Letteratura

Dorothee Elmiger, la letteratura è sperimentazione

Un ritratto della scrittrice e traduttrice, fresca vincitrice del Premio del libro svizzero 2025 con “Le olandesi”: un romanzo frutto di un blocco creativo, che si legge come un flusso

  • 50 minuti fa
Dorothee Elmiger, 2025

Dorothee Elmiger, 2025

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Di: Alphaville / Natascha Fioretti / MrS 

Nata nel 1985, cresciuta in un villaggio dell’Appenzello, studi in filosofia e scienze politiche all’Università di Zurigo, poi letteratura all’Istituto Letterario Svizzero di Bienne. Tappe di vita a Lipsia, Berlino, Zurigo e a New York. Ora traduttrice e soprattutto scrittrice, visto che con Die Holländerinnen (Le olandesi) ha vinto anche il Deutscher Buchpreis, prima di questo Premio del libro svizzero 2025.

Ma non è da oggi, che Dorothee Elmiger ha catturato l’attenzione del panorama letterario di lingua tedesca e non solo. Si era infatti aggiudicata nel 2015 il Premio svizzero di letteratura con Schlafgänger (“Sonnambulo”), uscito per l’editore DuMont. E poi di nuovo si è tornati a parlare di lei come una delle penne più promettenti di casa nostra con Aus der Zuckerfabrik (“Dalla fabbrica di zucchero”) uscito per Hanser nel 2020: un romanzo tradotto in inglese, poi trasposto per il teatro, che ha ricevuto molti riconoscimenti.

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Dorothee Elmiger

Alphaville 23.10.2025, 11:45

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  • Natascha Fioretti

Dorothee Elmiger è una grande sperimentatrice, tanto dei generi letterari quanto della lingua, e proprio la voglia di sperimentare le fa spesso mettere in discussione anche il suo stesso lavoro. In Aus der Zuckerfabrik sembrava aver trovato la forma ideale, con un testo che si avvicinava molto al saggio, ma poi nella stesura di Le olandesi ha detto di aver sperimentato un vero blocco della scrittrice, tanto da arrivare a pensare di gettare via non solo le versioni precedenti, ma proprio l’idea di scrivere. La soluzione pare l’abbia trovata nell’ipnosi, ascoltando una lezione del guru americano Dick Sutphen intitolata proprio Write your novel.

Sia come sia, Die Holländerinnen oggi esiste, ed è un romanzo affascinante: per l’ambientazione nella foresta pluviale, per il modo in cui descrive le relazioni umane e i lati mostruosi della natura (può ricordare Cuore di tenebra di Joseph Conrad, in questo).  
Le olandesi è breve, circa 140 pagine che si leggono come un flusso: la scrittura scorre, ma scorre anche la storia con i suoi personaggi, che saltano nell’acqua nei momenti più inaspettati, ma inserendosi sempre in un tutto armonico. Anche dal punto di vista linguistico, perché quella della Elminger è una lingua molto precisa, moderna, diretta, calda, con molte contaminazioni dal parlato e anche dalle altre lingue, come l’inglese e lo spagnolo.

Tutto al servizio di una trama che viene riassunta già in apertura di romanzo, in sette, otto righe. La voce narrante è quella di una scrittrice di cui non viene svelato il nome, che viene contattata da un uomo di teatro, un regista che la invita a seguire le prove di una compagnia teatrale che si reca nella giungla panamense, estremamente inospitale e pericolosa. Il regista vuole raccontare un giallo, la scomparsa misteriosa di due donne olandesi avvenuta proprio in quel luogo…

Legato a Alphaville, 17.11.25

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