Guardavo ieri con occhio attento Globo News, la tv all news ufficiale brasiliana. Tanto, tantissimo Papa, una spruzzata di manifestanti a San Paolo (qui non se li fila proprio nessuno), una breve apparizione di Dilma Rousseff. La presidente della Repubblica sembra sparita dai teleschermi, dopo il faccia a faccia inaugurale con Jorge Maria Bergoglio. In questi giorni o sei accanto al Papa, in uno dei suoi numerosi momenti pubblici, o per i media non esisti.
Oggi per la politica brasiliana è un gran giorno. Tra poco, alle 16.30, tarda sera in Svizzera, è in programma l'incontro con la classe dirigente. Non che sin qui non siano mancati i toni diretti, i messaggi espliciti di Papa Francesco ai politici, ma certo un momento forte, dedicato a chi tiene le chiavi della democrazia, promette scintille. Francesco è un Papa progressista? Sì, quando parla con esempi concreti di giustizia sociale. Ridurre però il suo messaggio al solito schema destra/sinistra non coglie la natura della sua persona.
Il Pontefice cerca una giustizia più ampia, che trasformi il cuore dell'uomo nel profondo e non si accontenti dei pannicelli caldi. Il Governo brasiliano enumera i successi in campo sociale? Il Papa va nella favela, incontra i detenuti, i giovani tossicodipendenti, e tocca con mano che una cosa è il proclama dei presidenti, un'altra la realtà. Lo dicono i numeri: il progetto di pacificazione dei quartieri violenti riguarda soltanto una favela su venti qui a Rio de Janeiro. Per il resto, si è messa la polvere sotto il tappeto, aspettando che Papa, Campionati del mondo di calcio e Olimpiadi passino. Chissà poi che cosa succederà. Il Papa fa politica? Sì, quando non chiude gli occhi di fronte all'ingiustizia. Di destra e di sinistra.
Bruno Boccaletti