Roberto Bottinelli, classe 1946, è stato professore per decenni al ginnasio e alla scuola media. È un grandissimo esperto di storia luganese. Scrive di tempi nemmeno tanto lontani, di cui però spesso ci si dimentica: per esempio, chi si ricorda che nel Ceresio si lavavano i panni, o che in piazza c’erano i materassai?
«C’era il chiosco di Celestino Scossa proprio in mezzo alla piazza, c’erano dei materassai, c’era gente che aggiustava le sedie, c’era un movimento enorme attorno a questa piazza: allora Piazza delle scuole, oggi Piazza della Posta. La Via al Forte di oggi, una tempo si chiamava Via Industria, portava a una delle principali industrie di Lugano: ce n’erano pochissime, ma il Setificio Lucchini occupava la bellezza di 200 ragazze, vicino c’era la Conceria Beretta Piccoli.»
Il fatto che queste memorie siano arrivate fino a noi spesso è dovuto alle particolari passioni di personaggi luganesi, non necessariamente professori di storia. Per esempio, molto importante è la grande collezione di cartoline di Diego Luraschi, originario di Castione ma titolare di un negozio di filatelia in Via Cattedrale a Lugano: se esiste una memoria visiva di quella che era la Lugano di tanti anni fa lo dobbiamo anche a lui. Oppure ci sono gli appunti presi da Attilio Rezzonico nel vecchio ristorante di famiglia: «Rezzonico è cresciuto in Via al Forte, nel ristorante dei suoi genitori, e ha avuto l’idea di scriversi tutto, di provare a descrivere i clienti, cosa mangiavano, come si muovevano, i loro soprannomi.»
Conservare e tramandare la memoria di Lugano e dei suoi dintorni, per Roberto Bottinelli è qualcosa che non c’entra nulla con il perdersi nei ricordi o nella nostalgia, è qualcosa che a che fare con ciò che verrà: «Chi non conosce quello che c’è stato prima, non può preparare nessun futuro, né il futuro come persona, né il futuro come civiltà.»