All’Eurovision Song Contest cambiano le regole per il voto. L’Unione europea di radiotelevisione (UER) ha infatti annunciato venerdì in un comunicato l’attuazione di una serie di “modifiche importanti” in seguito alle polemiche sull’enorme quantità di voti accordati ai candidati israeliani negli ultimi anni. La validità del risultato dell’edizione 2025 rimane comunque indiscussa, si legge nella nota.
Nel 2025, la cantante israeliana Yuval Raphael, sopravvissuta all’attacco del 7 ottobre, si è classificata seconda al concorso, sostenuta dal voto del pubblico. Diverse emittenti europee avevano chiesto che fossero chiariti i dati relativi al televoto.
Anche nel 2024 il pubblico aveva dato un impressionante sostegno alla candidata israeliana, Eden Golan, catapultandola al quinto posto. Un sostegno che non era invece corrisposto dalla giuria degli esperti.
“Stiamo adottando misure chiare e decisive affinché l’Eurovision continui a celebrare la musica e l’unità. È infatti importante che rimanga uno spazio neutrale e che non venga strumentalizzato”, ha dichiarato nel comunicato il direttore dell’Eurovision, Martin Green.
Il nuovo sistema di voto
Le misure prevedono di dimezzare la quantità di voti (passerà da 20 a 10) che ogni membro del pubblico può esprimere; in questo modo il pubblico sarebbe più motivato a distribuire i propri voti a Paesi diversi. L’obiettivo è quello di rafforzare la fiducia e la trasparenza del sistema di voto.
Tutti i residenti dei Paesi partecipanti possono votare per telefono, SMS o online. In ogni Paese vota anche una giuria di professionisti, composta da esperti di musica e che ora includeranno anche membri più giovani, tra i 18 ed i 25 anni.
Le giurie di professionisti, che nelle scorse edizioni votavano solo nella finale, torneranno nelle semifinali. Inoltre, i giurati dovranno firmare una dichiarazione formale in cui confermano che voteranno “in modo indipendente e imparziale”.
I voti del pubblico e delle giurie avranno lo stesso peso e nessuno dei due potrà votare per il proprio Paese.
Vento di boicottaggio
Diversi Paesi, tra cui Spagna, Irlanda e Paesi Bassi, hanno annunciato che non invieranno rappresentanti al concorso musicale, che nel 2026 si terrà a Vienna, in Austria, se Israele sarà autorizzato a partecipare.
Alla base del boicottaggio olandese ci sarebbero le gravi violazioni della libertà di stampa commesse da Israele e l’accusa di aver interferito con il sistema di voto durante l’ultima edizione - quella Svizzera, che si è tenuta a Basilea nel maggio 2025 - strumentalizzando politicamente l’evento.
Anche altri Paesi, come il Belgio e la Svezia, stanno valutando un boicottaggio. L’elenco dei Paesi partecipanti all’edizione 2026 sarà reso noto prima di Natale. Durante l’assemblea generale dell’UER, il 4 e 5 dicembre, si deciderà se votare sulla partecipazione di Israele.
Controversie nuove, storie vecchie
L’Eurovision è stato più volte teatro di contrasti geopolitici. Per esempio, a seguito dell’invasione dell’Ucraina nel febbraio 2022, la Russia è stata esclusa dal concorso musicale. La Bielorussia era stata esclusa un anno prima dopo la contestata rielezione del presidente Alexander Lukashenko.
Sebbene il concorso si voglia apolitico, sorgono regolarmente polemiche che tanto apolitiche non sono, in particolare sui testi delle canzoni.
Ora l’UER vorrebbe intensificare i propri sforzi per impedire qualsiasi uso improprio del concorso, sia per quanto riguarda il sistema di voto che per i contenuti dei testi o nella messa in scena delle canzoni.









