Approfondimento

Finti siti di informazione locale al servizio di interessi filo-russi

Più di 140 falsi media sono stati identificati in Francia a partire da marzo 2025 e recentemente chiusi. Diffondevano notizie false e contenuti complottisti

  • Oggi, 05:42
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L’obiettivo, secondo gli esperti, era di minare la fiducia nelle istituzioni francesi in vista delle elezioni municipali del 2026

  • Keystone
Di: Hélène Krähenbühl (RTS)/sf 

A prima vista, sembravano siti giornalistici locali: grafica curata, sezioni dedicate a cultura, sport, cronaca e notizie regionali. Alcuni pubblicavano persino articoli su temi di attualità, come la diffusione delle auto elettriche in Alvernia o il successo di un artigiano dell’Ardèche negli Stati Uniti.

Ma dietro l’apparenza si nascondeva altro... Rapidamente, il tono cambia e i contenuti virano verso la propaganda filo-russa. Tra i titoli apparsi: “Zelensky e il suo Governo accusati di incompetenza e aggressione militare”, “L’Occidente verso una sconfitta inevitabile di fronte alla strategia russo-asiatica”, o ancora “La rivoluzione mondiale è vicina: Putin e Trump guidano il cambiamento”.

Secondo le autorità francesi, questi siti, oltre 140 individuati dal marzo 2025, sono stati creati per diffondere disinformazione e influenzare l’opinione pubblica. La maggior parte è stata rimossa nelle ultime settimane.

Una strategia per dividere l’opinione pubblica

Secondo un rapporto del gruppo di ricerca statunitense Insikt, specializzato in minacce informatiche, il network francofono di falsi siti locali fa parte di una più ampia campagna di disinformazione attiva in diversi Paesi europei che sostengono l’Ucraina.

I contenuti, generati in parte con l’intelligenza artificiale, presentano forti connotazioni filo-russe e anti-ucraine. Il rapporto, pubblicato in settembre, evidenzia l’uso ricorrente di espressioni come “Governo ucraino corrotto”, “regime nazista” o “potere incompetente”, accompagnate dall’idea che l’Unione Europea e la Francia non siano realmente interessate a promuovere la pace.

Ma la propaganda non si limita al conflitto russo-ucraino. Questi falsi media mettevano in evidenza presunte falle dello Stato, pubblicando interviste inventate con finti whistleblower e manipolando fatti di cronaca, talvolta reali, ma amplificati o distorti grazie all’uso dell’IA. Si potevano leggere notizie come: “Villefranche-sur-Saône: tre minorenni di origine algerina e marocchina autori di un furto impensabile” oppure “La France Insoumise: un partito diventato il centro nevralgico del radicalismo islamico”.

L’obiettivo, secondo gli esperti, è chiaro: minare la fiducia nelle istituzioni francesi e polarizzare l’opinione pubblica su temi sensibili, in particolare in vista delle elezioni municipali del 2026.

Un modo per “preparare il terreno”

Secondo Jean-Philippe Goldstein, ricercatore e analista in cybersicurezza intervistato da La Provence, l’avvicinarsi delle elezioni municipali del 2026 rappresenta un’opportunità per chi vuole influenzare l’opinione pubblica. “Con l’avvicinarsi del voto, i siti locali attirano più lettori. Creandoli in anticipo, si prepara il terreno per costruire un pubblico più ampia”, spiega.

La strategia si basa su un principio di preposizionamento: invece di lanciare centinaia di siti in francese con un’attività intensa, che attirerebbero l’attenzione, si preferisce mantenerli attivi in modo discreto per un lungo periodo. In questo modo, acquisiscono una parvenza di legittimità, rendendo più difficile individuarli e rimuoverli.

Ma perché puntare sulla stampa locale? L’obiettivo, spiega David Colon su Franceinfo, è sfruttare la prossimità che il pubblico associa ai media regionali per guadagnarne la fiducia.

“Il principio è semplice: si creano siti credibili. Poi, una volta costruita una certa reputazione, si comincia a diffondere contenuti chiaramente falsi. È in quel momento che si può parlare di vera e propria disinformazione”, conclude Colon.

Un ex sceriffo americano dietro la rete

Dietro la diffusione di questi contenuti, gli investigatori indicano John Mark Dougan, cittadino statunitense rifugiatosi in Russia nel 2016. Durante una conferenza sulla disinformazione strategica tenutasi a Mosca, Dougan si è vantato su YouTube dell’uso dell’intelligenza artificiale per amplificare determinati argomenti, sostenendo che i suoi contenuti siano stati visualizzati da quasi 40 milioni di persone in Occidente.

L’ex sceriffo era già stato citato in un’inchiesta congiunta di NewsGuard e della cellula investigativa di Radio France nel gennaio 2025. In passato, avrebbe coordinato operazioni simili in Germania in vista delle elezioni legislative di febbraio, coinvolgendo oltre un centinaio di siti generati con l’ausilio dell’intelligenza artificiale.

Anche la Cina sotto accusa

La Russia non è l’unico attore coinvolto nella manipolazione del panorama mediatico francese. Un’indagine pubblicata a inizio ottobre dall’Istituto di ricerca strategica dell’École militaire e dall’agenzia Tadaweb ha rivelato l’esistenza di un seconda rete di falsi siti, questa volta gestiti da società cinesi di comunicazione.

Secondo lo studio, queste piattaforme diffondono contenuti favorevoli a Pechino, spesso tradotti in modo approssimativo, mescolati a vere notizie locali. Siti come Provencedaily.com o Friendlyparis.com, oggi non più accessibili, ne sono un esempio. Presentati come media indipendenti, in realtà sarebbero direttamente collegati al Partito comunista cinese.

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Giornalismo e AI, prove di convivenza

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