ricorda Festa. Giovani, comunità nere, ispaniche, asiatiche, e una borghesia strangolata dal caro vita hanno formato una coalizione ampia e determinata.
Ma il successo non è arrivato senza resistenze. Donald Trump aveva minacciato di tagliare i fondi federali in caso di vittoria del “comunista Mamdani”. Il New York Post ha titolato “The Red Apple”, raffigurando il neo-sindaco con falce e martello. Attacchi che non hanno scalfito la sua determinazione.

Mamdani eletto sindaco di New York
Telegiornale 05.11.2025, 12:30
Ora Mamdani dovrà dimostrare di saper governare. Citando Mario Cuomo (padre dello sconfitto Andrew): «si fa campagna elettorale in poesia, ma si governa in prosa». Mamdani ha già risposto alla sollecitazione: «la nostra prosa farà comunque delle rime». Un modo per ribadire che le promesse non saranno dimenticate.
Le sfide sono titaniche. Il costo della vita è alle stelle, gli affitti spingono fuori dal centro intere fasce di popolazione. L’editore e giornalista Marco Cassini (intervistato in Alphaville da Enrico Bianda e Cristina Artoni) evoca il romanzo “Rosemary’s Baby”, dove una coppia “vende l’anima al diavolo” per vivere a Manhattan.
Mamdani ha promesso di rendere New York più accessibile, ma dovrà affrontare le lobby immobiliari e finanziarie. «Gli uomini più ricchi della città - sottolinea Festa - hanno riversato milioni di dollari nel voto di New York per cercare di impedire a Mamdani di diventare sindaco». Il conflitto tra equità sociale e interessi economici sarà il banco di prova del suo mandato.
Il suo successo è anche il trionfo di chi si è sentito escluso per troppo tempo. Giovani, immigrati, lavoratori precari, famiglie espulse dai quartieri storici. Mamdani ha dato loro voce, e loro gli hanno dato fiducia. Ha battuto l’ex governatore Andrew Cuomo e il repubblicano Curtis Sliwa, conquistando oltre il 50% dei voti. Un risultato che non è solo numerico, ma simbolico: New York ha scelto il futuro.
Mamdani ha condotto una campagna incentrata su accessibilità economica e servizi sociali, promettendo autobus gratuiti, assistenza all’infanzia, supermercati comunali e un salario minimo. Una visione audace, che lo ha reso bersaglio di lobby aziendali e gruppi conservatori, ma che ha galvanizzato un elettorato in cerca di giustizia.
New York è da sempre laboratorio di innovazione politica. La vittoria di Mamdani potrebbe segnare l’inizio di una nuova stagione progressista, in controtendenza rispetto alla svolta conservatrice degli ultimi anni. «Nel momento in cui l’America conosce una tra le più radicali svolte a destra della sua storia, si allarga il seguito per le idee socialiste», ribadisce Roberto Festa.
L’elezione di Zohran Mamdani non è solo un voto, ma un segnale potente che il futuro può essere riscritto dal basso. In una metropoli che spesso sembra appartenere solo ai più forti, ha vinto chi non aveva voce. Ora il sogno socialista cammina tra le strade della città, e ogni passo sarà osservato con speranza — o timore.



