Salute

Cure alternative contro il cancro, più di una scommessa?

La medicina tradizionale progredisce continuamente, ma diversi pazienti scelgono terapie alternative - Le motivazioni e i rischi

  • 6 minuti fa
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  • SRF
Di: Sabine Pirolt (SRF)/sf 

I numeri dell’Ufficio federale di statistica sono impietosi: in Svizzera vengono diagnosticati ogni anno quasi 50’000 nuovi casi di cancro. Il cancro è una delle malattie più temute e rappresenta la seconda causa di morte nel Paese. Inoltre, le cure sono molto complesse e comportano spesso effetti collaterali dolorosi.

Ma c’è anche motivo di sperare: la ricerca scientifica sta compiendo grandi progressi e le probabilità di sopravvivenza sono nettamente migliorate: oggi il 70% dei pazienti è ancora vivo cinque anni dopo la diagnosi, mentre alla fine degli anni Cinquanta erano solo il 35%.

Terapie alternative contro il cancro (Puls, SRF, 01.12.2025)

Il rifiuto della medicina tradizionale

Nonostante i progressi della ricerca, alcuni malati di cancro scelgono un altro tipo di trattamento: abbandonano la medicina convenzionale e puntano su terapie alternative come, ad esempio, crudismo, meditazione o visualizzazione.

Cosa spinge i pazienti a prendere questa decisione e quali risultati hanno ottenuto?

La storia di Aija

Aija è insegnante di yoga da 30 anni e madre di tre figli. Nel 2010 scopre di avere un cancro al seno. Dopo un’attenta riflessione, annulla gli appuntamenti per una biopsia all’altra mammella e per l’operazione programmata nei giorni successivi. Da quel momento, punta su un’alimentazione crudista e per 18 mesi elimina completamente lo zucchero. Inoltre, pratica visualizzazione e meditazione. Oggi è ancora viva e si considera guarita, senza aver effettuato ulteriori controlli.

L’oncologo Marc Schlaeppi si è impegnato per anni, all’Ospedale cantonale di San Gallo, per la creazione di un Centro di medicina alternativa. L’obiettivo: favorire la collaborazione tra medicina complementare e convenzionale a beneficio del paziente. A suo agio in entrambe le discipline, unisce conoscenze scientifiche e apertura verso terapie complementari.

Per Marc Schlaeppi, il rifiuto totale della medicina tradizionale è un rischio incalcolabile: “Ho avuto una paziente che per molto tempo si è affidata esclusivamente a terapie alternative. Sembrava stare bene, finché un giorno è stata ricoverata con metastasi alla colonna vertebrale. La malattia era avanzata silenziosamente, senza che lei se ne accorgesse”.

Poche ricerche sulle terapie alternative

Esistono pochi studi su persone che hanno scelto metodi alternativi per combattere il cancro. L’interesse degli scienziati per terapie non supportate da basi scientifiche è in generale piuttosto basso.

La storia di Barbara

Per Barbara, madre di due figli, l’abbandono della medicina tradizionale è stato fatale a causa di un cancro al seno di un tipo particolarmente aggressivo.

Dopo un intervento chirurgico, ha rinunciato a chemioterapia e radioterapia, affidandosi per due anni a terapie alternative. Alla fine, una dottoressa l’ha incoraggiata a consultare un oncologo specializzato a Ginevra. Con maggiore sensibilità nella comunicazione, è riuscito a convincerla dell’importanza della medicina convenzionale. Ha rispettato le sue convinzioni sulle cure alternative, proponendole di integrarle con i trattamenti tradizionali, ma ormai era troppo tardi. Barbara è morta all’inizio del 2024.

Per Skyler B. Johnson, radiologo e professore associato al dipartimento di radioterapia dell’Università dello Utah, sono motivi personali che lo legano al tema. Al secondo anno di medicina, sua moglie si ammalò di linfoma di Hodgkin. “Ho fatto quello che fanno in molti: cercare informazioni su internet” ricorda. Si trovò di fronte a una valanga di false promesse e informazioni fuorvianti.

“Fortunatamente, mia moglie ha ricevuto un’ottima cura convenzionale e si è ripresa. Ma mi sono chiesto: se io, da futuro medico, non so come interpretare questi presunti “miracoli”, come fanno gli altri?” Questa esperienza lo ha spinto a dedicarsi alla ricerca.

La storia di Nicoletta

Nicoletta si è sempre affidata alla medicina tradizionale. Quando il suo cancro al fegato è tornato e il medico, in una situazione ormai palliativa, non le ha dato più speranze, la docente ha accettato di sottoporsi a iniezioni di vischio per affrontare gli ultimi sei mesi nel modo più possibile privo di dolore e con pochi effetti collaterali. Con sua sorpresa, e quella dei medici, le cellule tumorali si sono ridotte fino a scomparire del tutto.

Questa guarigione non stupisce l’oncologo Marc Schlaeppi: “Le remissioni spontanee esistono, ma sono molto rare. Purtroppo non si possono riprodurre volontariamente, ed è questo il problema. A volte i pazienti fanno qualcosa, oppure al contrario non fanno nulla di particolare, e comunque si verifica una remissione, senza che si possa spiegare la causa”.

L’oncologo sottolinea che migliaia di pazienti ricevono iniezioni di vischio senza che si verifichi alcuna remissione.

I rischi delle terapie alternative in cifre

Skyler B. Johnson e il suo team hanno analizzato i casi di 815 pazienti statunitensi affetti da cancro alla prostata, al seno, ai polmoni o al colon, tutti diagnosticati in fase precoce. Di questi, 258 hanno scelto esclusivamente terapie alternative.

Il risultato: il loro rischio di morte era in media 2,5 volte più alto, con differenze significative tra i vari tipi di cancro. Nel caso del cancro al seno, il rischio arrivava addirittura a essere fino a 5,6 volte maggiore.

Gli autori dello studio avvertono che questi pazienti, spesso giovani e benestanti, mettono a rischio la propria vita sostituendo la medicina convenzionale con metodi non verificati.

La storia di Jean-François

Jean-François ha combinato i due approcci. A 52 anni gli viene diagnosticato un tumore neuroendocrino all’intestino con metastasi al fegato, incurabile. Il vodese non ha lasciato nulla di intentato, affiancando alla medicina convenzionale iniezioni di vischio, agopuntura, meditazione, naturopatia, radioestesia, terapia di risonanza cellulare, cura del fegato, cromopuntura, Ayurveda, biorisonanza.

Il risultato gli dà ragione: ventuno anni dopo la diagnosi, Jean-François è ancora vivo e si sta dedicando a una nuova terapia alternativa. “Ogni volta che seguo una nuova pista, questo mi dà coraggio, mi stimola, e così continuo il mio percorso”.

La possibilità di fare qualcosa contro la propria malattia e di non perdere la speranza ha sicuramente un effetto positivo sulla psiche e, nel migliore dei casi, anche sul corpo.

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“Prevenzione al maschile: la salute dell’uomo inizia da adolescenti”

La consulenza 19.11.2025, 13:00

  • iStock
  • Carlotta Moccetti
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