Ambiente

I prati secchi del Pizzo Leone

Il valore biologico da preservare

  • 9 luglio, 15:10
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I prati secchi del Pizzo Leone

RSI Info 09.07.2024, 14:37

Di: Davide Conconi e Elia Regazzi 

Sulla verticale di Brissago, a 1659 metri, si erge il Pizzo Leone. Tra la sua cima, appena sotto il culmine, e l’alpe di Naccio, crescono dei prati secchi protetti e iscritti nell’inventario dei prati e pascoli secchi d’importanza nazionale. Un tempo si trattava di un importante pascolo, ancora oggi di proprietà del patriziato di Brissago. Ma, su questi prati, seguendo una dinamica comune a molte altre realtà simili della Svizzera italiana, nel corso della seconda metà del secolo scorso, l’attività agropastorale è venuta a mancare. In assenza di bestiame custodito sui pascoli, il destino dei prati ricchi di biodiversità è segnato: i cespugli avanzano, poi irrompe la boscaglia che si sostituisce irrimediabilmente alla grande varietà di specie erbacee. Su questi prati secchi, inoltre, la felce aquilina ha approfittato delle condizioni ideali per il suo sviluppo, ricoprendo rapidamente una vasta porzione dei pascoli abbandonati. Per contrastare la perdita del valore biologico, L’ufficio cantonale della natura e del paesaggio nel 2016 ha dato avvio all’azione di recupero, affidando alle squadre di Naturnetz Ticino la lotta alla felce aquilina. In un secondo tempo, è stato necessario stabilire le modalità di recupero dell’alpe. Infatti, il ritorno dell’attività agropastorale sui prati rappresenta l’unico modo per conservare la loro elevata biodiversità. E soprattutto per proteggere la presenza della Festuca pannocchiuta: un’erbacea presente qui e in Svizzera solo in una stretta banda di territorio del Ticino e del Moesano, in grado di generare comunità prative di grande pregio biologico … ma di scarso valore nutritivo per il bestiame. Grazie alla supervisione scientifica dell’Ufficio della natura e del paesaggio e al sostegno del patriziato di Brissago è toccato a Martino Balestra, nell’ambito di un lavoro di ricerca per l’ottenimento di un bachelor in ingegneria ambientale, studiare le modalità di riconquista del valore biologico e di quello agropastorale di questi pascoli. Il lavoro di ricerca è stato realizzato alla Scuola superiore del paesaggio, di ingegneria e di architettura di Ginevra (HEPIA). Ed è proprio dalla campagna ginevrina che inizia la nostra storia. 

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