Testimonianza

La lotta di un ex trafficante contro lo spaccio

Tess ha fatto “carriera” nel narcotraffico prima di finire in prigione - Tornato libero, racconta la sua storia per evitare che altri giovani vivano il suo stesso inferno

  • 16 settembre, 06:02
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Lo spaccio di crack gli ha fatto guadagnare molti soldi, ma gli è costato 12 anni di carcere

  • Keystone
Di: Ariane Hasler, Vincent Cherpillod (RTS)/sf 

Belgio, Francia, Spagna, Paesi Bassi... La constatazione è la stessa: i sequestri di droga aumentano perché aumenta il traffico, a sua volta stimolato da un consumo in crescita. I sequestri di cocaina sono così cresciuti di quasi il 600% in dieci anni, secondo le cifre dell’Agenzia dell’Unione europea sulle droghe.

Parallelamente, la violenza si intensifica, come a Grenoble, non molto lontano dal confine svizzero, dove diverse sparatorie mortali legate al narcotraffico hanno avuto luogo alcuni mesi fa.

Salito molto in alto, caduto molto in basso

Tess (Tidiane Karaguera), 38 anni, ex spacciatore di crack e cocaina a Parigi ha raccontato la sua storia ai microfoni di RTS. È salito molto in alto nella gerarchia del narcotraffico, poi è caduto molto in basso. Ha scontato sette anni di carcere in Turchia. Uscito da quell’inferno, ora vuole raccontare la sua storia per fare prevenzione tra i giovani. Questa primavera ha pubblicato Goutte d’Or connexion, un libro che ripercorre il suo percorso nel mondo del narcotraffico.

Alto, con uno sguardo diretto, nulla nel suo abbigliamento o atteggiamento distingue Tess da un uomo qualunque. Ma la sua storia di vita è piuttosto folle. Inizia negli anni 2000 a La Goutte d’Or, un quartiere parigino incastrato tra la collina di Montmartre e i binari della Gare du Nord, infestato dal traffico di droga. Cresce lì con i suoi genitori, arrivati dal Mali. All’epoca è un bravo studente. Geek, appassionato di manga. Non consuma né spaccia, anche se ha già un certo senso degli affari: si guadagna qualche soldo consegnando pizze e copiando CD e videogiochi che poi rivende.

La testimonianza di Tess (Tout un monde, RTS, 28.08.2025)

Un anno per una pallina

Tutto cambia il giorno in cui viene controllato nel quartiere insieme a due amici già noti alla polizia. Gli agenti trovano una pallina di crack gettata a terra. Uno di loro suggerisce a Tess di assumersi la responsabilità: essendo l’unico con la fedina penale pulita, potrebbe salvare gli amici già schedati senza rischiare troppo. Il giovane accetta, ma gli va male: il poliziotto in questione ha una pessima reputazione. È noto, tra l’altro, per fare “numeri” in termini di arresti e sarà poi condannato per i suoi metodi poco ortodossi.

Tess riceve una condanna molto pesante: un anno di carcere senza condizionale a Fleury-Mérogis, la più grande prigione d’Europa. Ha 21 anni. Questo primo arresto segna l’inizio di un percorso: “Ho 0,8 grammi e mi danno un anno di carcere! Mi dico, forse non ho diritto a una possibilità perché sono nero. Se faccio anche solo un piccolo errore, mi puniscono subito. Forse non serve a nulla cercare di uscire dagli stereotipi, di provarci davvero”, racconta.

Uscito di prigione, Tess vuole rimoborsare sua madre per le spese legali. Come fare soldi facilmente? In carcere ha frequentato spacciatori. Ora conosce tutto sul traffico di crack e comincia a venderlo. Due mesi dopo la scarcerazione, viene nuovamente fermato e torna a Fleury-Mérogis, questa volta per due anni.

“La prigione è una sorta di università del male. Si entra in contatto con persone che fuori non si sarebbero mai incontrate [...]. Passi due ore al giorno con loro durante l’ora d’aria. Potrebbero persino essere il tuo compagno di cella! [...] Quando esci, hai molte più armi per commettere reati, una rete molto più ampia...”, spiega Tess. Una serie di scelte sbagliate, di cui si assume pienamente la responsabilità, lo porterà progressivamente a traffici di droga su larga scala.

Il burnout dello spacciatore

Nel suo nuovo giro, c’è un elemento chiave: un grosso spacciatore brasiliano di cocaina che cerca qualcuno per piazzare la sua merce a Parigi. Il piano funziona molto bene: a 24 anni, Tess gestisce grandi quantità di droga e di denaro. Diventa anche organizzatore di eventi e venditore di limousine. Tutto sembra andare bene, fino a quando vive quello che lui definisce un “burnout da spacciatore”.

“Non ero più davvero a casa mia, non avevo più una famiglia [...] Ero prigioniero dei miei clienti, aspettavo che mi chiamassero... Vivevo secondo il loro ritmo, senza riuscire a staccarmi. Ne volevo sempre di più, senza sapere perché [...] Avevo perso i miei punti di riferimento. Era anche una sorta di perdita di valori. Non sono stato cresciuto, educato in questo modo”, ricorda.

La violenza intorno a lui diventa sempre più opprimente. “Un amico ha ricevuto diverse coltellate alla schiena, altri sono stati uccisi con armi da fuoco. La violenza era ovunque, dovevo proteggermi anch’io con un’arma... Tutto questo faceva sì che fossi davvero un po’ perso. I soldi? Ne avevo tantissimi, ma in fondo non mi servivano a nulla”, racconta il giovane. Il punto di svolta arriva con la morte del fratello maggiore, che da tempo non gli parlava più. Tess decide di lasciare tutto.

Ma il trafficante brasiliano con cui lavora non è d’accordo. In “cambio” della sua libertà, Tess deve trasportare 23 chili di cocaina dal Brasile alla Francia passando per la Turchia. A Istanbul, però, la sua valigia viene controllata. Tess viene arrestato e condannato a 15 anni di carcere, in condizioni che descrive come terribili: quaranta detenuti in una cella, un solo WC per tutti, cibo spartano, violenza estrema… Dopo 7 anni, viene estradato in Francia, dove sconta il resto della pena, ridotta a 10 anni, nel carcere di Villepinte. Esce nel 2017, ormai trentenne, con 12 anni di prigione alle spalle.

Privare i trafficanti dei “manovali”

Da allora, Tess ha visto la luce in fondo al tunnel. Ha lavorato con un amico nel mondo della musica, poi ha pubblicato il suo libro, di cui è in corso l’adattamento cinematografico. Il suo obiettivo non è romanticizzare la figura dello spacciatore: Tess dice di voler raccontare la sua storia per sensibilizzare i giovani, far capire loro che spacciare è una strada senza uscita, che quei soldi non sono mai davvero facili. Mentre la Francia inasprisce la repressione contro i narcotrafficanti, ormai isolati in carceri speciali, Tess ritiene che l’unico modo efficace per contrastare il traffico sia privarlo della manovalanza, attraverso la prevenzione fin dalla giovane età.

“Per me, cresciuto in un quartiere popolare, era normale essere uno spacciatore e finire in prigione. Ma bisogna far capire ai giovani che non è normale”, sostiene Tess. Il denaro della droga, “è solo un credito che verrà ripagato con il carcere [...] Avremo un tatuaggio nel nostro casellario giudiziario che ci condizionerà per tutta la vita. Bisogna far capire ai giovani che ci sono delle conseguenze [...] È molto più utile che isolare qualche trafficante”, afferma.

Dall’inizio dell’anno scolastico, Tess ha iniziato a raccontare la sua storia anche agli studenti delle medie.

“È difficile tirarli fuori”

Una volta entrati nei circuiti del traffico di droga, è molto difficile uscirne, sottolinea Karine Courtaud Lamaire, direttrice del centro Calendal di Marsiglia, una struttura di reinserimento per giovani strappati alle reti criminali.

Va detto che l’entità del traffico è cambiata: “Quando ero educatrice, tempo fa, si trattava per lo più di hashish, erba. Ora siamo passati al crack, alla cocaina, all’eroina. È un livello superiore”, sottolinea.

“Quando arrivano tardi e sono ormai radicati nella rete, per noi è difficile tirarli fuori. Sono ragazzi completamente fuori dal sistema scolastico, che non sanno leggere né scrivere... Li reclutano già alle medie, sono immersi in quel mondo”, racconta.

“E non devono sbagliare! Se una sentinella lascia passare una macchina della polizia, si ritrova con un debito”, spiega la direttrice del centro. Racconta il caso di un ragazzo di 13 anni rinchiuso per cinque giorni nel bagagliaio di un’auto come punizione. “Lo abbiamo cercato ovunque... Alla fine la polizia lo ha ritrovato, ma era in uno stato... Per molto tempo non è uscito dal centro. A volte sono costretta a mettere una guardia all’ingresso quando vedo che la situazione è tesa”.

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