Hirohiko Shoda, noto come Chef Hiro, è un docente accademico, autore di libri e di format tv, nonché personaggio televisivo e radiofonico. Per la prima volta in Svizzera, ha tenuto due conferenze legate alla presentazione del suo libro “Ichigo Ichie: La via della felicità”. L’occasione è stata gradita per aprire le porte del suo mondo in un’intervista andata in onda su Rete Uno a “Tra le righe”, condotta da Natascia Bandecchi e Sarah Tognola.
Il celebre chef nipponico ha condiviso la sua filosofia culinaria: la natura come musa ispiratrice e il cibo come mezzo per diffondere felicità.
Con il cuore tra due mondi
Hirohiko Shoda, nato a Nara nel 1977, in Giappone, si è formato al prestigioso Tsuji Culinary Institute, specializzandosi non solo nella cucina tradizionale nipponica, ma anche in quella italiana ed europea. Un percorso, il suo, che lo ha portato a diventare un autore di libri di successo e un volto televisivo amato dal pubblico. «Mia nonna e mia madre mi ripetevano spesso: ‘sei vivace, dovresti fare l’insegnante!’. Oggi, sono felice dei risultati raggiunti», racconta Chef Hiro.
L’attrazione per la cultura occidentale e la buona tavola, Hiro la coltiva sin da piccolo guardando mamma cucinare e seguendo il nonno nella coltivazione della terra e nella cura di piante e fiori. È proprio qui che lo chef giapponese acquisisce quella sensibilità che lo porterà al rispetto delle materie prime e all’amore verso gli ingredienti.
Amo la cucina italiana come quella giapponese, sembrano distanti e diverse, ma in fondo
sono molto simili nella loro ritualità familiare, nel loro essere gesto di amore, di conforto, di condivisione, di piacere
Il viaggio della felicità in tavola
Prima di compiere 30 anni, Hiro si trasferisce in Italia, in provincia di Padova, per lavorare in uno dei ristoranti mete di riferimento nel panorama gastronomico italiano e non solo: “Le Calandre” dei fratelli Alajmo, 3 stelle Michelin e già allora nella classifica dei 50 dei World’50 Best Restaurants.
Spinto dalla sua profonda curiosità, Hiro si muove tra diverse città portando con sé non solo la cucina giapponese, ma anche l’arte e le tradizioni: «Utilizzo la cucina come mezzo per trasmettere emozioni e condividerle. Attraverso questo scambio, voglio regalare una piccola felicità attorno al tavolo».
Nel marzo 2019 riceve il titolo ufficiale di Ambasciatore della Cucina Giapponese in Italia da parte del MAFF Japan (Ministero dell’Agricoltura, delle Foreste e della Pesca del Giappone), conferito presso l’Ambasciata del Giappone a Roma.
La figura dello chef secondo Hiro
Il suo motto “la natura insegna tutto”, riflette la sua profonda convinzione che il ruolo dello chef debba basarsi sul rispetto degli ingredienti. Riflette, quindi, sull’importanza talvolta eccessiva data alla figura dello chef rispetto al prodotto stesso, sottolineando che «il cibo è la cosa più importante che la natura ci offre e il nostro compito è quello di trasformarlo e portarlo sulle tavole con sincerità». Nella sua attività quotidiana, Chef Hiro non si limita solo a trasmettere tecniche culinarie o ricette, ma racconta la storia della natura e la sua importanza.
Le mani dello chef sono lo strumento principale per mettere in collegamento la natura e colui che mangerà il piatto finale
Gli chef sono spesso descritti come figure tese e frenetiche. Per Chef Hiro, le emozioni in cucina hanno anche una loro bellezza. Alla domanda su come gestisca questi sentimenti in cucina, risponde con sincerità: «L’agitazione e l’ansia sono sentimenti veri, la bellezza sta nel viverli insieme. Dovremmo imparare ad accoglierli: ci ricordano che siamo umani, non perfetti».
Comunicare con le nuove generazioni
Negli ultimi anni, Chef Hiro ha esteso il suo impegno al panorama mediatico e alla formazione, convinto che comunicare con i più giovani sia fondamentale: «Non è solo una questione di tecnica o esperienza. Ciò che conta davvero è essere felici del percorso che abbiamo compiuto».
Per Hirohiko Shoda, ogni persona è parte della natura. Come ogni elemento naturale ha un ruolo, anche l’individuo ha un valore unico da coltivare e riconoscere. L’insegnamento diventa così un atto di responsabilità e amore verso chi costruirà il futuro.
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Serotonina 30.04.2025, 09:00
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