Se nel XXI secolo la maggioranza delle nazioni europee si costituiscono quali democrazie, ma lo stesso non si poteva dire all’inizio del Settecento quando, all’opposto, la maggior parte degli Stati era retta da autocrazie: da una parte le monarchie di stampo assolutista e dall’altra delle repubbliche con tendenze oligarchiche. E anche in Svizzera si osservavano le medesime sfumature, anche se in una scala ridotta rispetto a quella europea.
Nella vecchia Confederazione troviamo infatti principati vescovili e abbaziali, sovrani a Neuchâtel, città aristocratiche come Berna o Lucerna e Cantoni democratici con un autoritario ceto dirigente, ad esempio Uri o Svitto.
In questo contesto è interessante leggere alcune osservazioni contenute in un raffinato testo intitolato An Account of Switzerland (1714), del giurista Abraham Stanyan (1669ca.-1732) - diplomatico inglese accreditato per oltre un lustro presso la Confederazione, proprio all’inizio del XVIII secolo. Durante la sua missione, nel pieno della guerra di successione spagnola, Stanyan cercò di contrastare l’attività dell’ambasciatore francese, ad esempio favorendo il passaggio dinastico del principato di Neuchâtel dalla sfera di influenza borbonica a quella prussiana. Trovò poi moglie a Berna, Anna Katharina Bondeli, appartenente ad un casato patrizio della città sull’Aare, e dopo la sua missione come inviato straordinario in Svizzera, divenne anche parlamentare alla Camera dei Comuni, concludendo infine la sua carriera diplomatica come ambasciatore in Turchia.
Incisione del 1733 raffigurante l’ambasciatore inglese Stanyan, basata sul dipinto di Sir Godfrey Kneller, attualmente conservato al National Portrait Gallery di Londra.
All’epoca l’Inghilterra, dopo le turbolenze politiche dei secoli precedenti, si avviava ad esser la potenza egemone del continente, anche grazie alla sua monarchia costituzionale, che garantiva una buona stabilità politica - come del resto scrisse orgogliosamente il diplomatico Stanyan «né è mia intenzione esporre qui i vantaggi che una monarchia, ben temperata come la nostra, ha su tutte le altre forme di governo. Si tratta qui solo di ragionare sulle diverse forme di repubblica che esistono in Svizzera, per mostrarne i vantaggi e i difetti, confrontandole tra loro».
Per l’ambasciatore, a differenza della corona britannica che lui rappresentava, il sistema repubblicano dei Cantoni necessitava in effetti di una costante legittimazione per garantire la coesione politica, dovendosi basare un ampio consenso popolare; pena le rivolte e i conflitti sociali, che effettivamente attraversarono la Svizzera tra il XVII e il XVIII secolo. Si legge dunque il parallelismo tra una piramide e il miglior governo possibile: «così i politici affermano che un governo, che include nella sua forma l’intera massa del popolo, e che erige la sua struttura su questa base, deve necessariamente essere più solido e più durevole di qualsiasi altro, le cui fondamenta sono più strette per l’esclusione di diverse persone, che non solo non hanno alcun interesse a preservarlo, ma che al contrario possono avere ragioni per desiderarne il rovesciamento». L’ambasciatore inglese non risparmia quindi critiche alle repubbliche oligarchiche svizzere, viste come una «una piramide eretta sulla sua piccola punta, che non può non crollare presto sotto la sua stessa gravità, o essere rovesciata da una piccola forza straniera».
Stanyan fece un’analisi così lucida che riuscì a prevedere con quasi un secolo di anticipo il crollo del sistema aristocratico nella vecchia Confederazione sotto i colpi delle armate francesi: «mi rendo conto che questa forma di governo esiste in questi Cantoni da diversi secoli e che è probabile che persista ancora più a lungo, finché vivranno in pace. Ma c’è da temere che in caso di qualche violento sconvolgimento, che il colpo provenga dall’interno o dall’esterno, la Piramide crollerà e il Governo verrà rovesciato».

Il Dizionario Imperiale del 1700
Oggi, la storia 04.06.2012, 02:00
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Ma come erano visti invece nell’analisi istituzionale dell’ambasciatore britannico i territori che compongono l’attuale Ticino, all’epoca suddito dei Cantoni sovrani?
Con sorpresa la risposta è più positiva di quello che ci si potrebbe aspettare. Infatti le libertà garantite dagli statuti medievali dei duchi di Milano, vennero conservate anche durante la dominazione svizzera, permettendo il godimento di un buon grado di autonomia, al punto da limitare anche la libertà confessionale delle stesse autorità protestanti.
«I quattro baliaggi italiani, Lugano, Locarno, Mendrisio e Vallemaggia, son situati al di là delle Alpi […]» afferma ancora l’ambasciatore inglese. «Insieme hanno un’estensione di diverse leghe e beneficiano del clima caldo dell’Italia, sebbene il paese sia montuoso. I primi due hanno città abbastanza considerevoli, e tutti godono di così grandi privilegi da renderli di poco profitto per i loro sovrani o per i governatori da loro inviati. Sono cattolici romani e così rigidi che quando un cantone protestante invia loro a sua volta un governatore della loro religione, l’esercizio di tale diritto non gli è consentito se non nella sua stessa casa».

Frontespizio della traduzione francese del libro “An Account of Switzerland”, A. Stanyan, 1714.
Il volume An Account of Switzerland venne poi tradotto anche in francese, e stampato ad Amsterdam sempre nel 1714 con il titolo L’Etat de la Suisse. Il libro fu importante per migliorare le conoscenze delle istituzioni politiche dell’antica Confederazione in tutta Europa, secondo le intenzioni del suo autore, che infatti, proprio nella prefazione scrisse: «mi sono spesso stupito che un paese situato, come la Svizzera, quasi al centro dell’Europa, sia così poco conosciuto che non solo le altre nazioni in generale non ne abbiano quasi idea; ma che perfino le persone esperte in affari esteri conoscano a malapena i nomi dei diversi cantoni o di quale religione professino».
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