Vi siete mai chiesti quanto di questo materiale invisibile finisca realmente nel nostro corpo ogni giorno? Quando Tupperware, storica azienda americana, ha annunciato di aver avviato una procedura di fallimento nell’autunno del 2024, la notizia è stata letta da molti come la fine di un’epoca: i contenitori colorati che hanno abitato le nostre cucine per decenni, rivoluzionando la conservazione del cibo, sparivano dal mercato.
https://rsi.cue.rsi.ch/cultura/societa/Tupperware-fine-di-un%E2%80%99era--2286518.html
Ma dietro a questa vicenda si cela un’altra storia, quella del nostro rapporto con la plastica e dei rischi che essa comporta per la nostra salute.
L’argomento è stato approfondito nella puntata di “La chimica nel piatto” di “Alphaville: le serie” di Rete Due, condotta da Enrico Bianda e Agnese Codignola, laureata in chimica e tecnologie farmaceutiche con un dottorato in farmacologia.
L’invasione invisibile
Le microplastiche sono contaminanti ambientali ormai onnipresenti, infiltrate in ogni ecosistema, anche nei luoghi più remoti e incontaminati. Oltre a essere presenti nell’aria, nelle acque superficiali, nei sedimenti e negli alimenti tramite contaminazione, nel 2024 degli scienziati dell’Università del New Mexico hanno iniziato a indagare sui rischi a livello umano, scoprendo che nessuna parte del nostro corpo è immune.
Secondo uno studio dell’Università del New Mexico, apparso su Nature Medicine, il cervello umano conterrebbe tante microplastiche da riempire un cucchiaino. Infatti, queste minuscole particelle riescono a raggiungere il più protetto fra i nostri organi.
Queste minuscole particelle di plastica, residui della decomposizione dell’enorme riserva mondiale di plastica, grazie alle loro ridotte dimensioni (inferiori a un diametro di 5 millimetri), penetrano e si distribuiscono più facilmente nel nostro corpo. Infatti, la loro presenza è stata riscontrata nel fegato, nel sangue e persino nel cervello umano, evidenziando la loro capacità di accumularsi nelle cellule. Secondo uno studio pubblicato sul Journal of Hazardous Materials, si stima che ogni settimana gli esseri umani ingeriscano in media 0,7 grammi di microplastiche.
In base alla loro origine, le microplastiche si distinguono in due categorie: primarie, che sono fabbricate intenzionalmente e aggiunte in alcuni prodotti (come granuli abrasivi nei cosmetici) e che poi si disperdono nell’ambiente in forma di piccole particelle; e secondarie, che derivano dalla degradazione o frammentazione di oggetti di plastica.
Microplastiche nel cervello
Setteventi 31.01.2025, 07:20
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Anche in cucina
Anche nella nostra cucina le microplastiche sono presenti, poiché continuiamo comunque a conservare il cibo in contenitori di plastica e lo riscaldiamo direttamente negli stessi, fino a impiegare prodotti monouso come pellicole, buste e simili, senza contare gli utensili da cucina, come i taglieri.
C’è poi la questione delle sostanze chiamate PFAS, ossia composti perfluoroalchilici, noti anche come contaminanti perenni, che rappresentano un ulteriore fattore di forte inquinamento delle falde acquifere e del nostro organismo. Come dichiara la chimica Agnese Codignola nella puntata La chimica nel piatto dedicata a questo argomento, esistono condizioni più o meno favorevoli alla dispersione dei PFAS in cucina: ad esempio, è meglio non conservare cibi acidi o con determinate caratteristiche chimiche nella plastica, né sottoporli al calore. Per questo motivo, la plastica, materiale comune nelle nostre cucine, andrebbe sostituita con altri materiali come le bioplastiche, derivanti dai vegetali anziché dal petrolio, o utilizzare contenitori di vetro con coperture.
Mangia plastica
Setteventi 27.05.2024, 07:20
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Effetti sulla salute: cosa sappiamo
La domanda che sorge spontanea è: questo accumulo nel nostro corpo è davvero pericoloso?
Purtroppo non possiamo affermare con certezza che le microplastiche siano dannose per la nostra salute, poiché non esistono ancora studi sufficienti a dimostrare un collegamento diretto con specifiche malattie, anche se il loro potenziale nocivo è reale. Si stima che i PFAS, considerando sia le molecole primarie sia i loro metaboliti, siano circa 14.000, ma dei rischi per la salute conosciamo solo una piccola parte; alcuni di essi sono già stati riconosciuti come cancerogeni. Tuttavia, alcuni studi pubblicati su PubMed Central (PMC) indicano che le microplastiche possono avere i seguenti effetti:
Possono causare infiammazione al livello cellulare. Questo processo infiammatorio è alla base di numerose patologie, tra cui diabete, cancro, disturbi metabolici e molte altre malattie croniche.
Nell’intestino possono alterare la digestione e il microbiota, causando disbiosi, favorendo la proliferazione di batteri patogeni e riducendo la capacità dell’intestino di assorbire correttamente i nutrienti.
Agiscono come una calamita per i metalli pesanti , concentrandoli sulla loro superficie e trasportandoli nella catena alimentare fino al nostro organismo.
Microplastiche
Millevoci 14.03.2025, 10:05
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Strategie di difesa quotidiana
Queste particelle sono ormai ovunque, e al momento non esiste un modo per evitarle completamente. La buona notizia è che esistono alcuni accorgimenti per limitare l’esposizione.
Scegliere elettrodomestici e utensili in acciaio inox o vetro , evitando la plastica a contatto con gli alimenti.
Eliminare le bottiglie d’acqua in plastica : un solo litro può contenere fino a 100.000 particelle di microplastica.
Preferire il tè sfuso : molte bustine sono fatte in nylon alimentare e rilasciano milioni di particelle in acqua bollente.
Utilizzare taglieri in legno o metallo invece di quelli in plastica, che rilasciano microfibra durante il taglio.
Riscaldare i cibi in vetro o ceramica , evitando contenitori di plastica anche se dichiarati “adatti al microonde”.
Filtra l’acqua del rubinetto , riducendo così la quantità di microplastiche ingerite.
Limitare il consumo di cibi ultra-processati , spesso più contaminati a causa del packaging e della lavorazione.
Leggere le etichette evitando di acquistare prodotti contenenti microplastiche.
Le microplastiche sono una sfida globale e complessa, che riguarda non solo l’ambiente, ma anche la nostra alimentazione e la salute. La plastica ha cambiato per sempre il modo in cui viviamo e conserviamo il cibo, ma oggi ci obbliga a guardare più da vicino: un inquinante invisibile che si è insinuato nelle nostre cucine e nei nostri corpi. La consapevolezza e l’azione individuale, sono fondamentali per affrontare questa questione mondiale.
Fonti
https://rsi.cue.rsi.ch/rete-due/La-chimica-nel-piatto--2978090.html