La sua missione, da trent’anni, è molto chiara: creare un punto di incontro e di scambio tra chi si occupa, a vario titolo, della storia delle Alpi.
Si tratta dell’Associazione Internazionale per la Storia delle Alpi (AISA), nata il 7 ottobre 1995 a Lucerna per iniziativa di una trentina di storici provenienti da sei Paesi alpini – Svizzera, Germania, Austria, Francia, Italia e Slovenia – a cui si è aggiunto successivamente anche il Liechtenstein. Un organo che si rivolge non solo a studiosi attivi in ambito accademico, nei centri di ricerca, negli archivi e nei musei, ma che accoglie anche con interesse studenti, ricercatori indipendenti, appassionati di storia locale e regionale, e tutti coloro che, per motivi professionali o personali, guardano alla storia alpina come chiave di lettura del presente.
La conquista delle Alpi
La storia infinita 20.10.2024, 18:45
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L’idea di fondo nasce dall’osservazione di una sorprendente ricorrenza: le similitudini che ricorrono tra valli geograficamente lontane, e le risposte condivise che sono state date a problemi comuni, con visioni e sensibilità collettive. È da qui che prende forma una piattaforma transnazionale di dialogo, un luogo dove superare confini politici, linguistici, culturali e disciplinari, per riconoscere le Alpi non come barriera naturale o zona di transito, ma come spazio centrale nella storia europea. L’AISA promuove così lo scambio di conoscenze, alimenta collaborazioni fruttuose e costruisce una rete viva di relazioni che fa delle Alpi un laboratorio storico e culturale unico nel suo genere.
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La sede operativa dell’Associazione si trova in Ticino, presso il Laboratorio di Storia delle Alpi (LabiSAlp), ospitato dal 2006 all’Accademia di Architettura di Mendrisio. Qui si studiano i molteplici aspetti dello spazio alpino: economici, sociali, culturali, demografici e politici, con uno sguardo attento sia ai processi interni, sia ai rapporti con le regioni esterne alla montagna.
In occasione del 30° anniversario dell’AISA, ad inizio luglio la Casa della Sostenibilità di Airolo – avamposto alpino dell’USI – ha ospitato tre giorni di conferenze internazionali per riflettere sul cammino percorso e sul contributo che la ricerca storica può offrire alle sfide contemporanee: dal cambiamento climatico al turismo di massa, dallo spopolamento delle valli alla tutela del paesaggio. Non solo celebrazione, dunque, ma soprattutto analisi critica e proposta.

Jean-François Bergier, storico svizzero.
L’intuizione iniziale – ricorda lo storico Luca Mocarelli, professore ordinario all’Università di Milano-Bicocca, già presidente dell’AISA e oggi nel consiglio direttivo – fu di Jean-François Bergier, storico elvetico e uno dei grandi innovatori della storiografia alpina del secondo Novecento. Bergier comprese infatti che le Alpi non erano una periferia, ma un crocevia centrale della storia europea. E che per studiarle davvero, serviva una rete internazionale di studiosi, favorendo di fatto un approccio interdisciplinare che invitasse ad esplorare la storia alpina nella sua complessità, intrecciando prospettive diverse per comprendere a fondo i fenomeni che hanno attraversato questo spazio montano. Fu proprio grazie alla sua visione e alle sue relazioni che nacque poi l’Associazione.
E nel corso degli anni, l’AISA ha esplorato in profondità i molteplici volti della storia alpina: dai transiti e dalle vie di comunicazione alle relazioni tra città e montagne, fino ai confronti con altre grandi catene montuose del mondo come le Ande e l’Himalaya. Proprio questo confronto ha messo in luce la singolarità delle Alpi: una catena montuosa densamente popolata, fortemente connessa, con un capitale umano dinamico e un tessuto economico ricco e variegato.
A rendere ancora più distintivo l’approccio dell’AISA è anche la scelta di valorizzare le lingue dell’arco alpino – italiano, francese, tedesco, sloveno – resistendo all’omologazione dell’inglese accademico. È una scelta culturale e politica: le Alpi sono uno spazio comune, ma anche plurale, attraversato da secoli di migrazioni, commerci, scambi e contaminazioni. La pluralità linguistica diventa così specchio della complessità storica e identitaria della regione.

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Durante la tre giorni di Airolo, l’attenzione si è quindi spostata dalla storia dell’Associazione alle urgenze del presente: dalla tutela del patrimonio paesaggistico al turismo e all’overtourism, ma anche a temi quali lo spopolamento delle valli, il cambiamento climatico e la montagna e i suoi pericoli.
«La cosa fondamentale che emerge e che emergerà per affrontare le sfide e le questioni del presente - sottolinea ancora Mocarelli - è la conoscenza del passato». Le Alpi condividono molte caratteristiche, ma racchiudono anche differenze profonde, e agire consapevolmente richiede la comprensione delle loro specificità. La storia, in questo contesto, non è mera ricostruzione, ma strumento per immaginare soluzioni sostenibili, rispettose della natura e delle comunità locali.
Le Alpi sono uno spazio delicato, sul piano ambientale quanto su quello sociale e culturale; solo comprendendone la complessità sarà possibile costruire un futuro più equilibrato e condiviso. Ed è proprio in questa direzione che, da trent’anni, l’AISA si muove e si muoverà.
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