Storia

L’epoca degli orologi in Ticino

Storia della ex fabbrica Diantus a Castel San Pietro per scoprire il ruolo centrale del Canton Ticino nell’orologeria svizzera

  • Oggi, 14:00
  • Oggi, 14:48
Fabbrica Diantus
  • RSI
Di: Valeria Frei, storica dell’arte 

Forse non tutti associano gli orologi svizzeri con il Ticino. In genere si pensa a La Chaux-de-Fonds e a Bienne, alle grandi marche eleganti dai nomi francesi. Eppure, il colosso svizzero Swatch, all’apice del suo successo, scelse proprio una ditta di Castel San Pietro per realizzare una parte dei suoi famosi orologi: la Diantus SA.

Per il nostro cantone, l’industria orologiera ha avuto un ruolo davvero centrale; ancora oggi, circa 40 aziende sono attive nel settore. La prima fabbrica in Ticino fu costruita ad Arogno, in Val Mara, nel 1873: si chiamava Challet-Manzoni e produceva gli abbozzi per orologi, naturalmente orologi meccanici. L’edificio esiste ancora ed è in corso una sua riqualifica.

04:25

Storia della ex fabbrica Diantus a Castel San Pietro

RSI Cultura 17.06.2025, 14:00

  • RSI
  • Lorena Pianezza, Debora Huber
Il processo produttivo

Il settore orologiero ha un processo produttivo molto composito, formato da numerosi passaggi e interventi.

In epoca protoindustriale i processi avvenivano naturalmente in maniera artigianale e un’unica ditta affrontava (quasi) tutti i passaggi. C’era però già la divisione tra fabbriche di ebauches (quindi degli abbozzi, delle parti in metallo che andavano a formare i meccanismi) e fabbriche che affrontavano il terminage, quindi il montaggio delle parti per ottenere l’orologio.

Con l’industrializzazione il processo si è frammentato e tende a essere molto dispersivo, però ha anche iniziato a dare lavoro a tante piccole-medie industrie; nella Svizzera italiana soprattutto a partire dagli anni Cinquanta.

Per ottenere il nostro piccolo oggetto da polso si muovono a catena tutta una serie di fabbriche e di dettaglianti. In primo luogo, naturalmente, le fabbriche di abbozzi (o “ebauches”) di orologi; poi le fabbriche di lavorazione di pietre fini o pietre sintetiche molto resistenti, usate per la meccanica di precisione. Inoltre: fabbriche di casse, vetri, quadranti, lancette, molle, spirali, viti, cinturini, ecc.

Senza dimenticare le fabbriche che costruiscono macchinari specifici per la fabbricazione degli orologi: macchinari ad alta precisione per la produzione dei vari componenti, macchine che compongono la catena di montaggio, oppure macchinari per il controllo dell’esattezza, perché la precisione è regolata da norme di tolleranza molto rigide.

Le vere e proprie fabbriche di orologi si occupavano del terminage e del controllo della precisione e della resistenza del prodotto. Oltre alla Diantus, ce n’erano molte altre nel Mendrisiotto, ma anche nel Locarnese (in particolare a Losone, con la Camy) e nella Valle di Blenio: all’Aquila si trovava, per esempio, la fabbrica gestita da Giancarlo Buzzi.

La crisi e lo swatch

L’importanza di questo settore è apparsa ancora più evidente quando nel 1974 entra in crisi. Oltre alla crisi congiunturale mondiale, avviatasi nel 1973, l’industria orologiera meccanica svizzera inizia a subire l’irruzione degli orologi elettronici a circuito integrato. Quelli al quarzo che funzionano a batteria.

A subire maggiormente non è l’industria orologiera delle grandi marche, legata al lusso, ma l’industria degli orologi più comuni, chiamati Roskopf, dal nome dell’orologiaio che inventò il meccanismo semplificato. In gran parte questi orologi venivano prodotti proprio qui da noi, e nel Canton Neuchâtel.

Molte fabbriche dovettero chiudere, molte persone persero il lavoro.

E poi nel 1983 la Swatch arriva a salvare la situazione. La Swatch propone un orologio da polso a circuito integrato, in plastica e a buon mercato, nato a Bienne e subito diventato pop in tutto il mondo! L’orologio Swatch va proprio a interpretare lo spirito degli anni Ottanta e Novanta, sia con il suo design super variegato, sia con i suoi prezzi davvero per tutti.

La Diantus di Castel San Pietro

Già nel 1950, Carlo Agustoni, Angelo Bajetta e Walter Bernasconi fondarono la Supercrono SA a Castel San Pietro, rinominata nel 1958 Diantus Watch SA. Inizialmente l’azienda si trovava in un piccolo edificio lungo la strada principale; poi, proprio nel 1958, si trasferì in un edificio di nuova costruzione sulla collina affacciata verso valle, a sud.

La Diantus Watch assemblava proprio gli orologi del genere Roskopf, ma è riuscita a sopravvivere alla crisi. Poi nel 1985 è entrata a far parte del gruppo ETA SA, ditta che gestisce la produzione di meccanismi per diverse marche, tra cui anche per la ditta Swatch. La Diantus si è risollevata al punto da doversi trasferire in uno stabile più grande e dal 1994 si trova a Mendrisio. All’apice della sua attività dava lavoro a ben 600 operaie, il 90% ragazze, soprattutto frontaliere.

L’edificio presenta una distribuzione degli spazi tipica dell’industria leggera moderna. Si tratta di un semplice parallelepipedo sviluppato su due piani, con un ingresso arretrato introdotto da qualche scalino e una tettoia. Dispone inoltre di una zona di carico e scarico per il trasporto su gomma. Quest’ultima è divisa da una sezione verticale in mattoni a vista ed è caratterizzata da un modulo decorativo geometrico ripetitivo. La piccola ala a pianta quadrata che si situa a ovest è stata aggiunta negli anni Settanta.

Tutte le facciate sono organizzate orizzontalmente dalla presenza di generosissime aperture, intervallate da sottili lesene scanalate poste in corrispondenza con i pilastri strutturali. Internamente i pavimenti sono grezzi e la tecnica è lasciata a vista; la luminosità invade lo spazio interno, lo rende plastico.

L’edificio è in disuso da molti anni, ma l’innegabile fascino dei suoi spazi è stato riconosciuto e il comune, assieme all’Ente Regionale di sviluppo, ha promosso un progetto di riqualifica, beneficiando in parte del sussidio cantonale per la rivitalizzazione degli edifici dismessi ubicati nelle regioni periferiche.

La Fondazione C.Lab, costituita ad hoc nel 2022, si occupa della gestione dell’intero progetto, ed ha coinvolto anche l’Accademia di architettura. Entro la fine del 2026 la ex Diantus diventerà un laboratorio con spazi multifunzionali per aziende, liberi professionisti o per esposizioni; inoltre accoglierà un asilo nido integrato e uno spazio dedicato al movimento e rivolto alle fasce più anziane della popolazione. Lo scopo della Fondazione è in particolare quello di offrire degli spazi gratuiti per i neolaureati che, a loro volta, dovranno partecipare a un progetto legato al territorio.

Nell’ambito del Festival Lugano Dance Project del 2024, incentrato sul rapporto tra architettura e danza, l’Accademia di architettura ha scelto proprio questi spazi per mettere in scena MOBILE HOMES, un progetto performativo degli studenti dell’architetto Riccardo Blumer e del coreografo Michele di Stefano. Oltre a questo progetto, ne sono stati realizzati altri, sempre coordinati dall’Accademia di architettura, in collaborazione con la Fondazione C.Lab.

Bibliografia
  • Ringraziamo Claudio Teoldi e Carlo Falconi, del comune di Castel San Pietro, per averci ospitati e accolti.

  • Mario Delucchi, Le fabbriche di Arogno, Pregassona-Lugano, 2003.

  • Valeria Frei, Ticino industriale. Una guida architettonica, con fotografie di Tonatiuh Ambrosetti, Casagrande – industriekultur.ch, 2024.

  • Monica von Wunster, Anni ’60. Quando il tempo era scandito (anche) dagli orologi costruiti a Castel San Pietro, in: «Castello informa», Dicembre 2022, pp. 9-10.

  • Matteo Giottonini, L’ultimo industriale romantico. Giancarlo Buzzi da Aquila, Dazzi ed., 2024.

02:01

Orologeria: prendersi il tempo di scegliere

RSI Spam 11.03.2025, 11:22

  • Redattore: Michelangelo Cavadini; videomaker: Samuel Mersi

Correlati

Ti potrebbe interessare