Mani, terra, Ticino. Il buono di qui
Questo approfondimento fa parte della serie di contenuti “Mani, terra, Ticino. Il buono di qui”, realizzata da RSI Food in collaborazione con Ticino a Te - progetto coordinato dal Centro di Competenze Agroalimentari Ticino (CCAT), organizzazione senza scopo di lucro - che, su incarico del Cantone, promuove la messa in rete di produttori e prodotti del territorio.
Ogni mese raccontiamo, attraverso video e approfondimenti, i prodotti, le mani e le storie che danno forma al sapere agroalimentare ticinese, tra curiosità e voce degli esperti.
La vendemmia: il frutto del lavoro di un anno
Da qualche settimana in Ticino è iniziata la vendemmia, una fase cruciale per i viticoltori che raccolgono il frutto del lavoro di un anno. Come racconta Mattia Vossen, responsabile della Tenuta Montalbano della Cantina di Mendrisio: «L’uva deve essere in uno stato di maturazione ideale, ma trovare il momento giusto per farlo non è semplice, soprattutto con i cambiamenti climatici delle stagioni degli ultimi anni.»
La vendemmia in Ticino si svolge principalmente a mano, in un periodo che va da fine agosto a ottobre: «Inizialmente si raccolgono le uve destinate a spumanti e ai primi bianchi, fino ad arrivare al mese di ottobre con la raccolta di uve rosse destinate a produrre vini di qualità, che possono anche invecchiare in barrique», spiega Vossen.
La viticoltura offre prodotti interessanti e pur non rappresentando un’economia trainante per la regione è importante per il nostro territorio a livello storico, culturale, gastronomico e territoriale.
Mattia Vossen, Enologo
Raccolta delle uve a mano
Una viticoltura che preserva il territorio
Il Ticino è caratterizzato da una viticoltura molto frammentata, inserita anche in contesti urbani. «Questo mosaico di vigneti e di diversità di terroir, esposizioni solari e altitudini consente la crescita di uve diverse che ampliano le possibilità di fare vini. All’interno di una zona DOC abbastanza piccola, rispetto ad altre realtà, abbiamo una viticoltura molto eterogenea» racconta l’enologo.
Nel nostro territorio si pratica anche una viticoltura definita eroica «ci sono vigneti in zone molto vocate, ma molto difficili, anche molto scoscese. Coltivare la vite permette di preservare luoghi che altrimenti sarebbero lasciati incolti e non sarebbero valorizzati.»
I viticoltori in Ticino sono tantissimi e molti di questi non vinificano le loro uve, come ci spiega Mattia Vossen «è importante che ci siano delle cantine sociali che raccolgano queste uve per trasformarle in vino, in modo che anche il piccolo viticoltore possa mantenere il suo vigneto.»
Il mondo del vino locale a portata di mano
Le cantine ticinesi non sono solo luoghi di produzione, ma realtà molto dinamiche e aperte, che durante tutto l’anno organizzano attività ed esperienze per far vivere da vicino il mondo della viticoltura e del vino. Dalla vendemmia partecipativa alle degustazioni guidate, dagli eventi dedicati agli abbinamenti cibo-vino, fino ai percorsi culturali e didattici a piedi o in bicicletta, sono tutte occasioni per incontrare i produttori, scoprire i segreti della viticoltura e creare un legame autentico con il territorio ticinese.
Il potenziale del Merlot
In Ticino si coltivano oltre 1’100 ettari di vigneti, per una produzione annua di 60.000 quintali d’uva. «Crescono uve Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc, Petit Verdot e Chardonnay, ma l’80% rimane Merlot» conferma l’enologo.
Questo vitigno, introdotto all’inizio del ‘900, è diventato simbolo della viticoltura ticinese e può essere vinificato in diverse maniere, come spiega Mattia Vossen «può essere spumantizzato vendemmiandolo prima per preservare l’acidità e la freschezza. Oppure vinificato in rosato e in bianco. E poi abbiamo il Merlot tradizionale in rosso che può essere vinificato in cemento o in acciaio creando un vino morbido da tutto pasto, mentre le parcelle migliori possono essere valorizzate in grandi riserve barricate.»
Il bianco di Merlot ormai è un simbolo identificativo del Ticino soprattutto per gli altri cantoni.
Mattia Vossen, Enologo
Un futuro ricco di sfide
Negli ultimi decenni il settore si è evoluto, puntando sempre più sulla qualità. Si è ridotta la produzione per ettaro, aumentando l’attenzione alla gestione del vigneto, come spiega Vossen «dagli anni ‘80 il vino è passato da semplice alimento a prodotto ricercato».
L’enologo ci racconta che negli ultimi anni si punta molto sul vino bianco «è sempre più richiesto sul mercato e gli assemblaggi sono interessanti perché permettono di dare complessità o di rendere più equilibrato il vino.»
Tra le sfide future, il cambiamento climatico e nuovi parassiti come il coleottero giapponese, il lavoro del viticoltore sta diventando molto difficile «per questo si stanno sperimentando nuove varietà resistenti come le PIWI, e tecniche di coltivazione sostenibili» conclude Vossen.

Vendemmia 2025 con meno uva
Il Quotidiano 22.09.2025, 19:00