Se si chiedesse ad un passante di indicare il nome di un famoso assassino seriale, è ben possibile che la risposta sia Jack lo Squartatore: non un semplice criminale, ma un personaggio divenuto leggenda.
Nel 1888 a Londra, precisamente nell’East End a Whitechapel, furono brutalmente uccise 5 prostitute; l’autore di quei crimini non fu mai arrestato. Il 31 agosto 1888 venne rinvenuto il cadavere di Mary Ann “Polly” Nichols, tale scoperta non destò particolare clamore e ben poco fu l’interesse riservato al caso dalla stampa. Il quartiere londinese di Whitechapel era infatti uno dei più poveri e negletti della città, spesso teatro di crimini violenti che coinvolgevano persone che vivevano in modo precario, ai margini della società: prostitute, ubriaconi e senzatetto. Soltanto successivamente, l’8 settembre dello stesso anno, alla scoperta del corpo di Annie Chapman, gli investigatori constatarono incredibili somiglianze con l’efferato delitto di Mary Ann Nichols, al punto da spingerli a considerarli opera della stessa mano. Nel mese successivo furono trovate altre due donne, Elizabeth Stride e Chaterine Eddowes, i cui cadaveri mostravano sconvolgenti somiglianze con quelli delle prime due vittime. L’ultima vittima attribuita a Jack lo Squartatore fu Mary Jane Kelly, ritrovata senza vita il 9 novembre 1888. E dal quel momento più nulla.
- Jack lo squartatore, di Jesús Franco, 1976. Play Suisse
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Il modus operandi di Jack lo Squartatore, che aveva agito in un’area di appena 450 metri quadrati, era particolarmente raccapricciante; nessuno dei cadaveri presentava ferite da difesa, sebbene i corpi fossero stati sottoposti ad una particolare crudeltà, squartati a coltellate, con gli organi estratti e talvolta sottratti dal killer, quasi fossero dei souvenir. Fu proprio la crudeltà senza precedenti ad essere responsabile del panico che si propagò nella città ed in particolare nel misero quartiere di Whitechapel. Neppure la costante sorveglianza da parte delle forze dell’ordine e la costituzione di una ronda di quartiere, il Whitechapel Vigilance Committee, permisero di individuare l’autore di tali efferatezze. Scotland Yard interrogò centinaia di persone di ogni estrazione sociale e arrestò alcuni sospettati, poi rilasciati; si ipotizzò che l’assassino potesse essere un medico o anche un macellaio vista la conoscenza dell’anatomia e la natura delle ferite inferte. Dopo l’arresto di un primo presunto sospettato, il 28 settembre 1888 giunse alla Central News Agency di Londra una lettera scritta con inchiostro rosso, firmata Jack lo Squartatore, in cui l’autore sosteneva di essere l’assassino ricercato.

Prima lettera autografa di Jack lo Squartatore.
Fu la prima di tre missive. La prima denominata Dear Boss, la seconda Saucy Jacky, e l’ultima From Hell, a cui venne allegata la metà di un rene, con l’indicazione che l’altra metà fosse stata mangiata.
Le lettere ebbero un enorme impatto mediatico e i giornali contribuirono ad alimentare il terrore e la fascinazione popolare, con la creazione della figura dell’assassino seriale: metodico e riconoscibile per il suo specifico modus operandi, in aperta sfida con la polizia.
Gli inquirenti non furono in grado di attribuire le lettere all’assassino di Whitechapel, poiché in realtà non contenevano nuovi indizi o fatti sconosciuti all’opinione pubblica, né furono ritrovate sui cadaveri. Soprattutto la terza lettera, inoltre, sembrava provenire da un altro autore, non essendo state riscontrate similitudini nella calligrafia comparata con le prime due.

La lettera From Hell, Jack lo Squartatore
L’impossibilità di riconoscere in Jack lo Squartatore l’autore delle lettere e di risolvere il caso non fu in realtà causata dall’inefficienza di Scotland Yard, bensì dal fatto che la polizia non era addestrata ad affrontare un tale evento e neppure disponeva delle adeguate tecniche di indagine, ancora rudimentali e che non contemplavano né l’esame del DNA, né altri strumenti scientifici.

John Tenniel, Caricatura della presunta incompetenza della polizia, 1888.
Alle molteplici speculazioni sull’identità dell’autore si aggiunse poi anche la teoria espressa, tra agli altri da George Bernard Shaw, secondo cui lo scopo di tali delitti sarebbe stato quello di attirare l’attenzione sulla miseria del proletariato inglese e sulle pietose condizioni dei sobborghi come Whitechapel. L’eco dei delitti mise in luce una Londra spaccata in due: da un lato la Londra vittoriana, quella opulenta della regina Vittoria, ascesa al trono nel 1837 e simbolo dell’integrità morale, in cui la modernità avanzava a grandi passi; dall’altro i sobborghi popolari in cui il degrado sociale e le contraddizioni dell’urbanizzazione esplodevano con violenza. La divisione dei ceti sociali a Londra era sottolineata anche dall’ubicazione geografica dei quartieri: West End: sobborghi lussuosi, e East End: quartieri della povertà.
I delitti dello Squartatore spinsero le classi dirigenti a riflettere sulla necessità di riforme sociali, sul problema della prostituzione e sulla condizione delle donne. Nacquero così nuove iniziative di assistenza, vennero finanziati rifugi femminili, cominciarono i primi tentativi di urbanizzazione dei quartieri poveri (vennero costruito il sistema fognario) e si implementarono le prime riforme socio-sanitarie.

Logotipo della miniserie a fumetti From Hell, di Alan Moore e Eddie Campbell, 1991-1996.
Oggi Jack lo Squartatore è oggetto di un’autentica “industria culturale”: film, romanzi, documentari, tour a tema, studi accademici e teorie complottistiche continuano a fiorire. La sua fama è principalmente da ricondurre all’impossibilità di indentificarlo poiché, nonostante il dossier sia stato più volte ripreso con esami del DNA proveniente da materiale organico che si presume fosse dell’autore, ad oggi ancora non vi è alcuna certezza, né presumibilmente mai vi sarà, sulla sua vera identità.
Neppure si può dimenticare la situazione storica in cui si sono svolti i fatti, l’età vittoriana, simbolo di progresso e povertà, moralismo e ipocrisia, innovazione e abbandono sociale. Whitechapel fu il palcoscenico di una tragedia presente ancora oggi nella memoria collettiva, non soltanto per indulgere nel macabro, ma soprattutto per cercare di comprendere le radici profonde della violenza e dell’emarginazione.
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