Scienza e Tecnologia

Così nasce la cartografia in Svizzera

Al Politecnico di Zurigo il più antico istituto al mondo dedicato all’elaborazione di mappe e rilievi festeggia un secolo di attività: alle origini di una disciplina che affascina

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e-pix.ethz.ch

  • L’Istituto di cartografia al piano G dell’edificio principale del Politecnico di Zurigo nel 1955
Di: red. giardino di Albert/Matteo Martelli  

Da oltre un secolo il primo contatto con la cartografia avviene per ciascuno di noi sui banchi di scuola, a tu per tu con l’Atlante mondiale svizzero: sono in molti ad aver subìto il fascino dell’esplorazione dei rilievi terrestri viaggiando fra le pagine di un volume ormai iconico.

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Copertine delle edizioni più significative degli atlanti scolastici. Riga superiore, da sinistra a destra: «Atlante Scolastico Svizzero per le Scuole Secondarie», edizione del 1910; «Atlante Scolastico Secondario Svizzero», edizioni del 1936 e 1962; «Atlante Mondiale Svizzero», 1981 (edizione di transizione). Riga inferiore, da sinistra a destra: «Atlante Mondiale Svizzero»; edizioni 1993, 2002, 2010 e 2017.

  • IKG

Eppure, mai come oggi, tra Google Maps, cartine escursionistiche digitali e infografiche che provano a spiegarci le tensioni geopolitiche globali, le mappe sono al centro delle nostre vite: ci orientano, ci informano, talvolta ci influenzano. In Svizzera il privilegio di poter osservare il mondo dall’alto lo dobbiamo anche al Politecnico federale di Zurigo, lì dove la cartografia ha trovato la sua prima casa accademica. 

Svizzera e cartografia: una lunga tradizione

La nascita dell’Istituto di Cartografia all’ETH di Zurigo risale al 1925, anno in cui Eduard Imhof fu nominato professore associato e chiese una stanza tutta per sé. “Appena ottenne questo spazio, Imhof incaricò un pittore di scrivere ‘Institute of Cartography’ all’entrata. È il momento simbolico che viene considerato come il punto d’inizio dell’Istituto come lo conosciamo oggi”, ha spiegato ai microfoni di Alphaville Luca Gaia, assistente scientifico presso l’ente di ricerca ribattezzato nel 2011 Istituto di Cartografia e geoinformazione del Politecnico di Zurigo. 

Eduard Imhof carrying out renovation work on the Bietschhorn relief model, around 1950 (IKG).png

Anni '50: Eduard Imhof svolge lavori di ristrutturazione del modello in rilievo del Bietschhorn

  • Institut für Kartografie und Geoinformation (IKG)

In realtà, la tradizione della cartografia in Svizzera ha origini ben più lontane. Le prime radici di questa disciplina risalgono alla metà dello scorso millennio. Fra i primi tentativi, vi si ritrovano le carte medico-astrologiche di Conrad Türst (1496) o le mappe dello storico e umanista Aegidius Tschudi (1505 – 1572), che nell’Alpisch Rhetia, dopo un lungo viaggio nel territorio alpino, abbozzò una cartina della Confederazione che per la prima volta mostrava in dettaglio l’intero territorio svizzero. 

21:29

La Rezia dell'umanista Aegidius Tschudi

Geronimo 19.08.2019, 11:35

  • Wikipedia

Seguirono tentativi di altri studiosi, che portarono anche alla creazione dei primi rilievi, spesso con un orientamento militare. Il miglioramento dell’equipaggiamento tecnico portò alla creazione di mappe vieppiù affidabili: la carta Dufour, pubblicata tra il 1845 e il 1865 sotto la direzione del generale e cartografo Giullaume-Henri Dufour, fu la prima opera cartografica ufficiale estesa a tutto il territorio svizzero e segnò nuovi standard internazionali.

La nascita della cartografia in Svizzera: tre esempi

Anche l’introduzione della cartografia in ambito accademico ha in realtà origini ben più antiche del 1925, e coincide con la nascita del Politecnico di Zurigo, 170 anni fa. Nel 1855 “la giovane Svizzera vuole espandersi e diventare moderna, per questo si sviluppano progetti di vario tipo, come la linea della ferrovia o la linea telegrafica”, racconta lo studioso Luca Gaia. “Il Paese aveva bisogno di ingegneri, e per questo viene fondato il Politecnico di Zurigo per formare queste persone”. Per questo, sin dall’anno di fondazione dell’ETH, venne istituita la carica di professore di cartografia, ricoperta per la prima volta da Johannes Wild.

12:28

170 anni di cartografia all’ETH di Zurigo

Alphaville 19.09.2025, 11:05

  • Keystone
  • Mario Fabio

La nascita dell’atlante: tra battaglie, successi e incertezze

All’epoca la cartografia non godeva comunque di grande considerazione, e fu a più riprese emarginata. Mancava in particolare l’infrastruttura per la ricerca, e la cattedra del suo fondatore, Eduard Imhof, rimase la sola a esistere nell’istituto per parecchi decenni. Fra i suoi predecessori, il professor Fridolin Becker fu in grado di sviluppare mappe innovative solo grazie a contributi da parte di terzi, come il Club Alpino Svizzero (CAS).

Ciò nonostante, Eduard Imhof oggi viene ricordato per i suoi numerosi successi. Fra questi, c’è la pubblicazione nel 1932 di un’edizione completamente rivista dell’Atlante per le Scuole medie svizzere (dal 1981 denominato Atlante mondiale svizzero), con nuove carte da lui stesso disegnate, a cui seguì una versione per le scuole secondarie due anni dopo.

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Rilievo del Jungfraufirn e del Ghiacciaio dell’Aletsch dall'“Atlante delle scuole secondarie svizzere”. Opera sviluppata da Eduard Imhof basata sul lavoro preliminare di Fridolin Becker

  • IKG

La sua perseveranza fu evidente anche nel progetto dell’Atlante nazionale. L’idea fu lanciata nel 1939 durante l’Esposizione Nazionale e ci vollero più di 20 anni prima che il Consiglio federale gli affidasse l’incarico. Nel 1965 fu pubblicato l’Atlante della Svizzera, contenente oltre 400 mappe in tedesco, francese e italiano. Imhof lo definì il suo lavoro più importante. Oggi, l’Atlante della Svizzera esiste in versione digitale e può essere scaricato gratuitamente.

Con questi lavori, “Imhof ha stabilito la tradizione cartografica dell’ombreggiatura in rilievo (colorata), riconosciuta in tutto il mondo come ‘stile svizzero’, che continua fino ad oggi”, si legge dalla pubblicazione commemorativa Engineers of the Art of Mapping edita dall’Istituto di cartografia e geoinformazione in occasione del suo centenario e consultabile online.  

Dalle pennellate ai pixel

Se per secoli questa professione è stata caratterizzata dal disegno manuale (lo stesso Imhof amava definirsi cartografo e artista), il panorama attuale appare completamente trasformato con l’avvento del digitale. Cosa attendersi dunque per l’avvenire questa disciplina?

“Aumenterà la quantità di dati a disposizione e occorreranno nuovi metodi per trasmetterli al pubblico nel modo più chiaro e semplice possibile”, precisa Luca Gaia, che in merito all’inevitabile irruzione dell’intelligenza artificiale anche in questo settore, intravede delle nuove possibilità: “stiamo facendo molta ricerca in quest’ambito. Ad esempio, attualmente utilizziamo l’AI per estrarre informazioni da cartine storiche risalenti a 100-150 anni fa. Analizziamo il corso dei fiumi dell’epoca e lo confrontiamo con quello attuale, ad esempio per progetti di rinaturazione oppure per capire come proteggersi dalle inondazioni”.

Il monito degli esperti: “ogni mappa è soggettiva”

Le mappe sono sempre più di frequente strumento di potere, anche per fini politici. L’ha dimostrato ancora una volta la recente attualità, quando l’amministrazione Trump negli Stati Uniti ha deciso di cambiare il nome del “Golfo del Messico” in “Golfo d’America”, con il desiderio di espandere la sfera di influenza territoriale di Washington, mentre in Russia gli atlanti nei libri di scuola presentano zone ucraine occupate come territori sotto la guida di Mosca. “Le mappe non sono soltanto uno strumento che usiamo per pianificare la gita del week-end, ma possono influenzarci e avere la forza di comunicare delle informazioni”, afferma Luca Gaia. O per dirla con le parole di Eduard Imhof, “sono mondi prodotti ex novo”. Una costruzione sociale da cui lasciarsi ammaliare, sì, senza mai perdere l’indispensabile analisi critica del buon osservatore.

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