Negli ultimi anni, gli agricoltori svizzeri hanno sperimentato coltivazioni esotiche sul territorio elvetico: patate dolci, cachi, zafferano, quinoa, zenzero, kiwi, riso e mandorli trovano oggi terreno fertile in Svizzera, una prospettiva che solo vent’anni fa sarebbe stata impensabile. All’appello mancava solo la più iconica delle piante mediterranee: l’olivo.
Come hanno raccontato alla RTS i produttori agricoli Frank Siffert e Julien Guillon, in un reportage pubblicato nel luglio 2025, l’olivicoltura sta conoscendo un vero e proprio slancio nella Svizzera romanda. Proprio su iniziativa del vodese Frank Siffert titolare del dominio agricolo e viticolo biologico “La Sauvageraie” a Bonvillars (VD), nel settembre 2025 è stata fondata l’Association Suisse des Producteurs d’Olives (ASPO). L’olivicoltura nella Svizzera romanda si trova così a un punto di svolta, con l’ambizione di strutturare una vera e propria filiera produttiva.
Cambiamento climatico: una nuova sfida, una nuova opportunità
Con il progredire del cambiamento climatico, la carenza d’acqua rappresenta una sfida sempre più pressante per gli agricoltori. È proprio in questo contesto che, in Romandia, un numero crescente di agricoltori sta cercando di diversificare le proprie colture, vedendo nell’olivicoltura una concreta opportunità.
Un esempio emblematico di questa tendenza è Julien Guillon, un viticoltore vallesano che si è lanciato nella coltivazione dell’olivo. Su un terreno di 1’500 m², circondato da vigneti, Guillon sta avviando una piantagione di olivi. Questa decisione è maturata dalla constatazione che, nel suo grande vigneto a Fully, negli ultimi due anni, per periodi prolungati, l’acqua nelle condotte era completamente assente, rendendo impossibile qualsiasi irrigazione. Per Guillon, era giunto il momento di reagire a questa realtà, interrompendo la monocoltura e affiancando una coltura alternativa.
La forza dell’olivo risiede nella sua capacità di crescere in condizioni climatiche molto secche
Julien Guillon
Gli olivi, infatti, sono rinomati per la loro duplice resistenza: alla siccità e al gelo, potendo sopportare temperature fino a -20 gradi senza subire danni. L’olivo è infatti estremamente resiliente di fronte alla scarsità d’acqua, richiede poca manutenzione e non necessita di trattamenti chimici.
L’olivo alla conquista della Svizzera: nasce l’associazione per una Filiera 100% Elvetica
A segnare un punto di svolta in questo percorso è la recente fondazione dell’Association Suisse des Producteurs d’Olives. L’iniziativa, spinta con determinazione dall’agricoltore Frank Siffert, uno dei pionieri di questa ambiziosa avventura, mira a un obiettivo chiaro: sviluppare un’intera filiera olivicola autoctona, dalla coltivazione delle piante fino alla produzione e distribuzione. Si tratta di un passo decisivo per trasformare singoli esperimenti in un’opportunità economica per gli agricoltori, ma anche una risposta intelligente alle sfide ambientali.
Il progetto poggia su basi solide e una strategia chiara. L’associazione, che gode del fondamentale sostegno di BioVaud, si concentrerà in una prima fase su un aspetto cruciale: la selezione delle varietà di olivo più adatte alle specifiche condizioni climatiche e pedologiche locali.
Le prospettive, secondo i promotori, sono decisamente rosee. Frank Siffert, che ha già condotto numerosi esperimenti di coltivazione nella sua tenuta agro-viticola, è convinto del potenziale dell’olivo nel ridisegnare parte del paesaggio agricolo svizzero. Le proiezioni sono ambiziose ma concrete: «Entro la fine del 2026, il numero di ulivi in Svizzera potrebbe raddoppiare rispetto a quelli attuali, raggiungendo i 20.000 esemplari», afferma Siffert.
Non solo olio d’oliva: una risorsa a tutto campo
Un aspetto chiave evidenziato da Siffert è la straordinaria versatilità dell’olivo in ambito agroforestale: «L’ombra proiettata dall’albero permette il passaggio di una luce diffusa», spiega, «rendendolo ideale per questa tecnica che integra alberi e colture agricole sullo stesso appezzamento di terreno». Una soluzione che promette vantaggi sia ambientali che economici per gli agricoltori svizzeri.
Ma la versatilità dell’olivo non si esaurisce qui. Siffert sottolinea come ogni parte della pianta possa essere valorizzata: «Le foglie possono essere utilizzate per tisane o come piante medicinali; anche il legno trova diversi impieghi, così come i residui della spremitura, che vengono utilizzati, ad esempio, per l’alimentazione delle pecore».
https://rsi.cue.rsi.ch/food/extra/curiosita-e-trend/Perch%C3%A9-l%E2%80%99olivo-%C3%A8-considerato-un-bene-per-il-pianeta--2301270.html
Un’identità svizzera per l’olio del futuro
Per l’agricoltore vodese, la produzione olivicola della Svizzera francofona è destinata a sviluppare una propria identità distintiva, differenziandosi dai grandi produttori mediterranei, la cui qualità è talvolta, a suo avviso, “discutibile”: «Abbiamo un’ottima carta da giocare puntando sullo Swiss made, sulla qualità e sull’attrattiva dei prodotti locali», conclude Siffert, delineando una strategia chiara per il futuro dell’olio svizzero.
