Ambiente

Un mare di plastica: come salveremo il nostro pianeta?

Mentre a Ginevra proseguono i negoziati, fioriscono i progetti innovativi per rimuovere questo materiale da mari e oceani - ve li raccontiamo

  • Oggi, 06:40
  • 37 minuti fa
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Di: Red. giardino di Albert/Christian Bernasconi 

Aspettando di capire se gli incontri attualmente in corso a Ginevra permetteranno di trovare un accordo globale per risolvere o perlomeno mitigare uno dei maggiori problemi ambientali del nostro tempo, quello della plastica, diverse innovazioni tecnologiche sono già operative da qualche anno per cercare di ripulire la Terra dai rifiuti generati dall’impiego di questo materiale.

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5° ciclo di negoziati ONU, la plastica in Svizzera

SEIDISERA 04.08.2025, 18:00

  • © 2024 KEYSTONE-SDA-ATS AG

Un problema da non sottovalutare quello dei rifiuti di materie plastiche, visto che ogni anno vengono prodotte più di 400 milioni di tonnellate di plastica, metà delle quali previste per un unico utilizzo. Un tema che riguarda tutti, anche la Svizzera: la Confederazione si trova infatti al secondo posto in Europa in materia di produzione di rifiuti plastici e in ottava posizione a livello mondiale.

Purtroppo, una gran parte dei rifiuti plastici si accumula ogni anno nelle discariche, nel terreno o si frammenta in microplastiche che contaminano gli ecosistemi, compresi animali e piante che li popolano, e che si infiltrano persino nel sangue umano, con conseguenze ancora in gran parte sconosciute.

Il fenomeno è ben noto ed è particolarmente evidente nei mari, negli oceani e negli ecosistemi acquatici in generale. Basti pensare alle cosiddette isole di plastica, tra cui la più conosciuta è senza dubbio quella situata nel Pacifico, circa a metà strada tra le Hawaii e la California. A dispetto del termine “isola”, non si tratta di zone in cui i rifiuti sono tutti aggregati tra loro e creano un ammasso denso, dunque – si fa per dire - facilmente asportabile. No, le isole di plastica sono delle superfici molto vaste in cui galleggiano vari tipi rifiuti. Una specie di gigantesco minestrone di plastica. L’isola del Pacifico copre un’area pari a 3 volte la superficie della Francia, vale a dire circa 1,6 milioni di km quadrati!

Per ovviare a questa problematica, da qualche anno sono state lanciate diverse iniziative. Una delle più celebri si chiama Ocean Cleanup, una realtà olandese che si è fatta promotrice di un ambizioso progetto, il cui obiettivo è di aspirare il 90% della plastica che galleggia nell’isola di plastica del Pacifico entro il 2040. Per farlo, viene utilizzata un’ampia barriera galleggiante a forma di “U”, trainata da due navi che procedono a passo d’uomo e che raccoglie tonnellate di rifiuti. La stessa organizzazione olandese, ha messo a punto un sistema simile per ripulire i fiumi, raccogliendo così i rifiuti prima che giungano al mare. 

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Progetti come Ocean Cleanup ripuliscono annualmente gli oceani da tonnellate di rifiuti

  • IMAGO/Cover Images

Quella di Ocean Cleanup è forse la più nota, ma non l’unica iniziativa di questo genere che punta a ripulire le acque. Progetti simili – ma con tecniche leggermente diverse – sono portati avanti da altri promotori: Ocean Voyages Institute e Ocean Crusaders ne sono un esempio. Altri programmi si avvalgono anche di robot e droni galleggianti in grado di muoversi in maniera autonoma e di raccogliere l’immondizia lungo corsi d’acqua, i canali urbani o nei porti. Come quelli impiegati nell’ambito nel progetto SeaClear, un progetto che oltre a droni e robot sottomarini, dispone pure di un’imbarcazione che, grazie all’intelligenza artificiale, riesce a identificare i rifiuti in maniera autonoma.

A conferma di quanto l’inquinamento da plastica sia un problema reale, la costellazione di progetti per la pulizia delle acque è in costante crescita e da qualche anno può contare su una nuova generazione di robot bioispirati. Si tratta di macchine che si ispirano al funzionamento dei pesci e che si rivelano estremamente utili per tutta una serie di applicazioni.

Grazie a nuovi materiali, a sensori sempre più sofisticati e all’integrazione di sistemi di intelligenza artificiale, i pesci robot di ultima generazione possono adeguarsi in tempo reale alle condizioni ambientali, navigare autonomamente e addirittura interagire con altri pesci e strutture marine. Uno di questi, sviluppato presso il Politecnico federale di Zurigo, può essere impiegato nella ricerca scientifica per campionare il DNA presente negli ecosistemi acquatici.

Uno scenario impensabile fino a pochi anni fa.  Per questo motivo, i nuovi pesci robot si stanno affermando come fedeli alleati nella ricerca oceanografica e nell’ambito di progetti per ripulire le acque, non solo dalla plastica più visibile, ma pure dalle microplastiche.

In attesa che a livello politico si riesca a trovare un accordo globale sulla plastica, ben vengano dunque le innovazioni tecnologiche in grado di attenuare almeno in parte l’impatto di questo materiale sul Pianeta.

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