Storia

Luglio e agosto: i mesi eterni di Cesare e Augusto

Perché luglio e agosto si chiamano così? Un viaggio tra storia, miti e curiosità che ancora oggi segnano il periodo estivo.

  • 21 luglio, 08:30
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Luglio, che raffigura la raccolta delle messi (Ciclo dei mesi, castello del Buonconsiglio, Trento).

Di: Astrid Julia Lang  

Luglio, il settimo mese del calendario gregoriano, sinonimo di stagione estiva e vacanze, da sempre considerato il mese di massima fioritura e abbondanza nei raccolti.

Ma perché luglio si chiama così? In onore di uno dei personaggi più grandi della Storia, uno dei più grandi condottieri di tutti i tempi: Caius Iulius Caesar, ossia Caio (o Gaio) Giulio Cesare, la cui nascita viene fatta risalire al 12 luglio dell’anno 100 a.C.

Spesso chiamato solo Giulio Cesare, creando una possibile ambiguità poiché, comunemente ai nostri giorni, Giulio è un nome proprio, mentre a Roma indicava un nome di famiglia (Gens). Egli portava il cosiddetto tria nomina, privilegio riservato ai cittadini romani e soprattutto ai membri della nobiltà, che si componeva di: praenomen, nomen e cognomen. Il praenomen (Caius) era il nome proprio attribuito alla nascita, il nomen (Iulius) era il nome di appartenenza alla gens, nel suo caso indicava ai contemporanei che discendeva dell’antica gens (famiglia) Iulia, e il cognomen (Caesar) che in origine era una sorta di soprannome dato da una caratteristica personale o riferito ad un evento importante, distingueva un individuo all’interno di una gens e si trasmetteva di padre in figlio.

«Le congetture cui ha dato luogo il nome di Cesare, l’unico di cui il principe del quale racconto la vita si sia mai fregiato, mi sembrano degne di essere riferite. Secondo l’opinione dei più dotti ed informati, la parola deriva dal fatto che il primo dei Cesari fu chiamato così per aver ucciso in combattimento un elefante, animale chiamato kaesa dai Mauri; altra opinione è che il termine derivi dal fatto che, per darlo a luce, fu necessario sottoporre la madre, […] ad un’operazione di parto cesareo. Si crede anche che la parola possa derivare dal fatto che il primo dei Cesari nacque con i capelli lunghi o dal fatto che aveva degli occhi celesti incredibilmente vispi. Bisogna comunque considerare felice la circostanza, quale che fu, che diede origine a un nome tanto famoso, che durerà in eterno.» (Elio Sparziano - Historia Augusta, II,3)

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Busto di Caio Giulio Cesare, Musei Vaticani.

Per i romani la discendenza era un valore fondamentale e Caio Giulio Cesare poteva vantare un’ascendenza addirittura divina; l’importanza della Gens Iulia risale infatti a prima della guerra di Troia ed è legata al suo più grande eroe, Enea.

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Gian Lorenzo Bernini: Enea, Anchise, Ascanio. 1618-1619. Villa Borghese.

Secondo la tradizione, ed in particolare secondo Virgilio che ne racconta la storia nell’Eneide, Enea era figlio di un troiano, Anchise, e della dea dell’amore, Afrodite (Venere per i romani).

Egli ebbe un figlio, Ascanio o Iulus, che fuggito con il padre da Troia e approdato nell’odierna Italia, avrà anch’egli una discendenza rilevante, tra cui Romolo, il mitico fondatore di Roma. Nacque così la Gens Iulia, riferita ai discendenti di Iulus o Ascanio. Caio Giulio Cesare poteva dunque considerarsi discendente da una dea, da un grande eroe della storia e dal fondatore di Roma.

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Egli era consapevole dell’importanza, dell’impatto e dell’influenza che questa discendenza poteva avere sulla sua vita ed in particolare su quella politica, motivo per cui non mancava di sottolineare questo legame, come ad esempio fece al funerale di sua zia Giulia nel celebre discorso riportato da Svetonio:

«Da parte di madre mia zia Giulia discende dai re; da parte di padre si ricollega con gli dei immortali. Infatti i Marzii Re, alla cui famiglia apparteneva sua madre, discendono da Anco Marzio, ma è da Venere che discendono i Giuli e la mia famiglia è un ramo di questa gente. Confluiscono, quindi, nella nostra stirpe, il carattere sacro dei re, che hanno il potere supremo tra gli uomini e la santità degli dei, da cui gli stessi re dipendono» (Le Bohec, Yann: César chef de guerre. Parigi, 2015. p. 26-27.)

Che ci credesse o meno, Caio Giulio Cesare non manifestò mai in pubblico il benché minimo dubbio a proposito di questa divina ascendenza, ciò che consentì che tale fatto fosse generalmente considerato autentico.

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Augusto di Prima Porta. I secolo d. C. Musei Vaticani.

Alla stessa nobile e sacra ascendenza si appellò anche suo figlio adottivo Caius Iulius Caesar Octavianus, meglio conosciuto come Augusto, primo imperatore di Roma e uomo di grande statura politica.

Non a caso anch’egli ebbe diritto a vedere un mese dell’anno denominato in suo onore, agosto, ottavo mese dell’anno del calendario gregoriano, periodo in cui la terra era lasciata a riposo e la gente poteva assaporare un po’ di calma. Fu proprio Augusto a decretare che ogni cittadino potesse riposare durante quel momento dell’anno, le Feriae Augusti (le feste in onore di Augusto) prima della ripresa del lavoro a settembre. Da qui deriva il termine Ferragosto.

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Alle origini del Ferragosto

RSI Info 15.08.2020, 18:00

  • RSI

Il nostro calendario riserva dunque ancora oggi un posto speciale a due grandi personaggio della storia di Roma. Luglio, precedentemente chiamato Quintilis, ovvero quinto mese dell’anno (per i romani), per ordine di Marco Antonio, alla morte di Cesare nel 44 a. C. venne rinominato Iulius, proprio per commemorare il grande condottiero che era nato in quel mese.

Parimenti agosto, precedentemente sextilis, sesto mese dell’anno, venne così rinominato nell’8 secolo a.C. per volere del senato, in onore di Ottaviano Augusto, che in quel mese aveva ottenuto il suo primo consolato.

Agosto tuttavia in origine aveva 30 giorni, mentre luglio 31; infatti secondo il calendario giuliano, istituito nel 46 a. C. da Caio Giulio Cesare, i mesi si alternavano uniformemente tra 30 e 31 giorni (tranne febbraio). Ciò rendeva il mese dedicato ad Augusto meno rilevante; per mettere sullo stesso piano entrambi i personaggi e dedicar loro uguale importanza si dovette quindi procedere ad un’uniformazione: luglio ed agosto ottennero lo stesso numero di giorni, ovvero 31, fatto che venne poi mantenuto nel calendario gregoriano, giungendo inalterato fino ai giorni nostri, rendendoli di fatto gli unici due periodi che si susseguono senza alternanza.

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