Storia

Malgré-nous: il sacrificio di una generazione

In ricordo dell’incorporazione forzata di alsaziani e mosellani nella Wehrmacht durante la Seconda Guerra Mondiale

  • 17 settembre, 17:00
  • 18 settembre, 16:26
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Monumento e giardino dedicati ai Malgré-nous a Sarreguemines

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Di: Astrid Julia Lang 

A ottant’anni dalla fine della Seconda guerra mondiale – sancita l’8 maggio 1945 a Berlino e resa definitiva il 2 settembre con la resa dell’Impero giapponese – torna alla memoria anche una delle vicende più tragiche, e al tempo stesso spesso dimenticate, di quello che è stato definito il conflitto più sanguinoso della storia moderna.

Si tratta dei Malgré-nous: migliaia di giovani alsaziani e mosellani costretti a indossare l’uniforme dell’esercito tedesco; un appellativo che in francese significa “noi malgrado” e che esprime con chiarezza la natura forzata della loro partecipazione alla guerra.

Raccontare la vicenda vissuta da quei giovani, significa anzitutto raccontare le peculiarità che contraddistinguono Alsazia e Mosella: due regioni da sempre contese tra Francia e Germania, tanto che in soli 75 anni, dal 1871 al 1945, l’Alsazia-Lorena ha cambiato nazionalità per ben quattro volte.

Nel giugno del 1940, dopo la sconfitta della Francia da parte della Germania nazista, l’Alsazia e la Mosella furono de facto annesse senza un atto formale al Terzo Reich. Il 19 giugno 1940, alle 12.20, i tedeschi entrarono a Strasburgo e, a conferma della loro conquista, issarono sulla guglia più alta della cattedrale la bandiera con la croce uncinata.

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Campo di rieducazione di Schirmeck, 1943.

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Una settimana più tardi, il giorno dell’anniversario della sottoscrizione del trattato di Versailles, che aveva posto fine alla Prima Guerra Mondiale, Hitler arrivò in città. Dopo questi atti simbolici l’annessione di fatto di Alsazia e Mosella si impose gradualmente in tutti gli ambiti, ordinando una germanizzazione forzata, mirata alla cancellazione dell’identità francese. Ne furono degli esempi, il divieto dell’utilizzo scritto e parlato del francese nelle scuole, negli uffici pubblici, nelle chiese, nella stampa e nella toponomastica, la redazione di tutti i documenti ufficiali in tedesco, il ritiro dalle biblioteche pubbliche e scolastiche di tutti i libri scritti in francese, compresi i classici della letteratura e la germanizzazione di nomi di persone e di luoghi, ad esempio Jean che divenne Hans, François che divenne Franz, Colmar che divenne Kolmar e la Rue Victor Hugo che divenne Schillerstrasse.

Sbarazzarsi dell’idioma francese era divenuta un’ossessione, al punto che vennero cambiate le indicazioni di caldo e freddo sui rubinetti; parlare francese divenne un reato che avrebbe potuto comportare l’incarcerazione al campo di rieducazione di Schirmeck. Il tedesco non fu più una lingua di cultura, di storia, di patrimonio e di poesia, bensì una lingua di forza, di autorità, d’ordine, di intimidazione e di insulto.

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Estratto del verbale di gendarmeria con la dichiarazione di Pierre Hourte sul suo percorso di incorporo forzato durante la Seconda guerra mondiale (AD57, 1486 W 866).

  • Archivi dipartimentali della Mosella

Nel 1942, con la guerra che si protraeva sul fronte orientale e le perdite tedesche in aumento, il regime nazista decretò la leva obbligatoria, misura considerata come crimine di guerra dal tribunale di Norimberga, per i giovani alsaziani e mosellani. Il 25 agosto dello stesso anno, venne annunciata l’incorporazione forzata dei giovani nati tra il 1920 e il 1924 - tra i 130.000 e i 150.000 uomini - nella Wehrmacht, l’esercito tedesco regolare.

L’obiettivo di Berlino era duplice: da un lato, rimpiazzare le crescenti perdite al fronte; dall’altro, consolidare la germanizzazione delle regioni annesse, eliminando ogni legame con la Francia.

L’annuncio del decreto provocò una forte reazione da parte della popolazione alsaziana. Non pochi giovani cercarono di disertare, rifiutandosi di indossare l’uniforme tedesca e tentando di nascondersi o fuggire. Molti furono arrestati, deportati nel campo di Schirmeck o fucilati dalle autorità naziste, e le loro famiglie furono perseguitate e deportate in Germania.

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Postausweiskarte alsaziana, 1944.

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Nonostante il forte malcontento, il regime nazista non diede alcuna possibilità di esenzione o di scelta. Rifiutare la leva significava rischiare la deportazione, la prigionia o la fucilazione per diserzione, ritenuto che il 23 agosto 1942 a tutti gli alsaziani e mosellani era stata attribuita la cittadinanza tedesca.

La maggior parte dei Malgré-nous fu incorporata nella Wehrmacht, altri nelle divisioni di fanteria o divisioni corazzate (1ª Divisione Panzergrenadier della Waffen-SS e nella 16ª Divisione SS “Reichsführer-SS”), destinati principalmente a servire sul Fronte Orientale, dove la Germania stava combattendo contro l’Unione Sovietica.

Impiegati nelle battaglie nelle gelide pianure russe, in condizioni estremamente difficili subirono perdite altissime; si stima che un soldato su tre non sia più tornato dal fronte.

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Tavola commemorativa sulla facciata della chiesa di Kientzheim.

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Ma i Malgré-nous non ebbero vita difficile solamente perché attivi al fronte. Spesso erano considerati inaffidabili e guardati con sospetto dalle autorità tedesche e dai commilitoni, che li ritenevano francesi e quindi costretti a svolgere i compiti di duri e pericolosi. In caso di diserzione o di resa, nei campi di prigionia sovietici, i russi li vedevano alla stregua di collaborazionisti delle forze naziste, sottoposti di conseguenza a trattamenti atroci. Alla fine della guerra rientrati in patria spesso vennero guardati dai francesi come traditori, con difficoltà di reintegrazione nella vita civile. Fu dunque come se fossero costretti ad un secondo combattimento, non soltanto per sopravvivere alle conseguenze della guerra, bensì anche alla vergogna per come venivano trattati in patria. Pur non avendo scelto di combattere, troppo spesso erano guardati come se si fossero volontariamente arruolati.

Al loro rientro neppure ebbero diritto ad indennizzi di sorta; l’accordo del 1960 tra Francia e Germania, sebbene prevedesse un risarcimento alle vittime del nazismo, ancora non comprendeva i Malgré-nous. Soltanto nel 1981, trascorsi 40 anni dagli avvenimenti ottennero un risarcimento dal governo francese; oggi sono formalmente designati quali vittime del nazismo.

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Mémorial de l'Alsace-Moselle (Bas-Rhin

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Il caso dei Malgré-nous oggi è considerato uno degli episodi più drammatici e controversi della storia della Seconda Guerra Mondiale in Francia. Il loro destino illustra la complessità dell’identità alsaziana, sospesa tra due nazioni e il dramma dei civili coinvolti loro malgrado nei meccanismi bellici.

In Alsazia e Mosella, oggi esistono monumenti e musei dedicati alla memoria dei Malgré-nous, come il Mémorial de l’Alsace-Moselle a Schirmeck. Il loro ricordo è fondamentale per comprendere non solo la storia di una regione, ma anche le conseguenze umane della guerra, dell’occupazione e dell’identità nazionale imposta.

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  • Cristina Artoni

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