Con circa 2’000 specie finora descritte, le stelle marine sono tra gli esseri viventi che più ci fanno pensare al mare e alle vacanze sotto l’ombrellone. In generale quando si parla di loro, si pensa ad organismi dotati di cinque braccia. È così, ad esempio, che si presenta Patrick Stella nella serie SpongeBob, uno dei cartoni animati più famosi degli ultimi anni.
Patrick, stella marina a cinque braccia: un'immagine stereotipata di quest'organismo marino
Ma le stelle marine di braccia ne possono avere a decine, in alcuni casi arrivano fino a 50. Inoltre, in caso di amputazione accidentale o volontaria (sì, questi animali possono staccarsi un arto in caso di pericolo), le braccia possono essere rigenerate.
Malgrado questa sorprendente abilità, da oltre un decennio le stelle marine sono affette da una delle più devastanti epidemie marine finora documentate: la Sea Star Wasting Disease (SSWD), anche chiamata sindrome debilitante delle stelle marine, una malattia favorita dall’innalzamento delle temperature globali.
La malattia, osservata inizialmente nel 2013, ha causato una moria senza precedenti di stelle marine lungo la costa occidentale del Nord America, dall’Alaska alla California. I sintomi sono devastanti. Gli animali colpiti mostrano dapprima delle lesioni sul corpo, poi le braccia iniziano letteralmente a degradarsi, quasi come se si stessero sciogliendo, e infine l’animale muore nel giro di due settimane.
L’infezione ha preso di mira una ventina di specie diverse, tra le quali la più colpita è Pycnopodia helianthoides, chiamata anche stella marina girasole, che solo 20 anni fa formava dei veri e propri tappeti sul fondale marino tra California e Columbia Britannica. Negli ultimi anni la specie è stata decimata di circa il 90% ed è oggi considerata gravemente minacciata dall’IUCN, l’Unione internazionale per la conservazione della natura.
La diminuzione di Pycnopodia helianthoides è un problema che riguarda tutto l’ecosistema perché ne altera gli equilibri. Le stelle marine sono predatrici e la loro assenza permette alle popolazioni di ricci di mare - le loro prede preferite - di aumentare a dismisura. Questi ultimi si nutrono a loro volta di kelp, un’alga che crea delle vere e proprie foreste sottomarine, da cui dipendono numerose altre specie che in queste foreste di alghe trovano nutrimento e riparo. Con i ricci di mare fuori controllo, le foreste di kelp diminuiscono drasticamente: secondo i ricercatori, in alcune aree della California, le foreste di alghe si sono ridotte addirittura del 95%. E con esse, sono spariti pesci, crostacei e altre forme di vita marina. L’epidemia dunque non ha colpito una sola specie, ma un intero ecosistema.
Fortunatamente c’è uno spiraglio positivo: un team di ricerca canadese dell’Istituto Hakai e dell’Università della British Columbia ha identificato il responsabile, che negli anni ha ucciso miliardi di stelle marine. Si tratta di un batterio, per la precisione di un ceppo di Vibrio pectenicida.
Una scoperta, quella pubblicata sulla rivista Nature Ecology & Evolution che – secondo i ricercatori - rappresenta un risultato fondamentale e che consentirà di avviare dei progetti di recupero e di conservazione delle stelle marine e degli ecosistemi colpiti dal loro declino.
Stelle marine a rischio
RSI Info 05.08.2025, 17:40
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